41°Capitolo-9°Mese

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41°Capitolo

9°Mese
POV JULIE

-Allora che vogliamo fare? –mi chiese Adam.
Erano passati tre mesi dalla mia presunta "trasformazione" ma ancora non riuscivo a togliere quelle immagini dalla mia testa. Non riuscivo a credere che quelle cose le avessi fatte veramente io. Tutto quel sangue sparpagliato per terra, tutto quel sangue sui miei vestiti, mi faceva vomitare. Quante volte, giorni dopo l'accaduto, mi chiudevo in bagno a vomitare? Troppe. In quel momento, invece, a ripensarci non provavo niente, solo disgusto verso quella che era la mia persona.
Quella voce che avevo sentito, la stessa voce che avevo sentito chiamarmi davanti al portale dell'inferno, non voleva lasciare in pace i miei pensieri. Dopo che Adam mi prese con sé per curarmi e salvarmi la vita, non l'avevo più sentita. Scomparsa completamente.
Nel mio ventre si poteva benissimo vedere una cicatrice, segno di quell'attacco. Odiavo le cicatrici, portavano a mente ricordi che la mia non voleva vedere, oppure solo per fattore di bellezza.
Ero seduta sul davanzale della finestra della mia camera ed era da qualche minuto che Adam era entrato abusivamente in camera mia senza bussare.
Dopo la "battaglia" aveva incominciato a comportarsi in modo strano. Si rinchiudeva sempre più spesso nel suo ufficio per leggere non so quali libri ed era distaccato. Però quel giorno era diverso, voleva allenarmi, ma io non ne avevo la benché minima intenzione di riutilizzare il mio potere. Avevo paura che quella cosa ritornasse. Avevo paura di perdere di nuovo il controllo e fare del male ad Adam. Certo, mi ero allenata da sola in quegli ultimi tre mesi ma mai con lui.
Ero diventata molto più seria e silenziosa e me ne ero accorta. Non parlavo più dei miei sciocchi problemi da adolescente e passavo ore a fissare il paesaggio fuori dalla mia finestra.
-Lo sai che non voglio allenarmi con te. –sospirai senza staccare gli occhi dalle montagne davanti a me. Il vento fece muovere i miei capelli legati in una coda e fece tintinnare la catena della collana.
Non mi venne nemmeno in mente Aidan. Ero troppo persa nei miei pensieri per pensare a lui.
-Vuoi che quest'anno vada sprecato? –iniziò con tono aggressivo. Incuriosita dal cambiamento di tono, decisi di incrociare i suoi occhi.
-Non fare la testarda. Lo vuoi veramente? -
Distaccai subito lo sguardo, sentendomi in qualche modo colpevole. Dopo averci pensato per qualche secondo scossi la testa e lo tornai a guardare.
-Allora usciamo e combattiamo questa tua paura. Non c'è niente di cui preoccuparsi. –dice accennando un sorriso.
-Come faccio a non preoccuparmi Adam? –chiesi ridacchiando nervosamente. –Ho ucciso una persona così brutalmente che ho vomitato per settimane. –dissi con un tono amaro.
-Sì, lo so, c'ero. –disse semplicemente. Stetti per rispondergli, ma continuò subito dopo. –Ed è per questo. Se succederà qualcosa ti legherò con catene di ogni genere. Non puoi farmi di del male, sono il tuo insegnante e ti servirebbero altri tre anni per raggiungermi. Ora ti prego, usciamo da quella porta e facciamo degli esercizi e combattiamo, ok? –disse in fine.
In qualche modo mi convinse. Non potevo rimanere nella paura per sempre, dovevo vivere la mia vita ed allenarmi per dominare quella cosa e diventare molto più forte. Sorrisi per la prima volta dopo tre mesi e mi girai verso di lui.
-Mi hai convinta, andiamo. -
POV AIDAN
-Preso! –bisbigliai soddisfatto una volta catturato quel cinghiale che girovagava da giorni intorno a casa. Ogni notte sentivo i suoi versi e mi faceva venire fame. Era da qualche giorno che la carne mancava a tavola e questo mi invogliava ad andare fuori e cacciare come se non ci fosse un domani.
