67°Capitolo
POV AIDAN
-Pensavamo di entrare dal portale sotto casa tua per poi... -il mio cervello era fuso completamente e le parole di Gale si sfumavano nella mia mente fino a scomparire. Lo guardavo con finto interesse e ogni tanto annuivo per convincerlo di star ascoltando. Non capivo perché dovessero preoccuparsi così tanto di fare un piano dettagliato, io se solo avessi potuto entrare in quel portale sarei già stato all'inferno da un bel po' di giorni. Invece, me ne stavo seduto sulla sedia con gli avambracci appoggiati alle ginocchia e con lo sguardo perso di uno che sta pensando solo ai fatti suoi.
L'uomo che fino a pochi secondi prima stava parlando, sbatté forte la mano sul tavolo per farmi risvegliare e urlò in tono brusco e severo il mio nome.
Gli rivolsi uno sguardo infastidito e tornai a guardare il nulla. Sentii l'uomo sbuffare infastidito e fece il giro del tavolo per venire davanti a me e togliermi la visuale dal nulla.
Alzai lo sguardo e incrociai i suoi occhi marroni che, a solo guardarli, riuscivano a farmi sentire in colpa.
Sospirai e buttai la testa in avanti. Ero stanco di questi piano, delle regole, ero stanco di aspettare. Non potevo entrare in quel portale, come avrebbero fatto gli altri?
-Come pensate di entrare in quel portale? Con tanta fantasia e immaginazione? –chiesi, ironico, cominciando a giocare col ciondolo della collana.
-Facendo due passi ed entrandoci? –chiese il biondo davanti a me, che torno a fare il giro del tavolo per tornare al suo posto.
-Impossibile, ti respinge. –commentai.
Si girò di scatto verso di me, non molto convinto delle mie parole e mi squadrò.
-E questo come lo sapresti, prego? –chiese, incrociando le braccia al petto.
Jack e io ci guardammo, mentre Light e Jennifer si guardarono spaesati. Non aveva detto niente a nessuno e neanche glielo avevo dovuto chiedere.
-CI ho provato, ma mi ha respinto giusto un paio di volte. –dissi, guardando con un sorrisino complice Jack mentre lui se la rideva beatamente.
Mi aveva trovato svenuto come un coglione davanti al portale e avevo ancora i segni delle botte che avevo preso.
Gale mi guardò furente e cominciò ad urlarmi contro cose che non provai neanche ad ascoltare. Non avevo proprio voglia di sentire la solita ramanzina e ormai il danno era fatto. Avevo patito io dolore, mica lui.
-Aidan. –mi chiamo Adam, fermando le urla del biondo.
Era insopportabile quando faceva così, neanche fosse stato mio padre per trattarmi così e, anche se lo fosse stato, non avrei agito molto diversamente.
-Ho capito che sei preoccupato per Julie, ma dobbiamo pensare prima di agire. Abbiamo a che fare coi re dell'inferno, non con dei demoni qualunque. La tua informazione ci ha fatto comodo, quindi ti ringraziamo, ma ti chiediamo di non riprovarci più per il tuo bene. Quando troveremo una soluzione, ne riparleremo, ok? –quello fu l'unico discorso che ascoltai in tutto il pomeriggio e fu l'unico che seguii alla lettera.
Dopo quella specie di riunione, uscimmo da scuola e passeggiammo per le vie del paese per controllare che fosse tutto a posto. Non c'erano stati più segnali dall'inferno di un possibile attacco o di movimenti strani da quando Julie era stata rapita.
Ero sempre più sicuro del fatto che il loro obiettivo fosse solo ed esclusivamente lei.
-E tu non mi avevi detto niente? –sentii Jennifer rimproverare Jack per il fatto che non le avesse detto niente sul mio tentativo di andare all'inferno da solo.
Sospirai e Light mi rivolse un'occhiata.
Era diventato molto più serio nei miei confronti, ero sicuro che non appena avrebbe saputo la notizia del suo rapimento mi si sarebbe scagliato contro con tutta la sua forza, ma così non fu visto che mi picchiettò la spalla per poi dirmi semplicemente –La ritroveremo. -
Non me lo sarei mai aspettato da lui.
All'improvviso, si fece più vicino a me.
-Se ti serve aiuto per qualcosa, qualsiasi cosa, io ci sono. Puoi fidarti di me. -
Sorrisi leggermente e diedi un leggero colpo sulla sua spalla. –Lo stesso vale per te. -
POV JULIEPortai le gambe al petto e appoggiai la fronte sulle ginocchia. Da qualche giorno, mi avevano messo in una camera del palazzo, dandomi vestiti, cibo ed acqua, che non pensavo potesse esistere all'inferno. -
Il mio abito era di un colore rosso come il fuoco, davanti il corpetto era a cuore e la gonna davanti era corta, mentre dietro toccava persino per terra. Non sapevo che fare, non potevo scappare e non potevo nascondermi. Potevo solo leggere alcuni libri che mi avevano dato e aspettare che qualcuno venisse a chiamarmi.
La porta si aprì di colpo, facendomi girare di scatto verso di essa.
Una ragazza dagli occhi completamente neri e i capelli del medesimo colore, apparve alla porta. Portava dei pantaloncini corti, leggermente rovinati, bianchi e una maglietta rossa. Sopra il capo portava una specie di diadema fatto di spine e le sue braccia, insieme al collo, erano piene di segni e cicatrici.
-Alzati. –mi ordinò. La osservai, ma non obbedii. Emanava un'aura ostile ed era identica a quell'aura che avevo sentito qualche giorno prima insieme a Belzebù.
Mi squadrò e mi prese un braccio, tirandomi verso di lei. Non mi ero ancora abituata al fatto che lì tutti mi potessero toccare quando volessero.
Non smisi di fissarla negli occhi e lei se ne accorse, perché mi allontanò leggermente.
-Non mi muovo di qua finché non mi dite perché sono qui. –dissi, sedendomi sul letto della camera. Mi guardò stranita e prese dalla tasca una sottospecie di cellulare.
-Non sono affari tuoi mia cara, muoviti. –disse, avviandosi verso la porta pensando che la seguissi.
-Non verrò con te, Sheiva. –dissi, secca, facendola voltare di scatto.
Vidi sul suo volto un'espressione mista tra sorpresa e rabbia. Mi si avvicinò e mi punto uno dei suoi artigli alla gola.
-Prova a chiamarmi ancora Sheiva e te la taglio. Non mancarmi di rispetto, non vali niente. -
La guardai con il mio sguardo vuoto e presi il suo polso, spostandolo dal mio collo.
-Se non valgo niente, perché mi tenete qua? -
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║La Principessa Intoccabile║
Fantasía[CARTACEO] La principessa intoccabile , così l'aveva soprannominata. Colei che nessuno poteva toccare, colei che avrebbe potuto uccidere ad ogni singolo tocco; eppure... lui ci riusciva. Egli la sfiorava, la accarezzava, la stringeva a sè e lei... l...