TRATTO DA: "Sei la luce nella mia oscurità", prologo, di MassimoValentino [TUTTI I DIRITTI SONO RISERVATI A MassimoValentino]
Un anno fa.
Sbam.........
Mi risveglio nel mio letto "Che cazzo è successo?". L' ultima cosa che ricordo è che sono rientrato a casa dopo la fine della scuola.
Mi allungo per sgranchirmi e mi accorgo che mi fa male ogni parte del mio corpo, come se fossi stato investito da un camion. Ok, basta pensare ai dolori, devo correre in bagno, mi scappa da morire. Prendo un paio di boxer, dei jeans e una maglietta "Già che ci sono mi faccio la doccia". Entro nel bagno e guardandomi allo specchio mi ritrovo davanti a uno spettacolo orribile, ho la faccia livida, il sopracciglio destro spaccato e ho la maglia sporca di sangue, presumo che sia il mio, visto che ho del sangue secco sotto al naso. Mi fisso allo specchio aspettando che quel riflesso cambi, ma non succede. Apro la porta del bagno e chiamo «Mamma. Mamma.». Aspetto un attimo e sento i suoi passi salire le scale. La vedo arrivare, mia madre ha quarant'anni ed è alta un metro e sessanta. Ha i capelli lunghi e biondi, ora raccolti in uno chignon. Il suo modo di vestire è sempre impeccabile, oggi infatti veste un tailleur visto che deve andare a lavoro, è un'insegnate universitaria di letteratura inglese . Per la sua età si mantiene in forma, infatti ha pochissime rughe. Io ho preso il mio aspetto quasi interamente da lei, tranne per l'altezza, per fortuna, visto che sono un metro e novanta per una novantina di chili per fortuna di muscoli. Devo ringraziare la mamma di questo che già da piccolo mi mandava in palestra. Abbiamo gli stessi capelli biondi solo che i miei sono di qualche tonalità più scuri. Appena mi vede trattiene il respiro e visto che non arriva nessuna risposta le chiedo «Cosa mi è successo?».
Io già l'ho immagino ma spero vivamente di sbagliarmi, visto che non arriva nessuna risposta chiedo urlando «Cosa cazzo mi è successo? È stato di nuovo lui?». Lei mi guarda ammutolita ed abbassa lo sguardo. «Dov'è quel figlio di puttana?» e guardando meglio mia madre mi rendo conto che anche lei è piena di lividi ed ha una crosta di sangue secco sul labbro inferiore. «Ha picchiato anche te?». Lei per un attimo alza lo sguardo e incontra i miei occhi. Ormai i suoi bellissimi occhi azzurri con quelle piccolissime venature dorate, proprio come i miei, hanno perso quel luccichio di felicità, da quando tre anni fa ha sposato un bastardo che non perde occasione per picchiarla. Lei abbassa subito lo sguardo e inizia a mordersi il labbro, proprio sopra la crosta che immediatamente comincia di nuovo a sanguinare. Mi avvicino a lei e le prendo la faccia tra le mani così da alzarle il viso per guardarla negli occhi. «Mamma ti sei sforzata per sopportarlo, ma ora mi sono stancato di vederti così. Dov'è?». Nell'istante in cui vedo una lacrima rigarle il volto perdo il controllo. La lascio e inizio a correre, scendo le scale e lo trovo sdraiato sul divano. Un uomo, per così dire, di cinquant'anni di un metro e settanta sia di altezza che di larghezza che da quando ha sposato mia mamma ha lasciato il lavoro e si sta facendo campare da lei. Indossa una maglietta sporca da far schifo e un paio di pantaloni della tuta che fanno concorrenza alla maglia. Più lo guardo e più non so' cosa mia madre ci abbia trovato in lui al punto da spingerla a sposarlo. Appena mi vede si alza con un sorriso di trionfo sul viso, penso che sia per le condizioni in cui mi ritrovo la faccia. Mi guarda e dice «Buongiorno stro....», non lo lascio finire di parlare che il mio pugno entra in contatto con la sua faccia rompendogli il naso, facendolo sbilanciare all'indietro ed in quel preciso istante parte il secondo pugno che lo scaraventa contro la libreria. Si accascia per terra ed io con tutta la delicatezza del mondo lo prendo per i capelli lo alzo e prendendolo per la gola lo sbatto ancora contro la libreria e gli urlo «Pezzo di merda, hai osato picchiare di nuovo mia madre?» e lui per tutta riposta mi fa un sorrisino di merda. Serrò la presa sulla sua gola e mi accordo che non riesce a respirare bene, ma non me ne importa niente. Allora mi avvicino al suo orecchio e gli dico «Tu ora sparirai dalle nostre vite, da questa città e non ti farai più vedere. Se solo ti vedo di nuovo ridurrò ogni osso del tuo corpo in polvere. Non mi importerà se andrò in galera perché avrò preso la tua misera vita.». Finito il discorso mi allontano quel che basta per guardarlo negli occhi in cui vedo solo il terrore e allora gli sussurro «Hai capito?», non avendo risposte mi avvicino alla sua faccia ormai ricoperta di sangue e gli urlo «HAI CAPITO?». Lui annuisce subito, allora gli lascio la gola e lo prendo per la maglia e lo sbatto fuori di casa. La gente che passa fissa la scena incredula, ma io non ci faccio caso, invece mi avvicino a lui che ormai è steso per terra, mi accovaccio e gli dico «Ora pezzo di imbecille scompari dalla mia vista». Mi alzo e nel giro di pochi secondi lo vedo alzarsi e correre via con la faccia coperta di sangue. Mi guardo intorno e vedo che le persone mi fissano con aria sconcertata, alcuni mi sorridono anche perché sanno cosa succedeva ogni dannata sera in casa mia. Girandomi verso casa la vedo appena fuori la soglia di casa, lì c'è mia madre che mi guarda con il volto rigato dalle lacrime. Mi avvicino alla soglia e la faccio entrare, io entro dopo di lei, il tempo di chiudere la porta e la abbraccio facendola piangere sul mio petto. Le inizio ad accarezzarle la schiena e le sussurro all'orecchio «Mamma ci sono qui io, ti proteggerò come avrebbe dovuto fare lui e mi prenderò cura di te, te lo prometto. Ma adesso smettila di piangere.» e le sorrido.Oggi.......
Ricordo ancora quella promessa che non ho potuto mantenere perché la sera stessa sono stato arrestato per aver picchiato lo stronzo e anche con le testimonianze di tutti i vicini, di mia madre e la mia, sono stato dichiarato colpevole e ho dovuto scontare un anno di prigione. Lo stronzo è ancora a piede libero e deve solo pregare di non farsi vedere da me. Ieri era l'ultimo giorno di prigione ed oggi sto tornando a casa e farò in modo di mantenere quella promessa vecchia di un anno. Mi ritrovo sulla soglia di casa ad aspettare che mia madre mi apra. Ma qualcosa mi fa girare verso la casa accanto la nostra, in cui non viveva nessuno , ma a quanto pare ci si è trasferito qualcuno, è il suono di una risata che mi attira e lì che la vedo che con la sua sola presenza mi attira come il canto di una sirena. La porta si apre e vedo mia madre, ma la prima cosa che le chiedo è «Chi è quella ragazza?». Lei si gira la guarda e appena torna a guardarmi ha un sorriso sul viso, mentre io ho già capito che deve essere MIA.