CAPITOLO 5

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È giunto il gran momento, quello che abbiamo aspettato e, allo stesso tempo, temuto per sedici anni: il giorno della Cerimonia della Scelta.
L'ingresso del Centro è molto affollato e la fila per gli ascensori si muove molto lentamente.
Davanti a me c'è un gruppo di Abneganti che, come loro abitudine, pensano prima agli altri e poi a loro stessi e così ci cedono il loro posto in ascensore. Tra di loro c'è anche Caleb ma nella confusione non mi vede. Sembra calmo, lo sarei anche io se avessi le idee ben chiare come lui, ma purtroppo non è così.
Avrei voluto che il viaggio in ascensore durasse di più, ma sarebbe stupido voler prolungare l'agonia.
Insieme ai miei genitori entro nella sala della scelta, probabilmente sarà l'ultima cosa che faremo insieme. Questo pensiero mi fa sentire una fitta al cuore. L'ultima volta. No. Non devo pensare a queste cose o crollerò. Non voglio essere tra quelli che piangono, li ho sempre trovati patetici.
La sala è enorme e divisa in centri concentrici; quello esterno è assegnato ai sedicenni di tutte le fazioni. Noi non siamo ancora considerati membri, con la decisione che prenderemo oggi, diventeremo iniziati e, solo al completamento del rito di ammissione diventeremo membri a tutti gli effetti.
Come ci è stato spiegato, dovremo disporci in ordine alfabetico sulla base del cognome. Io verrò chiamata dopo Althea e Caleb.
Il cerchio successivo è riservato ai nostri familiari ed è diviso in cinque settori, uno per ogni fazione. La cerimonia non è aperta solo a noi e alle nostre famiglie, ma anche agli altri membri delle fazioni, non tutti partecipano ma ne arrivano abbastanza da costituire una folla immensa. Mi sento quasi soffocare.
L'incarico di presiedere alla cerimonia ruota di fazione in fazione ogni anno, quest'anno tocca agli Abneganti e sarà Marcus Eaton a tenere il discorso di apertura e a leggere i nomi in ordine alfabetico inverso.
Nel cerchio più interno ci sono cinque grossi piedistalli sui quali sono poggiate cinque grandi coppe. Ognuna contiene l'elemento simbolo di una fazione: pietre grigie per gli Abneganti, acqua per gli Eruditi, terra per i Pacifici, carboni ardenti per gli Intrepidi e vetro per i Candidi.
Quando verrò chiamata dovrò raggiungere il centro della sala e prendere il coltello che mi porgerà Marcus, farmi un taglio nella mano e lasciare gocciolare il sangue nella coppa della fazione che sceglierò.
Inizio a non sopportare più l'attesa, non solo quella della scelta ma anche quella dei saluti. Mi avvicino ai miei genitori che mi guardano sorridenti. Il loro sguardo è sereno anche se nei loro occhi vedo un velo di rassegnazione, come se già sapessero che questa sarà l'ultima volta che mi vedranno. Non riesco a sostenere i loro sguardi, non sono mai riuscita a sopportare gli adii. Ascolto le loro parole di incoraggiamento stringendo i pugni così forte da sentire pizzicare la pelle dei palmi delle mani. Se non mi allontano subito scoppierò a piangere come una bambina.
Li stringo a me, in quello che potrebbe essere il nostro ultimo abbraccio e mi dirigo nel settore al quale sono stata assegnata.
Restare nel mio nido sicuro o spiccare il volo verso l'ignoto?
Mi mordo l'interno delle guance per cercare di fermare le lacrime. Mi mancheranno e non so come farò ad andare avanti senza averli al mio fianco.
Mi siedo al mio posto, tra me e Althea ci sono una decina di persone, ma io riesco comunque vederla bene. È seduta e scruta la sala, intuisco chi sta cercando: Dill. Lo vedo dall'altra parte della sala mentre manda un bacio ad Althea. Lei sorride e, in tutti gli anni che la conosco, non l'ho mai vista così felice; presto si tornerà dal suo amato.
Faccio scorrere lentamente lo sguardo più volte per tutta la sala e non vedo Neem, mi sento sollevata, non dovrà assistere alla mia decisione e sentirsi tagliato fuori dalla mia vita per sempre.
Marcus è sul podio e si schiarisce la voce nel microfono.
«Benvenuti alla Cerimonia della Scelta. Benvenuti alla cerimonia in cui onoriamo la filosofia democratica dei nostri antenati, che riconosce a ciascuno di noi il diritto di scegliere la propria strada nella vita.»
Cinque strade, ma solo una sarà quella che non reciderà per sempre i legami con le persone che per sedici anni sono stati tutta la mia vita.
«I nostri figli hanno ormai sedici anni, sono sulla soglia dell'età adulta e ora sta a loro decidere che tipo di persone saranno.»
Marcus ha un tono di voce solenne e soppesa con cura tutte le parole come farebbe un Erudito. Il capo del nostro governo si comporta come quelli che sembrano cospirare per diventare loro stessi il governo. Forse sto viaggiando un po' troppo con la fantasia.
«Decine di anni fa, i nostri antenati capirono che le guerre non erano dovute a ideologie politiche, fedi religiose, divisioni di razza o nazionalismi. Scoprirono che l'origine stava nella natura dell'uomo, nella sua inclinazione al male, in qualunque sua forma. Così si divisero in fazioni, per cercare di sradicare quei comportamenti che pensavano fossero la causa del disordine nel mondo.»
Mi domando se crede davvero in ciò che dice. Dividerci in fazioni non cambierà la nostra natura, non sradicherà il male da dentro di noi. Il male continuerà ad esistere insieme al bene, non c'è modo di separarli perché senza l'uno, l'altro non può esistere. L'unica cosa che possiamo fare è trovare il giusto equilibrio tra di essi e cercare di mantenerlo.
«Quelli che davano la colpa all'aggressività fondarono la fazione dei Pacifici.»
La gente ci immagina sempre gentili e affettuosi e credono che siamo liberi. Forse è vero ma, tra le pareti delle nostre case, non regnano sempre pace e amore, e la libertà è un pallido eco di un sogno lontano.
«Quelli che incolpavano l'ignoranza divennero gli Eruditi.»
Padroni della conoscenza, spocchiosi e a volte noiosi. Non è stato molto difficile escluderli dalla mia scelta, sopratutto dopo gli articoli del loro capo, Jeanine Matthews.
«Quelli che accusavano l'ipocrisia si chiamano Candidi.»
Non supererei viva l'iniziazione.
«Quelli che condannavano l'egoismo formano gli Abneganti.»
Anche io condanno l'egoismo e inizio a pensare che potrei trovarmi bene in quella fazione, dai racconti di Caleb sembra un bel posto in cui vivere e invecchiare.
«E quelli che incolpavano la codardia diventarono gli Intrepidi.»
Forse dovrei abbandonare l'idea di questa follia di voler cambiare fazione, forse dovrei restare dove sono nata e cresciuta.
«Queste cinque fazioni vivono in pace da molti anni, lavorando insieme e facendosi carico ciascuna di una diversa esigenza della società. Gli Abneganti soddisfano la nostra richiesta di governi altruisti; i Candidi ci forniscono autorità affidabili e competenti in materia legislativa; gli Eruditi ci procurano insegnanti e ricercatori intelligenti; i Pacifici preparano consulenti e assistenti ricchi di umana comprensione; e gli Intrepidi garantiscono protezione dalle minacce, sia interne che esterne. Ma la funzione delle fazioni non rimane circoscritta a questi settori. Noi ci diamo gli uni agli altri molto più di quanto possa essere adeguatamente riassunto. Nelle nostre fazioni troviamo un senso, troviamo uno scopo, troviamo la vita. Senza di loro, non sopravviveremmo.»
La fazione prima del sangue.
Guardo la mia famiglia e poi Althea che sorride a Dill e sento di credere sempre meno in questo motto.
«Perciò» continua Marcus «in questo giorno celebriamo una lieta ricorrenza: è il giorno in cui accogliamo i nostri iniziati, che lavoreranno con noi per una società migliore e un mondo migliore.»
