Proverò

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Vegah's P.O.V

Di nuovo. Era successo un'altra volta.

La mia dolce Natalie era stata un'altra volta presa in ostaggio da quegli schifosi vampiri e io non ero riuscito a fare niente. Le avevo promesso e mi ero ripromesso che niente le sarebbe successo di nuovo, che non l'avrei vista più nuda e tramante tra le mie mani come un bambino in fasce. Spezzata, rotta.

E invece mi ritrovavo lì nel punto in cui l'avevano presa con un pugno di rami secchi tra le mani, senza essere riuscito a fare niente.

Niente.

L'impotenza era un'emozione che uccideva, tanto quanto il tradimento. E le avevo provate entrambe a caro prezzo sulla mia pelle, sulla mia mente.

Sei impotente quando non hai la possibilità di fare un scelta, quando un destino più grande sembra abbattersi su di te senza lasciarti scampo. Tutto il potere che avevo cerato di accumulare per proteggerla, non mi sembrava abbastanza. Non era bastato.

Non poteva succedere a me anziché a lei? Avrei potuto sopportare tutto io, così che lei sarebbe potuta rimanere candida e con la mente priva di quei ricordi che ormai la tormentavano.

Ricordo ancora come la notte, dopo quello che era successo, non riusciva a lasciare il mio fianco. Le ore notturne passavano e lei si stringeva a me tra lamenti e urla a stento trattenute e il mio cuore si stringeva fino a volermi uccidere.

Non ero riuscito a proteggere mia sorella, la mia gemella che invece in ogni occasione della mia vita buia era lì per me. Sempre come un angelo.

Perché Natalie era un angelo, troppo buono e ingenuo ma ormai era troppo ferita. Troppo piena di rabbia.

Così come io ero cambiato, anche lei aveva subito la sua trasformazione.

Il tempo non perdona, gli uomini non erano fatti per essere benevoli. Chi era buono veniva schiacciato.

O muori o cambi.

Cambi te stesso, il modo in cui prendi le decisioni, la tua visione della vita e di quello che ti circonda. Tutto assume sfumature inquietanti, tenebrose, ma dentro di te sai che va bene così. E' meglio vedere il mondo per quello che è, un inverno rigido e senza fine invece di una primavera pronta a sfiorire al minimo cambiamento.

Strinsi le mani in due pugni serrati e l'odio, insieme alla rabbia iniziarono a montare dentro di me come care e vecchie amiche.

Il senso di colpa, mai troppo distante, sembrava cibarsene abbastanza bene da sempre.

Dovevo trattenere una parte di me dall'urlare e piangere , la parte di me che ancora sopravviveva indifesa e che non era mai scomparsa da quando Natalie era stata torturata, da quando mio padre mi aveva tradito e abbandonato. La parte più inutile di me. Insignificante.

"E' stata presa dai vampiri e dalle fate" digrignai i denti "Le fate li hanno aiutati. Ora voglio la testa dei nostri traditori su un piatto d'argento, solo dopo avergli fatto un'accurata visita. Ho bisogno di informazioni."

Ho bisogno di qualcosa che riesca a farmi tirare avanti. La rabbia alimentava ogni particella del mio corpo, ma senza usare il cervello diventava del tutto inutile e controproducente e avrebbe causato errori da dilettante.

"E' stato Azaziel..." sussurrò Samael, spiritato al mio fianco "È stato quel bastardo a portare via la mia Natalie."

Il mio sguardo si posò glaciale su di lui "Sarà tua solo quando mi dimostrerai di saperla proteggere, cosa che ti avevo espressamente chiesto ma che hai lasciato perdere sembra. Solo per giocare al bambino tormentato" gli ringhiai contro.

The red thread. The Alpha's PrisonerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora