Avviso: mi scuso per eventuali termini sbagliati, articoli o grammatica strana. Ho scritto questa storia quando avevo a malapena 13 anni (ora ne ho quasi 21), negli anni ho provato ad aggiustarla un po' ma non ho mai fatto un vero e proprio controllo completo e minuzioso. Presto penso lo farò, appena avrò giusto un po' più di tempo.
1°Capitolo
Qualcuno bussò alla porta lievemente, facendomi prendere più o meno coscienza della situazione. Sotto di me, un grande letto e un cuscino morbidissimo.
-Signorina Evans, è pronta la colazione – disse una voce dolce dietro ad essa.
Aprii gli occhi a fatica, richiudendoli quasi immediatamente dopo essersi scontrati con la luce che filtrava dalle finestre color madre perla.
Mi stiracchiai e, decidendo finalmente di dare un senso a quella giornata, mi sedetti.
Solo in quel momento ricordai che era solamente l'inizio del mio primo giorno di scuola.
Erano anni che non facevo altro che pensarci. Ero rimasta chiusa in quel castello per anni, da sola, o almeno quasi. Rare erano le volte in cui venivano a trovarci il re Christian e la regina Maryrose della capitale vicina insieme ai loro due figli: Cameron, il figlio maggiore, e Jennifer, la figlia minore della mia stessa età. Erano ormai già due anni che di loro non vedevo l'ombra, un po' per la loro vita movimentata, un po' per le questioni burrascose che erano venute a crearsi nei dintorni del loro regno.
Il castello era diventato triste e silenzioso, anche se le numerose cameriere mi salutavano dolcemente ogni volta che mi vedevano, anche se ormai uscivo raramente dalla porta. Ero rinchiusa costantemente in camera a leggere libri su libri e mi venivano a chiamare solo per i pasti e le cose essenzialmente importanti. La mia vita era un continuo ripetersi della stessa routine, mi stavo stancando.
-Entra pure –dissi con la voce ancora impastata dal sonno. Non era bello. Mi aspettavo un risveglio da favola, magari con gli uccellini che cinguettavano e la leggera luce che filtrava dalla finestra, posandosi delicatamente sul mio viso. Sì, gli uccellini c'erano ma la luce pervadeva completamente la stanza e di sicuro non era "rilassante" o "da favola". Un pugno nell'occhio sarebbe stato più delicato.
La donna entrò con un carrellino da portata e un vassoio appoggiato ad esso.
-Le ho portato la colazione – disse, avvicinandosi al mio letto e porgendomi il piatto che io presi e misi sopra le mie gambe distese lungo il materasso.
-Grazie Luna – notai che mi aveva preparato il solito: panino con la crema di nocciole e succo di frutta. Adoravo quel cibo fin da quando ero bambina, era un classico ma sempre il più buono.
-Oggi comincia la scuola – commentò la donna.
Era sulla trentina, capelli biondi chiaro e occhi marroni, come la crema che stavo assaporando, il tutto incorniciato da quel sorriso perennemente presente sul suo volto. Era una delle persone che mi conosceva meglio del castello ed era veramente dolce e disponibile con tutti.
Luna. Quel nome mi era rimasto impresso sin dalla prima volta che l'avevo conosciuta. Era arrivata in famiglia alla giovane età di 15 anni e io, in quel momento, ero appena nata. Precisamente il 26 luglio.
Annuii semplicemente mentre addentavo la fetta di pane.
-Le ho preparato l'abito –aggiunse, guardando verso l'armadio. La guardai storto, bevendo quella che si scoprì essere aranciata. Lei sapeva benissimo che a me piaceva vestirmi a pezzi. Odiavo gli abiti perché erano ingombranti nel combattimento e negli allenamenti, ne avevo moltissimi da cerimonia o da ballo, ma li indossavo solo in certe occasioni.
-Quella scuola è molto virtuosa, dovrà essere elegante -
Quindi in poche parole sarei dovuta andare tutti i giorni con un abito. A scuola. Ero perfettamente consapevole del fatto che fosse una scuola di alto livello, ma continuava ad essere per me un po' troppo eccessivo.
-Ah, capisco. Grazie mille –dissi, riappoggiando il vassoio vuoto sul carrellino, per poi alzarmi e stiracchiarmi. Ero tutta indolenzita per l'allenamento del giorno prima. Volevo solamente fare bella figura, ma forse avevo peggiorato le cose.
-Il bagno è già pronto, olio alla lavanda -
Adoravo il profumo della lavanda, era l'odore che sentivo sempre da piccolina mentre scappavo puntualmente nei campi dietro casa mia, inseguita dalla servitù disperata di poter perdere il gioiello della famiglia Evans.
-Tu sì che mi conosci –dissi ridacchiando, per poi chiudermi nel bagno.
Appoggiai l'asciugamano vicino alla vasca, pronto per essere agguantato una volta arrivata l'ora di uscire, e mi svestii. Entrai nell'acqua bollente come se non sentissi la temperatura elevata e mi rilassai.
Rannicchiai le gambe vicino al petto pensando a cosa potesse andare storto questo grande primo giorno. Avevo fatto abbastanza figuracce nella mia vita e non avevo proprio voglia di continuare a farle pure a scuola, di essere riconosciuta subito come il clown della situazione.
-Cadute davanti a tutti, portamento sbagliato, parole scappate non volute. Ok, andrà a finire male. –borbottai tra me e me mentre uscivo dalla vasca circondandomi con l'asciugamano morbido blu. Mi avrebbero di sicuro riconosciuto come una completa imbranata.
Il mio pessimismo non mancava mai.
Andai verso lo specchio e tirai fuori dei trucchi che mi aveva regalato Luna per natale.
Non mi truccavo mai tanto, solo lo stretto necessario per non sembrare malata. Matita, mascara e copri occhiaia.
Circondai i miei occhi azzurri con del nero e asciugai i miei capelli color neve.
Potevo sembrare una perfetta albina, ma non lo ero. Non si sapeva perché, ma ero nata con quelle caratteristiche pur avendo una magia totalmente diversa. Nonostante tutto, però, adoravo il bianco dei miei capelli e il celeste dei miei occhi. Erano particolari, diversi dalla massa. E io adoravo essere diversa.
Una volta finito, tornai in camera mia e aprii l'enorme armadio che occupava una buona parte della mia camera, se non metà. Serviva? Non particolarmente. Era bello? Quello sì, decisamente.
Luna mi aveva preparato il vestito lilla, come mi aspettavo. Da quando me lo avevano regalato, lo indossavo sempre per le occasioni speciali. Era stupendo.
Me lo infilai, stando attenta a non rovinarlo o ad allargarlo, e chiusi quella maledetta cerniera che ogni volta cercava di farmi sentire grassa, anche se non ero aumentata neanche di mezzo grammo.
Mi guardai allo specchio e misi a posto qualche ciuffo ribelle, lasciando i capelli completamente liberi dagli elastici.
L'abito metteva in risalto le mie forme, mentre uno strappo al lato della gamba sinistra lo rendeva più seducente ed elegante.
Uscii dalla mia camera e scesi le scale arrivando al portone principale, dove ritrovai Luna ad aspettarmi.
-Buona giornata principessa, vostra madre vi aspetta in macchina -
-Grazie- risposi, salutandola con un cenno della mano per poi attraversare l'enorme giardino composto da aiuole e cespugli ben potati che accompagnavano una fontana dopo l'altra.
Era strano per me entrare là, non usavo una macchina da tempo. Non ero mai uscita dal cancello con il permesso dei miei genitori, quindi ero abituata a scappare abitualmente da alcune aperture delle siepi del giardino che avevo fatto io e che avevo nascosto accuratamente.
