15°Capitolo-Ansia

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15°Capitolo

Lo fissai per un momento interdetta. Non lo aveva detto veramente, era solo una mia illusione, vero?
Stetti per aprire bocca ma mi fermai. Non avevo più voglia di litigare, in più quella ferita allo stomaco mi stava dando noia. Una specie di ansia salì su per lo stomaco fino a formarmi quell'odioso groppo in gola. Sentii le guance prendere fuoco. Rimanemmo in silenzio. Sia io che lui avevamo le guance imporporate mentre cercavamo di guardare da qualsiasi altra parte che non fosse gli occhi dell'altro.
In quel momento avrei voluto seppellirmi. Guardavo la strada davanti a noi che piano piano si adornava con viali alberati, mentre sentivo il rumore dei sassi che componevano la strada sterrata che schizzavano sotto le suole delle scarpe di lui.
In poco tempo arrivammo a casa mia, dove Aidan mi affidò alle infermiere del castello, mentre lui si rintanò nella camera che gli avevamo dato.
Mi accompagnarono nella solita stanzetta piccola tutta bianca, piena di arnesi di medicina di tutti i tipo e mi fecero sdraiare.
-Julie? Ancora qua? –mi chiese la maga di corte quando mi ritrovò stesa sul lettino. Era una donna sui 22 anni, capelli biondi e occhi color prato.
-Adelle, ho avuto un piccolo combattimento –dissi ridacchiando nervosamente. Era lei la seconda persona più importante che avevo al mondo, subito dopo Luna.
-È sempre troppo impulsiva –commentò mentre con una magia rimarginava la ferita.
-Quante volte da piccola sei finita qua? –mi chiese. A differenza di Luna, che non riusciva a darmi del tu, lei mi dava perfettamente del tu e mi chiamava per nome senza aggiungerci "principessa" o "signorina".
-Troppe- risposi.
Quando ci trasferimmo, incominciai ad allenarmi nel giardino del castello coi miei nuovi poteri. Molte volte tornavo a casa con delle bruciature in tutto il corpo o altre volte addirittura con tagli profondi due dita. Era lei che ogni volta mi curava. Era molto giovane quando arrivò al castello. Mi ricordo di questa ragazza sui miei attuali anni che varcava la porta del castello e che veniva accolta da tutti. Era molto gentile con me, presto diventammo ottime amiche.
-Fatto –annunciò una volta rimarginata del tutto.
-Grazie, vado in camera- dissi correndo in camera mia, buttandomi di peso sul letto.
Cercavo di non pensare in tutti i modi a quelle parole, ma continuavano a rimbombarmi nella testa in un eco.
Perché sei l'ultima persona cara a me rimasta
Quelle parole, dette con così tanta semplicità ma che facevano trasparire un significato profondo. Ripensandoci, una sensazione di ansia mi assalì. Che poi perché in quel momento fossi in ansia, non si sapeva.
Spostai lo sguardo dal mio comodino alla finestra.
Avrei dovuto rimodernare un po' quella camera. Era grande, molto grande. Color lilla e bianca, tappezzata di scaffali pieni di libri sulla magia e sull'arte del fuoco mentre in alcuni punti si facevano spazio anche delle riviste di moda e cantanti.
Dove non c'erano i libri, c'era il letto, i comodini, l'armadio e la cassettiera. Nessuno avrebbe mai sospettato che a me piacessero i libri.
Dandomi la spinta necessaria, mi misi a sedere fissando la finestra intensamente. Il vento smuoveva le foglie facendo danzare quelle abbandonate nel vento.
Mi avvicinai alla finestra, poggiando un piede sul davanzale. Era da un po' che non mi allenavo, forse era il momento giusto.
Avevo i vestiti ridotti a degli stracci e il fuoco li avrebbe distrutti quasi sicuramente durante gli allenamenti. Non era solo per me, ma anche per i miei amici. Avrei dovuto avere la forza necessaria per batterli.
Saltai, senza pensarci due volte, giù dalla finestra camminando verso lo spazio dove era mia abitudine fare luogo durante gli allenamenti.
Era uno spazio pianeggiante, in mezzo un solo albero con la corteccia oramai rovinata per i miei colpi.
Decisi di iniziare con un po' di meditazione, giusto per calmarmi da tutte quelle emozioni che, fino a quel momento, mi avevano tenuta rinchiusa nella mia testa.
Rabbia, paura, tristezza, mi attanagliavano il cuore mentre l'ansia completava il lavoro. Formando uno scombussolamento dentro di me che, fino a quel momento, non avevo mai provato.
Decisi in quel momento di farle temporaneamente scomparire, non mi servivano nell'allenamento. O almeno questo è quello che pensavo.
POV AIDAN

Appena consegnata Julie alle infermiere di corte, mi rinchiusi in camera mia. Non era proprio camera mia, ma date le circostanze presto lo sarebbe stata. Era grande, aveva un letto matrimoniale, una armadio, due comodini, un balcone e una piccola libreria dove c'erano alcuni libri sulla magia.
Mi sdraiai sul letto, poggiando un braccio davanti agli occhi per concentrarmi esclusivamente sui miei pensieri. All'inizio ero convinto che il mio primo pensiero sarebbe stato Leonard, ma per colpa di quella frase il mio primo pensiero fu Julie. Non so perché l'avevo detto, sapevo solo che fosse la pura verità. Nonostante ci fosse anche Jack nella lista.
Non volevo vendetta, in questo caso non sarebbe servito a nulla. Anche se li avessi ammazzati uno ad uno Leonard non sarebbe tornato in vita assieme ai miei genitori, la vendetta l'avevo cercata da piccolo, ma non era successo niente.
Lei invece, impulsiva com'era, appena ne aveva avuto l'occasione se l'era svignata, rischiando di morire insieme a tutti gli altri.
Sembrava una maledizione che girava attorno a tutte le persone che mi stavano a cuore.
-Signora! La signorina è scomparsa! -
A quelle parole scattai seduto, affinando l'udito per capire cosa fosse successo. Mi assalì un senso di panico che mi portò ansia acuta. Sentii solo dei passi andare verso l'uscita del corridoio per poi scomparire.
Julie, scomparsa?
Quella mocciosa!

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