Gufetta25

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TRATTO DA: "We'll never lose each other", capitolo 5 "Sul filo dei ricordi", di Gufetta25 [TUTTI I DIRITTI SONO RISERVATI A Gufetta25]

Esco dalla nostra stanza per raggiungere Ginevra nell'ala opposta della villa e durante il tragitto supervisiono che tutto proceda nel verso giusto.
Dopo aver concluso gli studi liceali ho indirizzato tutte le mie attenzioni e le mie forze alla realizzazione della mia passione, ossia quella di diventare un'esperta organizzatrice di matrimoni, e negli anni ho frequentato corsi, conseguito attestati e certificazioni, ma mai prima d'ora mi era capitato di realizzare un intero matrimonio da sola. Tutte le responsabilità erano sulle mie spalle, e non sempre ero stata capace di gestirle, ma con non pochi sforzi sono riuscita a progettare il matrimonio dei sogni di Ginevra e proprio lei aveva fortemente voluto che organizzassi tutto da sola, solo in base alle sue preferenze, e per questo aveva pregato il capo dell'agenzia per cui lavoravo da qualche mese di lasciarmi fare, di prendere autonomamente l'incarico senza essere seguita da qualcun altro dei suoi scagnozzi, sicuramente non alle prime armi come me, e c'era riuscita.
Lei aveva liberato le mie ali permettendomi di volare, di avverare i miei sogni.
Io le dovevo tutto e se il matrimonio fosse proceduto secondo i piani avrei sicuramente ripagato la metà del mio debito verso di lei.
Batto le nocche sulla porta, arrivata a destinazione, un piccolo angelo bianco viene ad aprirmi, "ciao piccola" esclamo rimirando Eva, la nipotina di 7 anni di Jonathan, loro damigella.
"Ciao zia Meghan!" cinguetta lei saltandomi al collo, sorrido abbracciandola, "vieni ti porto da zia Ginevra" raccoglie la mia mano e mi trascina dietro di sé oltre una grande vetrata scorrevole.
La scena che appare davanti ai miei occhi mi lascia spiazzata.
Ginevra è riflessa nello specchio mentre sua madre delicatamente le sistema il velo coprendole il viso, una piccola lacrima di emozione percorre il volto di entrambe, e sento che molto presto anche le mie faranno il loro ingresso.
"Testimone allora che ne pensi?", chiede puntando i suoi occhioni verdi e umidi su di me e raccogliendo la coda del vestito fra le mani fa una giravolta.
Ammiro la sua snella figura perfettamente ricoperta dalla leggera stoffa del vestito a sirena di cui si era innamorata solo dopo averlo visto una volta su una rivista.
"Sei mozzafiato!" asserisco riosservandola in ogni particolare, i suoi mori capelli avvolti in un delicato chignon, la schiena nuda impreziosita dalle trasparenze del vestito, il seno fasciato da un corpetto di minuscoli diamantini, le labbra incurvate in un delicato sorriso, il più dolce che abbia mai visto.
"Ti ringrazio" dice, poi prende il bouquet dal comò e fa un profondo respiro, "sono pronta!", annuisco e tramite il ricetrasmettitore avviso lo staff dell'imminente inizio della cerimonia.
Il tragitto fino al gazebo in giardino adibito per il rito civile è scandito dal solo picchiettare dei tacchi sul pavimento e dal battere irruento dei nostri cuori tesi. Ginevra dietro di me è silenziosa, intenta a torturare lo stelo del bouquet, agitata.
Mi fa sorridere ricordarla qui esattamente sei mesi prima, quando con John e Colin eravamo venuti a vedere la location per la prima volta, e lei era così felice, saltellava da un lato all'altro del giardino, osservando esterrefatta ogni dettaglio.
Troppo impaziente di sposarsi a soli 21 anni.
Ricordo di essere stata più preoccupata io di lei, dubbiosa sull'effettiva realizzazione della cerimonia, sulla fretta che John le aveva messo con quella promessa di matrimonio improvvisata, sulla leggerezza con cui lei affrontava l'argomento. Ma alla fine fra di noi era sempre così, io ero quella riflessiva, lei era l'eterna bambina.
"Eccola!", il vociare entusiasta degli invitati mi ridesta dai miei pensieri, riportandomi al presente. Focalizzo lo sguardo sul sentiero, appositamente tracciato, per l'altare, schiere di invitati puntano lo sguardo su di noi, i violini sono in posizione pronti per infondere le note della marcia nuziale, John è in attesa sull'altare, in una posa composta e rigida, al suo fianco Colin, tranquillo e rilassato.
Mi schiarisco la voce e mi volto incrociando lo sguardo di Ginevra, lei mi sorride smettendo di torturare il nastro del bouquet e mi chiede silenziosamente un abbraccio allargando leggermente le braccia. In un secondo mi catapulto fra le sue braccia, stringendola così forte da farle mancare il fiato. Quelle maledette lacrime, così tanto trattenute, riescono a solcare i miei occhi abbandonandoli, "andrà tutto bene", sussurro, lei annuisce, sorrido, "alla fine quell'uomo è davvero tuo", scoppia in una risata leggera ricordando una sua frase di tanti anni prima, poi mi allontana lievemente osservandomi, "e tu non dovevi aver nulla a che fare col suo amico, giusto?" asserisce con un ghigno sul viso, arrossisco colpevole, lei si lascia scappare una nuova risata a cui mi unisco anch'io.
Mi asciugo le lacrime, facendo attenzione a non sbavare il trucco e stringendo un'ultima volta la sua mano do ordine alle violiniste di far partire la marcia nuziale.
"Ci siamo" esclamiamo all'unisono.

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