-Luna come al solito è molto raffinata nelle sue scelte –disse, osservandomi da capo a piedi mentre partivamo. Era strano anche vedere mia madre. Non ci parlavamo molto, solitamente a tavola ero sempre sola perché lei era con mio padre a sistemare gli affari di famiglia. Non avevo un legame speciale con lei, come non ce lo avevo con mio padre. Le persone con cui avevo legato di più erano Luna e Adelle, l'infermiera, solamente perché erano coloro che avevano il compito di tenermi a bada e crescermi al posto dei miei genitori.
Pochi minuti dopo, la macchina si fermò e scendemmo davanti al cancello della mia nuova scuola.
-Nervosa? –mi chiese, come se fosse normale amministrazione parlare con me. Questa cosa mi diede fastidio, ma non lo diedi a vedere e scrollai le spalle cercando di togliere il nervosismo di dosso.
Avevo paura che un'altra volta tutti mi rifiutassero, che avessero paura di me. Scossi la testa ripetutamente per scacciare via l'immagine che si era creata nella mia mente e tornai a guardarla.
-Tu che dici? –ero scocciata e le lanciai pure un'occhiataccia. Era lì solamente per farsi vedere dall'altra gente, non sicuramente per la sua prima e unica figlia, e l'ultima cosa che avrei fatto sarebbe stato chiamare mia madre con il lei. Non avrebbe mai avuto questo privilegio da parte mia.
Senza dire niente, mi accompagnò nel giardino principale, dove venivano accolti i nobili e i principi del paese.
Mi guardai attorno mentre tutti mi squadravano da testa a piedi. Una sensazione orribile mi pervase e, senza pensarci, cercai subito riparo in mia madre. Girandomi, però, non trovai nessuno. Era come scomparsa e, quell'istinto se ne andò con lei.
-Come sempre –sussurrai, guardando per terra. Non provai neanche a cercarla, non mi interessava. Dovevo risolvere da sola tutto questo.
Nonostante fosse il giorno più importante della mia vita dopo l'incoronazione, lei se n'era andata. Sapere di avere una madre così poco disponibile verso sua figlia non era proprio una cosa sollevante. Non era mai stata disponibile per me, era mia madre solo per sangue ma niente di più. Non ci assomigliavamo neanche, ero come un'estranea.
Mio padre aveva i capelli castani e mia madre pure, non sembravo loro figlia.
Una volta avevo persino messo in soqquadro lo studio di mio padre e ricattato Luna per assicurarmi che non fossi stata adottata, ma non trovai nessuna prova.
Mi sentii all'improvviso persa in quella folla di ragazzi che mi guardavano tutti di sottecchi e facevano girare voci sul mio conto.
Alcuni ragazzi mi guardavano con un sorrisetto stampato sul volto abbastanza inquietante, sembravano pronti a violentarmi.
-Julie! –disse una voce alle mie spalle, facendomi sussultare e girare di scatto, ritrovando la mia migliore amica. Anzi, l'unica mia vera amica. Riconobbi la sua voce subito, anche se era cambiata fisicamente, aveva lo stesso tono di 2 anni prima. All'improvviso la sensazione di disorientamento scomparve e non mi preoccupai più degli sguardi altrui.
-Jenny! –dissi avvicinandomi a lei, entusiasta di vederla.
Fece per abbracciarmi ma mi ritrassi. Non volevo bruciare nessuno, non di nuovo.
-Ah, vero –disse triste mente tornava al suo posto, guardando verso il basso abbattuta.
Odiavo il mio potere, con tutta me stessa. Non potevo toccare nessuno, nessuno poteva toccare me, era uno strazio.
-Sei già arrivata.- dissi cercando di cambiare argomento per non pensare alla mia situazione che oramai andava avanti da quasi un decade.
Lei annuì felice, guardandosi attorno meravigliata dalla bellezza di quel posto. Effettivamente, per essere una scuola era veramente bella.
Era un palazzo enorme, prevalentemente bianco. Era stile villa ottocentesca, completamente ristrutturata e rimessa a nuovo. Le finestre erano enormi, così da far entrare bene la luce all'interno di essa, e due colonne portanti davanti ad essa incorniciavano l'enorme portone marrone che delimitava l'entrata.
-Chi altro deve arrivare? –chiesi. Non sapevo chi fossero gli altri principi, sapevo solo che erano dei ragazzi della nostra stessa età ed erano dei maschi.
Quella scuola era prevalentemente frequentata da persone nobili di ranghi medio-alti, non era la prima volta che dei principi si presentavano. L'ultimo ad uscire da quella scuola era stato il fratello di Jenny, con pieni voti e ottime prestazioni.
-Se non sbaglio, mi sembra Aidan Cruz e Jack Smith –disse pensandoci attentamente, sbagliando molto probabilmente la pronuncia di entrambi.
-Ah, li conosci? –chiesi. Non me lo aspettavo, pensavo che anche lei fosse allo scuro delle loro identità. In quel momento mi sentii molto fuori dal mondo e molto rinchiusa dentro il castello.
Scosse la testa e alzò le spalle. –In verità no, me ne hanno parlato oggi i miei genitori- si mise le mani sui fianchi e, abbassando lo sguardo, notai come era vestita.
Aveva i capelli color biondo scuro che si coloravano quando toccava il suo elemento e degli occhi color verde acqua. Aveva un vestito fatto di fru-fru bianco, azzurro e blu. Era bellissimo, elegante e si abbinava perfettamente con la sua magia, l'acqua.
-Lo voglio anche io. –dissi, indicando il vestito. Come se non ne avessi già abbastanza dentro l'armadio.
-Sei già abbastanza fuori tema con i tuoi capelli e occhi, pensa ad un vestito azzurro. Che c'entra poi il lilla col tuo potere? –chiese notando il mio vestito e indicandolo con un dito.
Alzai le spalle –Mi piace questo vestito, così non do subito l'idea del mio elemento, no? –
-Non la daresti comunque. – ridacchiò divertita. Era vero, ma mi piaceva vestirmi diversamente. Visto che odiavo il mio potere, non volevo di certo ricordarlo nel mio vestire e il mio aspetto era completamente dalla mia parte.
In quel momento, tutti gli occhi dei presenti si spostarono da me e Jennifer al cancello.
-Ne è arrivato uno. – Jenny puntò il dito verso il ragazzo appena sceso dalla limousine.
Mi girai, essendo di spalle, e guardai il terzo principe.
Era un ragazzo dai capelli tendenti al nero ma con alcuni riflessi blu scuro che gli ricadevano leggermente sulla fronte e dagli occhi scuri come l'ossidiana. Aveva dei Jeans neri e una giacca lunga bianca con le rifiniture azzurre. Era aperta, facendo vedere una maglietta blu cobalto.
-Quello dovrebbe essere? –chiesi, girandomi verso la mia migliore amica che però notai trovarsi in tutt'altro mondo. Era rimasta impalata con la bocca aperta verso il ragazzo. Era partita, letteralmente.
-Jenny! –la scossi, facendola uscire dal suo stato di trance temporaneo provocato dalla vista del ragazzo. Non mi poteva abbandonare in quel momento, l'avrei uccisa se solo ci avesse provato.
-Eh? Sì è Jack Smith. –disse con gli occhi a cuoricino. La vedevo, era innamorata persa. –I miei avevano detto che era un bel ragazzo, ma non pensavo così bello.-
Il ragazzo si voltò verso di noi e si avvicinò. Ci fece un sorriso a trentadue denti e sentii la ragazza di fianco a me avere un mezzo mancamento.
-Buongiorno ragazze. –ci salutò, facendo un mezzo inchino.
Noi facemmo lo stesso alzando la gonna dai lati, come facevano le vere principesse educate e femminili, cosa che non ero assolutamente. Mi sentii a disagio nel farlo, ma lo ignorai solamente per le buone maniere. -Buongiorno –dicemmo in coro. Era la prima volta che parlavo ad un ragazzo della mia stessa età, ma la sua tranquillità e cordialità mi mise subito a mio agio.
-Voi dovete essere Julie Evans e Jennifer Cook. -
La mia migliore amica arrossì da capo a piedi quando il suo sguardo si posò su di lei e incominciò a balbettare. Aveva un blocco mentale completo, ci sarebbe stato il blackout totale se Jack avesse continuato a fissarla.
