SerenaTheGentle

182 7 2
                                    

TRATTO DA: "Je t'aime", capitolo 15, di SerenaTheGentle [TUTTI I DIRITTI SONO RISERVATI A SerenaTheGentle]

"Pov Amanda

Erano le dieci di sera e Clotaire e Lucille avevano deciso di andare a dormire e non mi sfuggì l'occhiolino che mi fece la donna prima di girarsi e andare in camera sua.Cosa voleva dire quell'occhiolino?-Cosa facciamo?- mi chiese Edmund dopo un po'.-Che ne dici se andiamo in camera nostra?- dissi io e solo allora mi ressi conto delle parole che avevo utilizzato. Nostra. Era così strano utilizzare quell'aggettivo nonostante non avessimo fatto niente che ci unisse in modo particolare.-Okay- disse lui lanciando un'ultima occhiata al camino per poi appoggiarsi a me e andare in camera. Potevo sentire il suo odore di buono e dolce allo stesso tempo.Amanda! Ma da quando ti metti ad annusare i ragazzi? Non sei un cane!Cavolo Coscienza! Come mai devi avere così maledettamente ragione tutte le volte?!Arrivammo in camera ed Edmund si mise seduto appoggiando la testa alla testata del letto e con un cenno della mano mi fece segno di mettermi seduta vicino a lui. Non so perché, ma il contatto fisico con lui non mi dava fastidio come era successo per le prime volte o come era successo con altri ragazzi prima di lui.-Facciamo il gioco delle cento domande?- mi chiese poi spezzando il silenzio che si era creato. La sua mano giocava con la mia ed eravamo spalla contro spalla.-Non credi che cento siano un po' troppe? Ci vorrebbero giorni per finirle...- dissi io sorridendo un po' e potei percepire le sue labbra curvarsi in un sorriso simile al mio.-Hai ragione, allora riduciamole a dieci. Credo che così si possa fare.- mi propose poi guardandomi e fui attratta dai suoi occhi.-Okay.- accettai io e poi chiesi –Possiamo chiedere qualsiasi cosa?--Qualsiasi cosa, sciocca, seria e intima.- mi guardò mentre diceva queste cose –Paura?--Assolutamente no!- risposi io rivelando il mio orgoglio.-Chi comincia per primo?- chiese Edmund dopo una breve risata. Mi misi seduta a gambe incrociate di fianco a lui e potei vedere il suo bellissimo viso illuminato dalla luce dell'abat-jour che si trovava alla sua destra, mentre io ero alla sua sinistra.-Comincia tu.- dissi sfidandolo e lui dopo aver pensato per qualche minuto sparò la prima domanda.-Quanti fratelli hai?- questa domanda non me l'aspettavo a dire la verità. Come minimo mi sarei aspettata qualcosa del tipo "Quanti ragazzi hai avuto?" o "Trovi che io sia sexy?".-Ne ho due: Giovanni e Arianna. Giovanni è sposato e ha una bellissima bambina di nome Elena, mentre Arianna studia arte e non la vedo da qualche mese.--Quindi stavi aspettando Natale per rivederli?--No, in realtà Arianna non sarebbe tornata per Natale e allora ho colto l'occasione per andare a trovare zia Matilde e poi sarei dovuta tornare per Capodanno. Secondo te dovrei considerare questa come la domanda numero due?- non so perché ma quando qualcuno mi fa una domanda del genere ho bisogno di spiegare per bene le cose.-Spero per me di no.- disse lui sorridendomi e non potei non dirgli che non l'avrei contata. Accidenti a quel suo sorriso!-Ora tocca a me.- dissi e poi dopo aver pensato un pochino a quali domande avrei potuto fargli chiesi la cosa più banale del mondo. -Perché era così importante che partecipassi alla gara?--Perché all'interno della Brigata ci sono tre fazioni: la fazione italiana, la fazione americana e la fazione russa. Quindi questa gara di sci era stata organizzata per dichiarare la fazione campionessa di quest'anno, ma senza di una non si può continuare la competizione e l'evento viene rimandato. Tuttavia non riesco a non immaginarmi la potenziale faccia di Marco non appena avrà scoperto che non c'ero.--Secondo te cosa succede fuori di qui? Voglio dire: pensi che ci stiano cercando?--Non lo so, ma so che in un modo o nell'altro usciremo di qui e tutto ritornerà al proprio posto.- aspettò un secondo prima di chiedermi se doveva considerare quella domanda come la numero due e allora gli risposi come lui prima.-Spero proprio di no.- e sfoderai il mio miglior sorriso per poi strappargli un "Okay".-Hai mai creduto a quelle cose che dicevano su di me?- mi chiese poi e io lo guardai interrogativamente per poi dargli un risposta.-Non al cento per cento.--In che senso?--Beh... tu eri Edmund Grandi, il figlio del grande avvocato ed era normale che ti interessassi al mondo femminile con il fisico che ti ritrovavi, ma io avevo la sensazione che non era quella la verità che volevano far credere. È troppo semplice spifferare delle cose ai quattro venti, ma allo stesso tempo tu non dicevi niente che potesse smentire quelle frasi e quelle parole.- sono sicura di essere diventata rossa mentre dicevo ciò e sperai vivamente che Edmund non se ne accorgesse. Era tremendamente difficile guardarlo negli occhi.-In realtà non mi importava molto di quello che dicevano di me, dopotutto a nessuno importava di me. Forse solo al mio amico Matteo.