14°Capitolo-Vendetta

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14°Capitolo

Non seppi più cosa dire. La mia bocca si era serrata in automatico e ogni mia possibile azione era stata bloccata. La sua espressione mutò in un attimo. Era indecifrabile.
-Come –disse semplicemente.
Il cuore mi balzò in gola.
-Dei banditi hanno fatto finire fuori strada la sua macchina ed è caduta in un burrone –sussurrai.
Era la stessa morte dei suoi genitori, non potevo crederci.
-A...idan? –dissi con un fil di voce mentre lui avanzava verso la porta. Non poteva andarsene, non dopo quello che era successo. Lo presi per la giacca ma lui la scansò via violentemente.
-Lasciami in pace! –urlò prendendomi per le spalle.
Sentivo la sua presa farsi sempre più forte mentre io, a volto basso, rimanevo in silenzio.
-Non devi soffrire da solo –dissi.
Un singhiozzò risuonò nell'aria mentre lui crollava tra le mie braccia incominciando a piangere. Lo abbracciai mentre pian piano ci sedemmo per terra. Mi scesero delle lacrime, cercai di cacciarle via ma non ci riuscii.
Gli accarezzavo piano i capelli per dargli quel poco di conforto che potevo.
-Perché lui? –disse alzando la voce tra i singhiozzi e la voce spezzata. Il mio cuore era diviso in due parti. Una era distrutta dalla tristezza nel vederlo in quelle condizioni, l'altra era colma d'odio e rabbia.
-Mi dispiace Aidan, mi dispiace tanto –la mia voce era spezzata come la sua.
Lo vendicheremo.

Mi svegliai presto come programmato. Ero seduta di fianco ad Aidan, dormiva ancora.
Lo guardai per poi avviarmi verso la finestra. La spalancai e saltai giù senza fare il minimo rumore. Non dovevo svegliarlo o mi avrebbe fermato.
Corsi, corsi a perdifiato per le strade del paese fino ad arrivare sopra un monte. Il monte Greed, dove era morto Leonard.
Mi fermai quando vidi dei briganti davanti a me che impugnavano accette, spade e pistole. Erano vestiti con degli stracci e stavano rovistando nei resti della macchina.
Una rabbia si impossessò di me quando li vidi. Il fuoco in pochi secondi mi circondò.
Si girarono verso di me con aria ostile e avanzai verso di loro. Dovevano morire tra le mie fiamme, bruciare lentamente e dolorosamente.
-Ehy mocciosa! Che vuoi fare? Vuoi morire? –chiese uno.
-È colpa vostra, vero? –tuonai.
-Eh? –mugugnò un altro.
-È colpa vostra se Leonard è morto! –urlai scagliando una palla di fuoco. La schivarono facilmente e scomparvero dal mio campo visivo.
-Sei in gamba piccola, però non sei al nostro livello –disse un ragazzo davanti a me. Sussultai poco prima che la mia pancia fosse trapassata da una spada.Feci appena in tempo a spostarmi, prima di riportare ferite veramente gravi.Ero in ginocchio. Mi tenni lo stomaco con una mano.
-Maledetti –imprecai a fatica mentre si avvicinavano a me.
Come avevo fatto a non vederlo? E dire che ero allenata per queste cose. Non erano normali.
-Scusa piccola, ma ora devi morire –disse puntandomi la pistola in testa.Dovevo spostarmi o mi avrebbe ammazzato. Cercai una via di uscita, la trovai anche ma in un secondo, quel tizio morì carbonizzato sotto i miei occhi e una figurami prese al volo.
Alzai lo sguardo e vidi Aidan. Fissava quei briganti davanti a lui con quegli occhi color topazio.
-Aidan –sussurrai.
-Scusaci! –urlarono i briganti correndo via spaventati. Non fecero in tempo a percorrere un metro ed erano già diventati polvere. Non avevo mai visto un processo di combustione così veloce e potente e rimasi incantata da quelle fiamme color carbone che in quel momento circondavano noi due.
Riuscivo a sentire il calore di quelle fiamme così potenti che però non mi ferivano.
-Che ci fai qui? –chiesi titubante. Faceva paura, tremavo leggermente. Forse per la paura o forse per la ferita che mi ero procurata.
Non mi rispose e scattò in avanti avviandosi verso casa mia.
-Mi rispondi? – lo squadrai e vidi che cercava in tutti i modi di non incrociare il mio sguardo. Stava male per Leonard. Di sicuro andare nel posto in cui era morto non aveva servito. Una fitta dolorosa allo stomaco mi distolse dai pensieri facendomi tossire e aumentare il sangue fuoriuscente dalla ferita.
Maledizione pensai abbandonando il braccio appena alzato sul fianco. Era doloroso da morire.
-Perché sei venuta qui? –mi chiese tutto d'un tratto.
Aveva la voce impastata ancora un po' dal sonno. Si era appena svegliato, e che bel risveglio.
-Che te ne importa? –risposi scocciata.
-Rispondimi –disse secco.
Aveva la voce ferma, la calma prima della tempesta. Lo sentii irrigidirsi mentre fissava la strada avanti a sé. Per la prima volta mi fece veramente paura.
-Per vendicarti –sussurrai con il volto basso.
Ci fermammo di colpo e lui spostò lo sguardo dalla strada a me.
-Potevi morire –sussurrò. La sua voce si spezzò alla parola morte.
-Ci ho pensato dopo, pensavo di farcela –dissi. Avevo agito di impulso.
-Ma sei stupida?! E se fossi morta veramente?! –disse alzando il tono di voce sgridandomi.
-Ma io non ti capisco! Fino a qualche settimana fa mi odiavi, ora che abbiamo gli stessi poteri e puoi toccarmi solo tu ti sto simpatica?! Non ti importava e non ti importa niente di me! MI hai salvato solo perché dopo saresti stato nei casini col regno! –urlai. Tutto quello che covavo da tempo dentro di me venne fuori. Non potevo sopportare il suo comportamento. Mi sentivo ferita a pensare quelle cose.
Rimase in silenzio per un po'.
-Che ne sai del perché ti ho salvato?- mi chiese tornando calmo, continuando la sua camminata veloce.
-Non lo so infatti, era una mia ipotesi. Quella più probabile –risposi.
Rimase di nuovo in silenzio.
-Allora? Quale sarebbe? –chiesi con tono di sfida. Volevo sapere la verità a tutti i costi.
Spostò gli occhi su di me, mentre il fuoco nero incominciò ad attenuarsi facendo comparire gli occhi color rubino.
-Ti ho salvato perché sei l'ultima persona cara a me rimasta -    

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