Chloette_

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TRATTO DA: "Changes", capitolo 42, di Chloette_ [TUTTI I DIRITTI SONO RISERVATI A Chloette_]

Al pomeriggio mi preparai per andare da lei, non l'avevo avvisata, volevo farle una sorpresa e scusarmi del mio comportamento.Verso le cinque arrivai di fronte alla sua porta, presi un respiro profondo e bussai decisa, attesi qualche minuto per poi trovarmi di fronte mia sorella; aveva delle occhiaie profondissime, il viso stanco e sciupato, i capelli arruffati e teneva in braccio la bambina che dormiva.«Hey» le sorrisi debolmente mentre lei era rimasta a fissarmi, impassibile.«Amanda... cosa...» mi squadrò da capo a piedi, quasi fossi un'allucinazione.«Mi dispiace» la guardai preoccupata, accigliandomi leggermente, lei si mosse velocemente, allontanadosi dalla porta. Decisi di entrare e nel farlo la vidi appoggiare Carly in un passeggino per poi venire verso di me, ebbi il tempo di vedere i suoi occhi lucidi per poi ritrovarmi incastrata in un suo abbraccio.«Pensavo mi odiassi, scusa, scusa, scusa» iniziò a piangere stringendomi a sé, sorrisi sentendo le lacrime premere per uscire e le accarezzai la schiena.«Non devi scusarti tu, sono io quella che ha sbagliato» si staccò da me bruscamente, guardandomi con gli occhi arrossati.«Ma anche io ho sbagliato ad aggredirti... non ti ho neanche chiesto cosa provi per lui» sospirai staccandomi da lei completamente.«No, hai ragione, ma sto cercando di rimediare» sorrisi in modo malinconico e lei si spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio.«Cosa significa?» aveva la voce stanca, non volevo affaticarla ulteriormente, curare Carly doveva essere abbastanza estenuante.«Niente» sorrisi più sinceramente «dai andiamo a sederci» chiusi la porta alle mie spalle e la presi per mano, accompagnandola al divano.«Amanda, cosa succede?» mi guardò confusa, sedendosi accanto a me.«Niente, volevo solo chiederti scusa» le sorrisi e lei mi prese la mano con gli occhi nuovamente lucidi. «Sono così contenta, non mi rispondevi mai, pensavo non volessi parlarmi più» sorrise e le asciugai una lacrima che le stava scivolando sulla guancia.«Hai ragione, ho sbagliato» sospirai passandomi l'altra mano nei capelli «ma non ero ancora pronta a parlarti»«Fa niente, va bene così, non era mia intenzione farti arrabbiare, volevo solo aiutarti... mi dispiace» mi strinse la mano e ci sorridemmo a vicenda. Non avrei potuto odiare mia sorella per nulla al mondo, era una delle persone più importanti della mia vita e addirittura forse l'unica che era sempre stata dalla mia parte.«Ora sono qui e abbiamo fatto pace, come stai?» le accarezzai il dorso della mano con il pollice e lei si incupì all'istante.«È bellissimo avere Carly qua con noi... ma altrettanto stancante, ogni notte piange e non capisco il perché» sospirò e proprio in quel momento la piccola iniziò a piangere, Jennifer emise un verso di frustrazione e si alzò staccando la mano dalla mia.«Vuoi che provo ad aiutarti?» mi offrii, tenerla in braccio era una delle cose che mi aveva spinto a tornare da lei.«Non credo serva a qualcosa» sbuffò prendendola in braccio, cercando di calmarla, ma lei continuava nel suo pianto, imperterrita.«Posso almeno provarci» mi alzai andandole vicino, dapprima mi guardò stralunata, ma alla fine si arrese e mi tese la piccola; la presi in braccio mentre le sue urla iniziavano a distruggere i timpani anche a me. «Dai, vai a sdraiarti, qua ci penso io» le suggerii provando a darle un po' di tregua, lei non se lo fece ripetere due volte e salì al piano superiore.

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