Finalmente lo avevo preso e in poche mosse lo avevo ucciso. Un po' mi dispiaceva, però avevo una voglia sfrenata di carne e non avrei resistito a lungo.
Con aria compiaciuta entrai in casa mostrandolo come se fosse un trofeo. Gale, all'inizio stupito, si sciolse in una fragorosa risata mentre io andavo in cucina, pronto per farlo scuoiare da lui.
-Finalmente lo hai preso. –disse mentre gli passavo davanti.
-Sì, non lo sopportavo più. –dissi appoggiandolo sul bancone per poi avviarmi verso il salone.
-Eh no caro. –sentii dire dietro le mie spalle. Mi girai e presi al volo un coltello che mi aveva lanciato. –Lo scuoierai tu. -
lo guardai come se mi stesse chiedendo di sposarlo. Io non sapevo neanche come si cucinasse, figurarsi scuoiare un intero animale. Non sapevo che cosa bisognasse togliere e cosa lasciare, non sapevo neanche da cosa incominciare.
-Sei serio? –chiedi seguendo con lo sguardo ogni suo movimento.
-Per questa volta starò vicino a te a spiegarti, ma dalla prossima dovrai cavartela da solo. -
Sbuffai infastidito. Non capivo perché quel lavoro dovevo per forza farlo io, non era compito dei servi?
-Non fare l'altezzoso e scuoia quell'animale. –aggiunse pure. Essendo di sangue reale ero stato abituato così.
-Che palle. –sbuffai per poi incominciare il mio operato.
Verso la metà del mio lavoro, Gale prese la parola.
-Ah, domani verrà una mia amica. –disse controllando che non sprecassi carne preziosa.
Mugugnai qualcosa, intimandogli di continuare.
-Verrà ad insegnarti a ballare. –mi congelai sul posto e lo guardai sconvolto. Cosa centrava in quel momento il ballo se dovevo allenarmi per i miei poteri?
-Perché? –chiesi fermandomi dallo scuoiare quel cavolo di cinghiale.
-Perché a scuola hai anche lezione di ballo, te ne sei scordato per caso? Io sono qui per mantenerti in pari pure con la scuola. –disse semplicemente. –Anche Julie farà questo allenamento e te, visto che sei in coppia con lei, devi allenarti. -
Non lo avrei sopportato ancora, di nuovo. Pensavo finalmente di essermene liberato per almeno un anno, ma purtroppo mi avrebbe perseguitato a vita. In più quel coglione mi fece ricordare Julie e per tutta la preparazione prima di cucinare il cinghiale fui distaccato e me ne accorsi. Sbagliai un paio di cose, ma alla fine lo cucinai bene e mangiammo tranquillamente. Quella sensazione di tre mesi prima non era più tornata, la cosa mi preoccupava e mi calmava allo stesso tempo.
-Tranquillo, lei sta bene, ho sentito oggi Adam mentre eri a caccia. -
-E giustamente non mi hai chiamato per sentirla. –sbuffai infastidito. Era almeno la quarta volta che mi faceva un numero del genere. La prima volta avevo dato di matto, ero pazzo.
-Non la sentirai fino a quando non torneremo a Kaigam. -
lo guardai di sottecchi mentre addentai l'ultimo pezzo di carne. Era snervante non poter parlare con i ragazzi, non ne capivo il senso. Dovevo allenarmi, no?
Mi alzai e misi il piatto nel lavandino. –Mancano tre mesi. – commentai guardandomi il segno sulla spalla.
-Chissà come va in città. –disse guardando fuori dalla finestra.
-Non hai contatto con il preside? –chiesi. Se Adam era un amico del preside, lo doveva essere anche lui. Scosse la testa.
-Non mi sta simpatico. -
Rigirai gli occhi e andai verso camera mia.
-Vado a letto. –annunciai prima di chiudere la porta.
-Notte. –disse.
-Notte. -
Mi misi il pigiama, che era solo un paio di pantaloni, e mi buttai sul letto distrutto.
Gli incubi non si erano fermati, ma ero meno stanco. Non mi avrebbero mai abbandonato.
Non senza lei.

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