- a sentire quel nome mi irrigidii e lui se ne accorse, ma non disse niente, almeno per il momento. –Sai, lui era proprio un bravo ragazzo, ma con l'andare del tempo ci siamo persi di vista. Lo conoscevi?- -No.- risposi troppo precipitosamente e sospettai che non avesse creduto a quel mio "no".-Okay, tocca a te.- mi disse prendendomi una mano nella sua.-Qual è la verità legata al tradimento di tuo padre?-Sospirò prima di rispondere e mi affrettai a dirgli che non era obbligato a rispondere, così lui mi strinse maggiormente la mano mentre rispondeva.-Non preoccuparti, almeno una persona deve sapere la verità. Allora, mio padre tradì mia madre con la mia insegnante di latino e non con sua sorella, decisero di non separarsi perché sarebbe stato troppo scandaloso e svantaggioso per entrambi, così si proclamarono una coppia libera di frequentare chi volevano ma con discrezione.--Oh mio Dio!--Già.--È una cosa...- non trovavo parole per descrivere ciò che mi aveva raccontato.-Disgustosa? Spregevole? Inaudita? Ne potrei trovare duecento di aggettivi, ma sai la cosa peggiore qual è? Che l'ho scoperto io e sempre io ho fatto sapere di lui a tutti. Le voci che sono nate su di me erano conseguenze non volute, come il nostro sparire da Siena. Mi piaceva molto.--Edmund, mi dispiace.- anche io gli strinsi la mano come per infondergli un po' di coraggio e solidarietà credo.-Non fa niente, la cosa che mi fa felice nel raccontare questa storia è il fatto che fortunatamente Honor era fuori e non ha assistito.- mi sorrise e poi mi chiese se abitavo ancora a Siena e io annuii. -In cosa ti sei laureata?- questa era facile.-Antropologia sociale!- dissi fiera.-In parole povere?- cosa? Era serio?-In parole povere ho studiato i comportamenti delle persone all'interno della società!--Interessante, io sono un avvocato.--Sul serio?- ero stupita, credevo che stesse ancora frequentando.-Si, sul serio! Mi sembri stupita.--Non credevo che uno come te potesse perseguire in un obbiettivo!--"Uno come te"?--Si, sai, nel senso che a scuola non ti impegnavi tanto e quindi ho pensato che...- che figura di merda!-Mio padre ha insistito.- mi disse lui con un sorriso amaro stampato in faccia.-Hai una ragazza?- come cavolo mi era uscita quella domanda??? Cercai di non arrossire troppo.-Cerchi per caso di sapere se sono emozionalmente libero?--No, era per sapere. Sai, fare un po' di conversazione...- il mio sguardo vagò per la stanza per poi riposarsi su di lui e piantarsi nei suoi meravigliosi occhi verdi. L'ho già detto che la colorazione del rosso che ho raggiunto è simile a quella delle fragole?-No, non ce l'ho.- dentro di me tirai un sospiro di sollievo. Perché tiri un sospiro di sollievo Amanda?Non lo so Coscienza! Cosa cavolo mi prende???-E tu? Hai un ragazzo?- mi guardava in qualche modo... speranzoso? Nah, che vado a pensare!-No.- dissi sostenendo il suo sguardo e poi chiedere –Tu lavori?--Scherzi? Certo che no!- me lo disse come se lavorare fosse una cosa brutta o addirittura schifosa.-Cosa ci trovi di male?- dissi guardandolo truce.-Sono troppo giovane per lavorare. Non trovi?--Beh, no. Cosa fai tutto il giorno?-Mi diverto. Ogni giorno c'è una nuova avventura con gli amici e partite di golf.- -Partite di golf?- ma che cazz...? -Si- lo disse con tanta naturalezza che mi venne da ridere.-Che ridi?- mi chiese e non potei fare a meno che compatirlo in qualche modo.-Quello che fai tu non è divertirsi. Quello è sprecare il tempo!- -E tu che ne sai?- -Hai un sogno? Un desiderio da realizzare?- -No, non ho prospettiva per il futuro! È presto ancora!- -No, i giorni incominceranno a confondersi tra di loro e non capirai cosa sia successo e ti ritroverai a trent'anni che avrai sprecato buona parte della tua vita a non fare niente e ti renderai conto di averla buttata!- Edmund interruppe il contatto con le nostre mani e si chiuse in sé.-Non sai nulla di me per dirmi queste cose!- disse dopo circa dieci minuti di silenzio. -Lo so, scusami.- dissi io dopo un pò. Forse avevo esagerato, ma pensavo veramente quelle cose. -Tu hai un sogno?- -Si- -Quale?- si girò un poco verso di me, ancora a braccia conserte.-Vorrei viaggiare, vorrei fare un lungo viaggio in giro per i paesi che mi hanno sempre affascinato fin da piccola.--E lavori?- -Si, proprio per poter realizzare il mio sogno. Non importa quanto tempo ci metterò, ma spero di poterlo realizzare un giorno o l'altro.--Che lavoro fai?--Ti ricordi il bar di Doris davanti alla scuola media?- -Si- -Beh faccio la cameriera lì, non guadagno tanto, ma almeno posso permettermi l'indipendenza.- risi un po' e poi lo sguardo di Edmund si addolcì un po'. –Tu hai mai viaggiato?- -Si, sono stato in molti posti.- cercai di farlo continuare e alla fine si arrese. Non riusciva ad essere arrabbiato con me.

Non godere troppo! Ahh sta' zitta tu!"

CONCORSO #MettitiAllaProvaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora