Step by Step

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"Dio quanto lo odio" sbottai, riaprendo gli occhi di scatto.

Mi alzai in piedi in meno di un secondo iniziando a mordermi le unghie, poi mi diedi un piccolo schiaffo ricordandomi che quello era un brutto vizio che non dovevo riprendere. Soprattutto non per lui e il suo sadismo.

Stronzo, stronzo, stronzo...

Mi alzai e andai ad aprire le ante dell'armadio. Scrutai a fondo prima di trovare un vestito blu scuro mono spalla e indossarlo. Era semplice, stretto fino al seno e morbido al di sotto a stile impero, poi andai in bagno a farmi una treccia laterale e quando finii decisi di sdraiarmi di nuovo.

Feci un piccolo sorriso.

Lo avrei accontentato, ma secondo i miei tempi.

Se fossi arrivata un po' più tardi non ci sarebbero stati problemi, no?

Un rumore alla porta mi fece corrucciare la fronte e girare di scatto, fosse stato Vegah sarebbe entrato senza bussare ciò tranquillizzò il mio animo irrequieto, ma non del tutto.

"Ehm...ehy Lottie, sono io. Scusami se prima sono stato un coglione ma...ecco...merda" sentii imprecare Kyle da dietro la porta.

Risi, felice delle sue scuse impacciate e mi alzai per andargli ad aprire.

Spalancai la porta e mi appoggiai su di essa incrociando le braccia al petto, osservando il suo volto contrito "Sei perdonato" poi gli indicai con un dito la mia stanza "coraggio entra. Fammi un po' di compagnia."

I suoi occhi limpidi si spalancarono leggermente, sorrise lievemente"Dovremmo andare a cenare proprio in questo esatto istante, a meno che tu non voglia vederlo incazzato. E tu non vuoi vederlo incazzato vero?" vedendo la mia espressione decisa e compiaciuta perse il sorriso "O invece vuoi..." deglutì sonoramente "Mi metterai nei casini."

Sorrisi in maniera subdola "Vuoi farti perdonare oppure no?" gli indicai con un cenno di entrare.

Sul suo volto fece capolino un'espressione sconfitta "Sei malefica" disse entrando per niente soddisfatto della mia decisione.

"Oh, ne sono consapevole" sbattei le ciglia più volta con aria innocente.

"Sei tremenda. Che piano hai in mente?" Incrociò le braccia al petto.

Mi appoggiai alla porta ormai chiusa unendo le mani dietro la schiena "Oh nessuno, mi prendo solo il mio tempo, appena mi riterrò convinta di averlo fatto aspettare abbastanza andrò a cenare."

Alzò le sopracciglia "Stai facendo i capricci?"

Sbuffai "Gli sto solo insegnando ad essere meno prepotente."

"Detto da te..." commentò lui.

Mi poggiai le mani sui fianchi "Cosa vorresti insinuare?"

Alzò le mani in alto per poi passarsene una tra i capelli distogliendo lo sguardo dal mio "Assolutamente niente."

"Bene" la mia voce risultò più intimidatorio del dovuto.

"Sai siete più simili di quanto pensi" il suo sguardo serio inchiodò il mio prendendomi alla sprovvista, aspettai qualche secondo prima di rispondergli.

Non lo ammetterò mai.

"Ripetilo un'altra volta e finisci fuori dalla porta" lo minacciai.

"Certo che sei proprio irascibile."

"Guarda la mia situazione attuale non mi aiuta a mostrare i miei lati migliori" dissi ormai all'estremo.

Lui si morse il labbro e dal suo sguardo riuscii a leggere preoccupazione, non sapevo ancora se potevo fidarmi.

The red thread. The Alpha's PrisonerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora