4°Capitolo
Qualche settimana dopo
Mi svegliai di buon umore quel giorno, solo fino a quando non guardai la sveglia.
Pensai subito che fossero da poco le sei del mattino visto che io mi svegliavo abbastanza presto, ma quando lessi quei tre numeri il mio cuore perse un battito.
7:40
-Fermi, fermi tutti. Le otto meno venti?! –dissi tra me e me quasi urlando. Quando finalmente realizzai scesi dal letto ad una velocità impressionante, mi catapultai in bagno e misi un vestito bianco perla che mi arrivava alle caviglie, con una cintura nera intorno alla vita.
Corsi giù dalle scale rischiando di rompermi la caviglia un paio di volte, presi un panino dalla cucina e corsi alla macchina. Ero in super ritardo ed erano le prime settimane.
-Julius, più veloce che puoi –dissi sedendomi in malo modo sui sedili mentre sgranocchiavo il panino che avevo rubato ai cuochi.
Salame e formaggio per colazione? Non male.
-Certo –rispose ridacchiando sotto i baffi. Sapevo che lo divertivano queste scene, anche perché mi raccomandava sempre di mettere la sveglia e di non fidarsi della propria mente o degli altri. E aveva ragione.
Incominciò così una corsa contro il tempo. Erano le 8:02 quando varcai il cancello della scuola. Corsi fino alla mia classe e mi ci catapultai dentro prima che il professore arrivasse. Giusto in tempo, lo incrociai per le scale e lo salutai per educazione. Di sicuro tutti mi guardavano male, ma poco mi importava in quel momento, ero sfinita e volevo solo dormire per le seguenti 6 ore.
-Sono Arrivata –dissi col fiatone mentre crollavo pesantemente sul banco. Quella corsa, per il mio fisico non allenato, era stata un po' troppo. Non correvo da anni e l'allenamento non bastava mai.
-Eccoti, finalmente –disse Jack ridacchiando, poggiando una mano sul banco vicino alla mia testa.
Alzai leggermente il volto per guardare negli occhi i due ragazzi davanti a me. Cosa che non faceva il ragazzo di fianco a me.
Erano settimane che non mi guardava in faccia. Per quanto ancora voleva continuare?
-Dove eri finita? –mi chiese Jenny. Non ero solita fare ritardo e lei questo lo sapeva benissimo. Di solito mi preparavo pure alcune ore prima.
-La sveglia non ha suonato- risposi interrompendomi in alcune sillabe per il fiatone che non accennava a diminuire. Il mio cuore stava uscendo letteralmente dal mio corpo, sentivo il battito rimbombare per tutto il corpo e i polmoni lavorare duramente per non farmi morire lì sul posto.
-Per una corsetta di stanchi così, ma guarda questa qua –intervenne Aidan sbuffando avvicinandosi al suo banco. Era rimasto in piedi vicino a noi.
-Senti! –dissi alzandomi dalla sedia per fronteggiarlo visto che era più alto di me. Non ero bassa, anzi, per la mia età lo ero più del normale. Ero più di 1,70 e lui mi superava di circa una spanna.
Lui guardò da tutt'altra parte per non far incrociare i nostri occhi. Se solo lo avessi potuto toccare sarebbe già volato giù dalla finestra. Sospirai tornandomi a sedere.
-Sei irrecuperabile- sussurrai. Non sapevo cos'altro dire, il prof stava per arrivare e non avrei fatto bella figura se mi avesse trovata coinvolta in una rissa.
-Lo so- disse sedendosi e appoggiando il mento sulla mano come suo solito.
Era irritante, molto irritante. Ogni suo modo di fare, ogni sua parola, ogni sua occhiata.
-Comunque, oggi tutti a mangiare da me! –dissi rivolgendomi anche a Jack e Jenny per staccarmi dai quei pensieri omicidi.
-Sì, non vedo l'ora! –dissero in coro i due ragazzi davanti a noi. Non vedevo l'ora neanche io, mi sarei divertita con loro. Il vero problema era...
-Verrai anche te, vero? –chiesi in modo sgarbato ad Aidan con la mano sopra la bocca. Sapevo la risposta, ma volevo vedere come avrebbe risposto.
Lui sbuffò –Purtroppo sì -
Mi partì l'embolo e da quel momento seppi che non avrei più controllato la mia bocca.
-Senti, se non vuoi venire non venire –dissi –rovineresti solo tutto-
-Peccato che mi abbiano costretto -
-E chi, tua madre? – sputai acida. Le parole mi erano uscite così naturali che mi sorpresi. Dovevo stare zitta e dovevo controllarmi, ma lui non appena mi rispondeva male mi faceva innervosire.
-Shh- mugugnò Jack guardandomi con gli occhi spalancati.
Io mi girai per squadrarlo e lui scosse la testa preoccupato. Non capivo il perché di quella reazione, non era così preoccupante quello che avevo appena detto.
Aidan si alzò di colpo dalla sedia, nero in volto.
-Senti Evans, smettila di parlare senza sapere niente-
-Cosa?! –dissi alzandomi anche io. Mi sorpresi della mia reazione, ero veramente partita.
-E' inutile che fai la spavalda, rimarrai una stupida bambina viziata rompi palle. Ora capisco perché sei sempre da sola e continuerai ad esserlo! –urlò fissandomi dritto negli occhi per la prima volta da quando ci eravamo conosciuti. Sentii il mio cuore smettere di battere per qualche secondo poi incominciò a dolermi e dovetti appoggiarmi al banco. Fuoco dappertutto, lacrime e urla. Strinsi i denti talmente forte che la mascella scrocchiò e digrignai i denti. Non doveva parlare del mio passato, non sapeva niente neanche lui.
I miei occhi pizzicavano e il mio cuore ogni battito doleva sempre di più. Poi non sentii più niente e vidi solo un sacco di immagini passarmi davanti. Non stavo pensando a niente, veramente a niente. La mia mente si svuotò in un momento.
-Julie –mi chiamò Jenny. Sapeva tutto di me, sapeva quanto avevo sofferto per questa cosa e sapeva da cosa era dovuto. Sapeva che quelle parole mi aveva distrutto interiormente. Ad occhio normale potevano sembrare una cavolata, ma con quello che avevo visto e passato, erano una pugnalata dritta al cuore.
-Grazie per avermelo fatto presente –dissi per poi andarmene dall'aula a passo veloce e sotto lo sguardo di tutti. Non volevo vedere nessuno, non volevo sentire nessuno, volevo solamente sparire. Stare da sola. Come sempre.
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║La Principessa Intoccabile║
Fantasy[CARTACEO] La principessa intoccabile , così l'aveva soprannominata. Colei che nessuno poteva toccare, colei che avrebbe potuto uccidere ad ogni singolo tocco; eppure... lui ci riusciva. Egli la sfiorava, la accarezzava, la stringeva a sè e lei... l...