TRATTO DA: "Una tentazione divertente", capitolo 28, di ChiaraBrunetti3 [TUTTI I DIRITTI SONO RISERVATI A ChiaraBrunetti3]
Mark mi aveva abbandonato ai miei pensieri andando a lavoro,fisso ancora l'anello incredula,è giusto che tengo un oggetto legato al dito che sento che non mi appartiene?!?,mille domande frullano nella mia testa,decido di farmi una doccia.Apro la porta del bagno,spogliandomi lentamente controvoglia,e butto i vestiti nel cesto dei panni sporchi in vimini,che si confondono con gl'indumenti di Mark,formando un unica palla ammucchiata,il problema è che io è Mark non siamo una cosa unica,forse lo eravamo un tempo,ma chi me la da la certezza che io sia mai stata unica per lui o per qualcuno? Forse non ho mai appartenuto a nulla,forse sono tutti tasselli che si aggiungano al mio puzzle di vita per farmi diventare una persona diversa,per rafforzarmi,per andare avanti e ringraziare un giorno le persone che sono state di passaggio,perché in fondo siamo tutti passeggeri nella vita di qualcuno.Entro nel box doccia,e giro la manopola verso il pallino rosso che indica l'acqua calda,e inizia a scorrere sulla mia pelle nuda,fuori il mio corpo sente caldo,ma dentro sento tanto freddo,come se mi avessero risucchiato tutto il sangue,lasciandomi priva di difese.Spremo il flacone di bagnoschiuma sulla spugna,e inizio a massaggiare il corpo,risciacquandomi e rinvigorendomi solo all'esterno.Ció che mi fa più male è aver dato una possibilità a Mark, quando non posso rinnegare quello che mi lega come una catena d'acciaio ad Anthony.Afferro le prime cose che mi capitano sotto mano,spalancando le ante dell'armadio nero laccato, Un Leggings,e una maglietta di cotone lunga dietro e corta davanti.Resto per un po' immobile difronte ai vestiti sistemati accuratamente sulla gruccia, come persa, sperando che in mezzo a cui vestiti ci sia una risposta ad ogni mio dubbio.Prendo l'elastico dove rilego i miei capelli in una coda scomposta,dove alcune ciocche scendono lungo il collo,solleticandolo soavemente, quando sento suonare alla porta.Apro lo spioncino e lo vedo,vedo lo smeraldo, il cuore inizia la sua lenta melodia per diventare sempre più ritmata, 'cazzo Anthony,oh mio dio,è già qui...calma Anny calma,hai tutto sotto controllo...no non ho niente sotto controllo',faccio un bel respiro,e appoggio la mano sulla maniglia d'ottone aprendogli."C...c...ciao Anthony" sussurro fievole strascicando le parole ed impastandole, la lingua deve essersi attorcigliata, spero abbia capito, e vedo dal suo volto apparire due piccole fossette deliziose e subito dopo il sorriso più sexy del mondo, che mi manda vibrazioni che si ripercuotono all'interno. "C...c...ciao anche a te ragazzina,posso entrare o preferisci parlare sull'uscio?,però non credo che i tuoi vicini vogliano sentire le nostre conversazioni spinte" mi strizza l'occhio, rimango interdetta e spalanco la bocca, e vedendomi in quello stato scoppia a ridere gettando la testa indietro, faccio cenno spiegando una mano di lato per farlo entrare, premendo il suo petto duro e caldo su i mie seni con la schiena appoggiata alla porta sentendo un calore divamparmi dentro,non sento più il gelo di prima,resto inerme, trattenendo il respiro affannato, quando entra del tutto e richiudo la porta con forza.Gli passo davanti per condurlo in cucina,scostando da sotto il tavolo di vetro una sedia per farlo sedere."Allora,come mai sei qui?" Gli chiedo,quando mi rendo conto della domanda stupida che gli ho posto,mentre apro il pensile della cucina e afferro il barattolo di ceramica per prendere un po' di caffè e pressarlo dentro la macchinetta."In che senso Anny?devo parlare con il tuo caro fidanzato,anche se so che la risposta che volevi è che sono qui per vedere il tuo delizioso fondoschiena mentre mi prepari con premura il caffè" sentenzia, mi volto fissandolo con gli occhi ridotti in due fessure piccolissime impedendomi quasi di riuscirlo a vedere del tutto, si morde il labbro inferiore, togliendosi la giacca di pelle appoggiandola allo schienale di ferro della sedia."Ho avuto tanto da fare, ma proprio tanto, che me ne sono scordata" pigio il pulsante per attivare la macchinetta, mi giro strizzando l'occhio come mi ha fatto lui prima, dai a Cesare quel che è di Cesare...mio caro Anthony.Deve averlo capito perché gira subito lo sguardo,passandosi una mano furente su i capelli mossi."Bene,dov'è ora?" Ribatte,mentre gli porgo la tazzina fumante contenente il liquido nero e il barattolo di zucchero, senza incrociare il mio sguardo.Scosto la sedia di fronte per sedermi, " è a lavoro" affermo scocciata del fatto che non mi sta guardando negli occhi mentre parlo,come se non esistessi, ma infondo che diritto ho di prendermela, sono una sciocca. Prendo la tazzina di caffè soffiando leggermente dentro guardando la scia di fumo bollente dissolversi piano in aria, quando me la strappa con violenza dalla mano facendola cadere per terra,rompendola in mille pezzi, il liquido si allarga sul pavimento bianco lucido, lasciando cadere delle gocce ritmicamente dal tavolo.Alzo la testa incrociando il suo sguardo indignato, "Ma che cazzo ti prende? Sei scemo Anthony?" Sbotto furiosa,alzandomi per prendere un fazzoletto e ripulire tutto il disastro. Si alza anche lui girandomi, afferrandomi la mano, mettendomela davanti al naso."Cos'è questo? Dimmi che cazzo significa?" Il tono irruente mi colpisce in pieno, È alterato, il viso rosso e gli occhi pieni d'ira.Faccio forza staccando la mia mano dalla sua presa forte, vorrei abbassare lo sguardo, cercare una via d'uscita ma mi comporterei solo da vigliacca, ma forse lo sono, perché non riesco ad essere sincera nemmeno con me stessa."Sono cose che non ti riguardando" rigetto, fissandolo attentamente, ho una morsa allo stomaco che mi attanaglia, sentendo la mano che mi pulsa massaggiandomela."Invece si, dal momento che Ti Amo,mi riguarda tutto di te" la sua voce mesta mi affligge, poggia il palmo delle mani sul tavolo, chinandosi con la testa bassa come per cercare di riprendere fiato.'Ti amo' una semplice parola che racchiude un universo di emozioni, che mi travolge come un fiume in piena scagliandosi contro la mia barriera interiore disintegrandola, sarebbe facile profanare lo stesso sentimento, arrendersi totalmente, con l'anima e il corpo, ma non lo faccio, forse non trovo il coraggio."È un anello di fidanzamento, contento? Mark mi ha chiesto di sposarlo" ammetto sbuffando, con voce sommessa, quasi per non farmi udire, lui alza la testa con gli occhi lucidi e velati di malinconia, un' altra morsa al petto, sapendo che il dolore che leggo è causato da me, se potessi mi strapperei il cuore, un organo inutile perché non riesco a trattenerlo qui con me, e glielo donerei, mi sento un anima persa e confusa, in un corpo molle e inespressivo."Cosa hai risposto?" Un sussurro arreso, mi fissa speranzoso, vorrei gridargli che non si deve arrendere, che sono qui e può fare di me quello che vuole, perché senza di lui sono solo un puntino insensato buttato lì in mezzo al mondo."Si,gli ho detto di si" confesso con gli occhi gonfi, l'incessante voglia di piangere e nascondermi, ed anche se ancora non gli ho dato una risposta a Mark, questo è l'unico modo per farlo uscire dalla mia testa, ma non so se uscirà mai dal mio cuore che batte solo con lui...solo per lui.Si avvicina a me,che gli do le spalle guardando Central Park dalla grande vetrata, mi circonda la vita con le sue braccia forti, chiudo gli occhi appoggiando la fronte al vetro freddo, sento che inspira con il naso infilato tra i miei capelli che ha sciolto buttando il laccio a terra, sciogliendo anche il mio cuore."Perché?perché gli hai detto di si?bdopo tutto quello che ti ho detto, dopo tutto quello che lui ti ha fatto, perché scegli lui?" Strofina il naso su i miei capelli, baciandomi la nuca, scendendo dietro l'orecchio, mi sfugge un gemito, che reprimo."Non trovo risposte alle tue domande, ho scelto lui, ti basta sapere questo" una lacrima mi solca la guancia, bruciando come se mi avessero buttato un fiammifero sul viso.Lascia la presa dalla mia vita, salendo sulle braccia,"era una promessa quando ti ho detto che non mi arrendo, e non intendo farlo mai, quando arriva il tuo sposo chiamami." Si allontana lasciandomi priva di calore, resto immobile come se fossi inchiodata qui, non ho il coraggio di voltarmi, farebbe troppo male, sento che afferra la sua giacca e apre la porta, sbattendola violentemente, facendo rimbombare il rumore per tutta la casa, e dentro di me, Poggio un palmo sul vetro umido mentre il mio viso e il mio collo ormai sono bagnati di lacrime amare, le lascio camminare lentamente, assorbendo ogni singola goccia di dolore.