-Ehm, sì siamo noi. –disse cercando di nascondersi dietro di me. Poi ero io quella timida.
Scossi le spalle, in chiaro segno di togliersi di dosso e fronteggiare Jack, e lei tornò al suo posto imbarazzata.
-Sì, e voi dovete essere il principe di ghiaccio, Jack Smith. – Già mi stava simpatico. Era talmente dolce ed educato che sembrava ci conoscesse da una vita e questo aiutava molto nel relazionarmi.
Lui sfoggiò l'ennesimo sorriso e annuì porgendo la mano verso di noi.
Jenny la strinse, ma quando fece per darla a me indietreggiai leggermente e scossi la testa. Mi stavo innervosendo da sola. Finché ero in camera mia senza nessuno, neanche notavo questo problema. Quando invece stavo attorno alla gente era un costante motivo di intralcio.
-Mi dispiace. –dissi imbarazzata, cercando di dare un senso a quella frase.
-Ah, quasi dimenticavo. –lo disse come se si fosse scordato una cosa di vitale importanza –Colpa del suo potere? –mi chiese con gentilezza.
-Si, ma ti prego, non darci del lei. –risposi sorridendo, cercando di essere gentile.
-Allora andranno bene Julie e Jenny. –
Noi due annuimmo insieme. Era troppo carino, già gli volevo bene. Una persona così era solamente da amare.
Poco dopo, arrivò l'ultimo principe.
Come prima, tutti si girarono verso il cancello e il principe fece la sua comparsa.
-Lo conosci? –chiesi a Jack, vedendolo sorridere nostalgico verso quel ragazzo. Sembrava che un milione di ricordi gli stessero passando esattamente davanti agli occhi.
Lui annuì e spostò lo sguardo su di me, guardandomi dritto nelle pozze celesti.
-Sì, è il mio migliore amico. - rispose semplicemente, per poi tornare a guardare il punto di prima.
Quello che scese dalla macchina fu un ragazzo di una bellezza inaudita e illegale.
Aveva i capelli color carbone, scuri, messi a formare una specie di cresta che poi ricadeva verso la parte destra del volto, coprendo leggermente l'occhio rubino.
A differenza di Jack, era vestito in modo molto poco formale. Aveva una maglietta rossa con un fulmine stilizzato sopra nero. Sopra, una giacca nera interrotta da linee bianche e dei pantaloni grigi carbone con una catena nella gamba sinistra e delle scarpe da ginnastica.
Rimasi a fissarlo fino a quando non incrociò i suoi occhi con i miei.
Si pietrificò quando mi vide, sgranando gli occhi, e io sussultai sorpresa dalla sua reazione. Sembrava avesse appena visto un fantasma
Si riprese velocemente e mi squadrò da capo a piedi, come per controllare ogni minimo particolare, per poi distogliere lo sguardo disgustato.
Ero confusa, molto confusa. Bello tanto quanto maleducato.
Non ci eravamo mai visti e già sembrava odiarmi.
Mi voltai verso Jack infastidita.
-Che stronzo. –borbottai sottovoce, volendo o meno farlo sentire.
-All'inizio lo può sembrare, ma in verità non lo è affatto. –sorrise per il mio commento e io arrossii leggermente, consapevole del fatto che lo avesse sentito.
-Lo vedremo. –sibilai.
Non avevo particolarmente fiducia. Non nei riguardi di Jack, ma nei riguardi dell'altro.
L'inizio sicuramente non prometteva bene. Come era il proverbio? Chi comincia male, finisce peggio.
STAI LEGGENDO
║La Principessa Intoccabile║
Fantasy[CARTACEO] La principessa intoccabile , così l'aveva soprannominata. Colei che nessuno poteva toccare, colei che avrebbe potuto uccidere ad ogni singolo tocco; eppure... lui ci riusciva. Egli la sfiorava, la accarezzava, la stringeva a sè e lei... l...