37° Capitolo-Gale

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37°Capitolo

POV AIDAN

Quando arrivai a casa di Adam, incontrai subito l'uomo che mi avrebbe allenato e con cui avrei vissuto quell'anno di distacco. Si chiamava Gale ed era un uomo di circa la stessa età di Adam. Aveva i capelli biondi e gli occhi marroni, era molto palestrato e aveva una semplice maglia senza maniche e dei pantaloni a metà gamba. Eravamo a fine autunno e lui era vestito così, io mi ero messo un maglietta, dei jeans neri lunghi e una giacca a mantello.
La prima impressione su di lui fu abbastanza buona, era uno con i piedi per terra e si vedeva che era una persona seria e determinata. Mi ricordava qualcuno, mi sembrava di conoscerlo.
-Oh, guarda il piccolo Aidan quanto è cresciuto! –disse appena mi vide. Lo guardai storto, non mi ricordavo di lui però mi sembrava veramente di averlo già visto. Venne vicino a me e mi diede una forte pacca sulla spalla, facendomi tossire.
-Di sicuro non ti ricorderai, ma ero l'uomo che ogni tanto veniva a cena da tuo padre e tua madre. Ero un amico di famiglia. -
Dopo quella affermazione mi passarono per la mente delle immagini sfocate, però l'idea di chi fosse ce l'avevo.
Senza un apparente motivo si mise a ridere e mi ridiede la pacca sulla spalla. Era un tormento, mi sarei di sicuro rotto qualcosa continuando così. Almeno lei era delicata.
Quello fu uno dei miei pensieri più inappropriati di tutta la mia vita. Perché dovevo confrontare una pacca di Gale con una carezza di Julie? Non capivo.
-Sarà un piacere allenarti ragazzone. –disse dopo la sua risata. Io, come risposta, annuii semplicemente mentre guardai storto Adam. Doveva toccarmi proprio lui? L'idea non mi dispiaceva però del tutto. Una persona che comunque era stata amica di famiglia mi avrebbe fatto molto più comodo di una persona sconosciuta. Almeno sapevo più o meno che tipo di persona fosse.

Per tutto il giorno camminammo sotto il sole cocente. Era autunno, ma laggiù sembrava estate. Non attraversammo montagne o alture in generale, ma camminammo e scendemmo per chilometri e chilometri. Io avevo un pessimo senso dell'orientamento e mi pesi già ai primi quattro chilometri. Decisi durante la strada di togliermi quel mantello che mi ero messo e di rimanere solamente in maglietta a maniche corte per evitare di surriscaldarmi. Purtroppo la maglietta in questione era nera, così potevo essere ufficialmente un calorifero umano.
Dopo un giorno intero di camminata senza neanche fermarci un secondo, arrivò sera e dovemmo accamparci in mezzo al nulla per dormire. Stranamente non ero molto stanco. Mi allenavo costantemente ogni giorno ed ero abbastanza preparato sotto quell'aspetto.
Presi quei pochi fili d'erba secca che c'erano attorno a noi e formai un piccolo nido, che col tocco delle mie dita prese fuoco. L'uomo rimase sorpreso del mio gesto per non so quale apparente motivo e incominciò a fissare estasiato quel fuoco nero come i miei capelli.
In qualche modo quel fuoco mi rappresentava perfettamente. Ero sempre stato uno cupo e solitario, non ridevo quasi mai, ma quando incontrai lei, la mia vita in pochi giorni venne stravolta. Incominciai a volerle bene. Non importava da quanti giorni ci conoscevamo, rimaneva il fatto che per me lei era l'unica cosa importante rimasta in vita per me ed era mio dovere proteggerla. Mi sembrava di conoscerla da una vita intera, sin da quando ero nato. Purtroppo, però, mi sarei ricordato della bambina dai capelli albini e dagli occhi azzurri se l'avessi mai incontrata.
-Ti sta a cuore la principessa, vero? –chiese l'uomo improvvisamente, facendomi ritornare alla realtà.
Lo guardai per un momento allibito, poi metabolizzai la sua domanda e risposi.
-Non so come abbia fatto. Non sono uno che si affeziona così facilmente alle persone. Eppure lei è riuscita in pochi giorni a diventare la mia ragione di vita. – sussurrai.

Continuammo la camminata di mattina presto e verso pomeriggio fummo davanti ad un crepaccio. Vicino a noi, una scala che portava dritta davanti ad una casa a due piani fatta di mattoni e pietra.
Mentre scendemmo, Gale prese a parlare.
-Che ne pensi? –chiese.
-Di che parli? -
-Della tua nuova casa, dovrai viverci per un anno e dovrai pure darmi un giudizio a primo impatto. -
L'analizzai per bene. Avevo sempre vissuto in castelli o comunque in ville gigantesche e trovarmi davanti a quella casetta che in confronto a casa mia era microscopica, era abbastanza strano.
-Beh, non è male. –dissi semplicemente dopo un'attenta analisi. Quando ci ritrovammo davanti alla casa, fui il primo ad entrare. Non era affatto male. Cugina grande, salotto altrettanto grande e un primo bagno con la lavatrice. Su per la scala invece c'erano due camere abbastanza grandi e un secondo bagno assomigliante molto a quello di Julie.
Sì, conoscevo meglio casa sua che la mia.
Entrai in camera mia e per prima cosa buttai la giacca sul letto e mi tolsi la maglia, buttandomi sul morbido materasso. Non ero stanco, però i miei muscoli erano stati messi sotto sforzo per tutto il giorno senza neanche mangiare e avevano bisogno di riposo.
L'unica mia preoccupazione era la notte. Fino al giorno prima c'era Julie, ora ero di nuovo solo e nessuno poteva scacciare i miei demoni. Avrei passato delle notti insonni per i seguenti 365 giorni. Chissà come se la passava Julie, non l'avevo neanche avvisata. Mi stava odiando di sicuro, mi stava insultando mentalmente. Sospirai per poi chiudere gli occhi, ignorando la voce di Gale che mi chiamava.

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