Uno scroscio di applausi arriva ovattato alle mie orecchie. La mia mente è distante, prigioniera in una stanza dove è circondata da tre coppe: terra, fuoco e pietra.
Marcus legge i primi nomi ma la mia mente continua ad aggirarsi tra le coppe nella sua angusta prigione alla ricerca di un segno, di qualcosa che l'aiuti a decidere.
Sentire pronunciare il nome della mia migliore amica mi riporta nella grande sala della Cerimonia.
Althea si alza e cammina con passo sicuro e mantenendo, anche in un momento come questo, tutta la sua grazia. Sorride a Marcus mentre prende il coltello e, senza un attimo di esitazione, si ferma davanti alla coppa dei Pacifici e lascia che il suo sangue ricada nella terra che contiene. Dall'altra parte della sala, Dill si asciuga una lacrima di gioia. Li invidio.
Arriva il momento di Caleb. Lo seguo con lo sguardo e mi tornano in mente tutte le volte che l'ho visto immerso in un libro, seduto sul pianerottolo più alto delle scale di emergenza, al riparo dagli sguardi dei ragazzi troppo pigri per salire così in alto a fumare. So già quello che sceglierà. Lo vedo fermarsi davanti alla coppa degli Eruditi e aprire la mano facendo creare altre piccole macchie scure nell'acqua che ormai ha quasi lo stesso colore del succo di mirtillo rosso.
Si sentono mormorii crescere fino quasi a diventare grida indignate mentre le persone del gruppo degli Eruditi ostentano sorrisi compiaciuti e si scambiano colpetti di gomito.
Estirpare il male un corno! Mi ritrovo a pensare osservando la scena.
«Beatrice Prior» dice Marcus.
La sorella di Caleb. La osservo alzarsi, il suo passo è incerto. Immagino cosa sta pensando. L'ultima figlia rimasta dopo il tradimento del fratello, se la sua decisione sarà quella di andarsene avrà bisogno di una grande forza e un coraggio che non avrebbe neanche il più ardito degli Intrepidi. Verrà considerata una traditrice. La sua famiglia avrà il permesso di farle visita, nella sua nuova fazione, tra una settimana e mezzo, nel Giorno delle Visite, ma forse non lo farà, perché lei li ha abbandonati. La sua assenza aleggerà come uno spettro nei loro corridoi e lei sarà un vuoto che loro non potranno colmare.
La vedo prendere il coltello e ferirsi il palmo della mano e sono convinta che non abbandonerà la sua fazione ma quello che la vedo fare mi fa sobbalzare il cuore in petto e sento una strana euforia invadermi. Ha scelto gli Intrepidi.
Dentro di me una voce mi sussurra che se lei ha avuto il coraggio di cambiare anche io posso farcela. La mia parte razionale cerca di farla tacere scatenando una tempesta interiore che si placa solo quando Marcus chiama il mio nome.
Faccio un profondo respiro e mi alzo in piedi. Cerco di mantenere la calma e procedere con passo deciso mentre nella mia mente scorrono ricordi della mia vita tra i Pacifici accompagnati da un'unica domanda che sembra voler ripetersi all'infinito.
Rimanere nel nido o volare via?
Marcus mi porge il coltello, lo guardo negli occhi e prendo l'arma. Lui mi sorride e io mi volto verso le coppe. Stringo il coltello con la mano destra e premo la sua lama affilata sul palmo della mano sinistra sulla quale si forma velocemente una striscia rosso acceso. Guardo le coppe. La fredda terra e i carboni ardenti sono separati solo dalle piccole pietre grigie.
Chiudo la mano sinistra e allungo il braccio sopra la coppa degli Abneganti. Sento il calore delle piccole fiamme arancioni salire dalla coppa degli Intrepidi e avvolgere la mia mano. Nel silenzio della sala, il debole crepitio delle fiamme diventa una melodia dolce e ipnotica ma imperfetta, le manca qualcosa per essere completa.
Sposto la mia mano sopra la coppa degli Intrepidi e la apro. Il sangue gocciola sui carboni ardenti dando ritmo e voce alla melodia che ora è finalmente libera di vibrare nella sua interezza.
Folle o coraggiosa?
Intrepida.

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