Eric è andato via. Non mi piace questa regola di non farci vedere insieme, ma in fondo ha ragione, se gli Intrepidi ci vedessero passeggiare mano nella mano penserebbero che sarà solo grazie a lui se supererò l'iniziazione.
È vero, mi ha addestrata, è un buon vantaggio, ma sono stata io a battere i miei avversari. Io ho fatto finire Peter al tappeto mandandolo dritto in infermeria e sarò sempre io a dover affrontare la seconda parte del modulo.
Eric mi ha spiegato che mi inietteranno una sostanza che scatenerà le mie paure e dovrò affrontarle da sola, lui e Quattro si limiteranno solamente a fare da spettatori. Da quello che ho capito deve essere qualcosa di simile al test attitudinale, solo che le immagini che scorreranno sullo schermo saranno create da me. Mi troverò faccia a faccia con le mie paure, il solo pensiero mi terrorizza, inizio a pensare che non riuscirò a superare il secondo modulo.
Nell'oscurità del corridoio, che mi separa dalla prima serie di tunnel, sento il rumore di sassolini calpestati, mi volto per capire da dove proviene e due mani emergono dal buio e mi afferrano. Una preme sulla mia bocca e l'altra mi trascina verso l'uscita sul fiume.
Cerco di divincolarmi ma il mio aggressore non molla la presa.
«Sta ferma, cagna» sussurra la sgradevole voce di Peter.
Ancora prima di sentire la sua voce sapevo che era lui, mi aspettavo una sua mossa, ma non credevo che si sarebbe fatto avanti così presto. Devo mantenere la calma, se mi faccio prendere dal panico farò la stessa fine di Edward.
Mordo la mano che mi tiene tappata la bocca e lo sento soffocare un urlo. Peter mi lascia andare e impreca guardando il sangue colare dalla sua mano. Mi complimento con me stessa, un bel morso, al bastardo serviranno dei punti, possibilmente messi senza usare l'anestetico.
«Solo un codardo aggredisce una ragazza in questo modo» dico sputando il suo sangue.
Lui scatta verso di me, ma io riesco a schivarlo. Inciampa su una roccia e cade pericolosamente vicino al fiume.
Mi basterebbe un calcio per farlo finire tra le acque gelide che lo trascineranno chissà dove, facendo rimbalzare il suo corpo contro le rocce e riducendolo a una poltiglia sanguinolenta.
No, non posso desiderare una cosa del genere per un essere vivente, anche se si tratta di Peter il bastardo. Io non sono un mostro, colpisco solo per difendermi e non per uccidere.
Tentenno, solo per un attimo, lui ne approfitta e con un balzo è subito sopra di me.
Questa volta non riesco a schivarlo, ma almeno non cado all'indietro. Resto in piedi e questo mi dà ancora qualche possibilità di ribaltare la situazione.
Cerco di spingerlo via, ma purtroppo lui è molto più forte di me e riesce a bloccarmi contro la parete.
Avrei dovuto colpirlo quando era vicino al fiume e liberarmi di lui definitivamente. Non sarebbe stata crudeltà ma sopravvivenza.
«Che bel vestitino» mormora. «Vediamo cosa c'è sotto.»
Infila un coltello nella scollatura e lo spinge verso il basso. Sento la lama fredda sfiorarmi la pelle mentre il sottile strato di stoffa si lacera come se fosse fatto di carta velina.
Questa volta non ha rubato un coltello da burro, ha la lama seghettata ed è molto affilato, non viene dalla mensa, deve essersi spinto fino in cucina per rubarlo.
Se mi muovo rischio di ferirmi con la lama, non posso fare altro che aspettare che la allontani da me e poi colpirlo sperando che indietreggi anche solo di qualche passo.
Quando lo farà mi lancerò contro di lui e lo spingerò nel fiume. Nessuno piangerà la sua morte, nemmeno io: la sua vita per salvare la mia.
«Sei un po' piatta... cosa porti, la prima o la seconda scarsa?» domanda con un tono di voce che mi fa rimpiangere di non averlo ucciso quando ne ho avuto la possibilità.
Mi preme il coltello sulla gola e sento la punta fredda della lama pizzicarmi la pelle.
«Il tuo Eric si è svuotato per bene, ma non ti ha scopata. Posso capirlo, c'è ben poco di interessante sotto questo vestito.» Mi prende per i capelli e mi fa voltare verso il muro senza allontanare il coltello dal mio collo. «Non ti preoccupare, sarò magnanimo, non ti farò morire vergine.»
Le sue parole mi fanno gelare il sangue. Non finirò come Edward, non me la caverò con una ferita, lui mi ucciderà.
Il mio interruttore della rabbia sembra essersi inceppato e al suo posto è scattato quello del pianto. Cerco di ricacciare indietro le lacrime ma non ci riesco. Il pensiero che solo qualche minuto fa ero in questo posto, al sicuro tra le braccia di Eric, mi fa scoppiare a piangere.
Appoggio la fronte contro la parete e ripenso a tutti i momenti che ho passato insieme a Eric. Se devo morire voglio che sia lui il mio ultimo pensiero.
«Ma che bel quadretto, una Pacifica indifesa e un Candido morto.»
Per un attimo penso che la voce di Eric sia solo nella mia testa ma poi lo vedo a pochi passi da noi. Ha le braccia conserte, sembra rilassato ma i suoi muscoli sono talmente tesi da tremare e il suo sorriso non è mai stato così inquietante e minaccioso.
Credevo di aver visto l'apice della furia di Eric ma mi sbagliavo. Io e lo sventurato Peter ci troviamo davanti alla sua parte oscura, un concentrato di pura malvagità che, per mia fortuna, scatenerà la sua ira contro il mio aggressore.
«Metti giù il coltello e allontanati immediatamente.»
La voce di Eric è calma, scandisce lentamente ogni sillaba.
Tutti noi abbiamo imparato sulla nostra pelle le sfumature della sua voce: più sembra calma e più lui è furioso.
Peter lascia cadere il coltello e indietreggia lentamente. Ha la bocca spalancata e trema come una foglia.
«Cosa stavi facendo?» gli domanda piantandogli addosso due occhi piccoli come spilli.
Peter balbetta qualcosa di incomprensibile nel vano tentativo di giustificarsi anche se sa benissimo che qualsiasi cosa dirà non lo salverà dalla furia del più spietato capofazione della storia.
Eric, con una calma che mette i brividi, si leva la giacca e me la porge. La indosso e la tengo chiusa con le mani perché del mio vestito nuovo non restano che piccoli brandelli di stoffa nera e viola.
«Vieni più vicino, non ti sento» dice, facendo segno a Peter di avvicinarsi, e lui stupidamente obbedisce.
Non può fare altro, allontanarsi o scappare peggiorerebbe solo la situazione.
Eric lo afferra per la giacca e lo spinge violentemente contro alla parete facendogli sbattere la testa. Peter sembra sul punto di farsela addosso.
«Senti scarafaggio. Se ti vedo anche solo guardarla ti farò pentire di essere nato. Fai parola di quello che è successo qui sotto con me e ti troveranno morto in fondo allo strapiombo» Lo scaraventa a terra e aggiunge: «Se trovo anche solo un taglietto sul suo corpo verrò a prendermela con te, è chiaro?»
Lui annuisce e resta immobile, completamente paralizzato dalla paura.
«Adesso sparisci se non vuoi scoprire di persona dove porta quel fiume» ringhia Eric.
Peter cerca di alzarsi ma sembra che le sue gambe non abbiano intenzione di collaborare. Si trascina sulle rocce cercando di alzarsi ma inciampa un paio di volte prima di riuscire a mettersi in piedi e correre via.
«Tutto bene, piccola?» domanda prendendomi tra le sue braccia.
Annuisco e mi stringo forte a lui. Ora sono al sicuro.
Questa sera è stato tutto così surreale, fare quelle cose con lui e sentirmi finalmente serena, svuotata da ogni paranoia, ma poi è arrivato Peter e con lui il terrore che quel momento sarebbe stato il primo e l'ultimo. Nemmeno per un attimo ho pensato di sopravvivere all'aggressione e quando mi sono arresa al mio destino, Eric è tornato e mi ha salvata.
È strano, come avrà fatto a sentirci? Era andato via da una decina di minuti, con la sua andatura avrebbe dovuto essere già al Pozzo e con il baccano degli Intrepidi non ci avrebbe sentiti nemmeno se avessimo urlato a squarciagola.
«Come hai fatto a sentirci dal Pozzo?»
«Ero in fondo al corridoio. Aspettavo di sentire i tuoi passi avvicinarsi prima di spostarmi un po' più avanti. Quando non ti ho vista arrivare ho pensato di venire a vedere cosa stavi combinando.»
Quindi mi stava tenendo d'occhio, aspettava di vedermi sbucare da uno dei tunnel per usare il suo magico passo felpato per nascondersi in quello successivo e così via fino a quando non fossi arrivata all'ingresso del Pozzo e quindi al sicuro. Se si preoccupa così tanto della mia incolumità forse vuol dire che ci tiene davvero a me.
Lo guardo con un sorriso malizioso. Voglio che confessi il motivo che lo ha spinto ad agire in quel modo. Ora sono sicura che non vuole solo divertirsi, ma ho un disperato bisogno di sentirglielo dire.
«Smettila di guardarmi in quel modo. L'ho fatto solo perché sei maldestra e potevi inciampare da qualche parte» si giustifica.
Non gli credo. La sua voce dice una cosa ma il debole rossore delle sue guance smentisce quello che ha appena affermato.
«Non l'hai fatto solo questa sera, vero?»
Non risponde, ma io sono certa che questa non è stata la prima volta. Lui mi ha tenuta d'occhio anche in luoghi che non erano pericolosi come questi tunnel e soprattutto quando ancora non ero uno dei bersagli di Peter. Ci scommetterei tutti i miei pochi punti moneta che, dopo l'aggressione di Edward, Eric ha iniziato a temere seriamente che Peter mi avrebbe fatto pagare la mia vittoria contro di lui.
«Andiamo via di qui» mi sussurra, sfiorandomi la tempia con le labbra.
«No. Non voglio tornare al dormitorio dove quel bastardo mi starà già aspettando con i suoi amichetti.»
«Non ti farà niente, non è così stupido» cerca di rassicurarmi. «In ogni caso non stiamo andando al dormitorio.»
«Allora dove andiamo?» domando.
Cerco di immaginare dove ha intenzione di portarmi e l'unico posto che mi viene in mente è la torre. Spero che mi permetta di usare le scale perché le mie gambe stanno ancora tremando e non riuscirei a scalarla di nuovo neanche se lui mi aiutasse.
«Andiamo in un posto tranquillo e sicuro.»Eric dovrebbe rivedere la sua definizione di "posto tranquillo e sicuro" anche se effettivamente nessuno verrebbe mai su un tetto in piena notte e con un temporale che avanza rapidamente verso la residenza.
Mi dimentico sempre di essere negli Intrepidi, magari potrebbe essere un loro punto di ritrovo per ululare alla luna oppure per fare una gara di arrampicata estrema. In ogni caso, non è un buon posto per passare la notte, fa ancora fresco ed io sono praticamente nuda.
Mi guardo intorno e, a parte la cima del vano ascensori, non c'è altro, solo un lungo e piatto tetto. Da questo lato del complesso residenziale non ci sono torri o strutture che possano ripararci dal vento e dal temporale che ormai è quasi sopra di noi.
Eric si sporge dal parapetto e mi fa segno di raggiungerlo.
Scuoto il capo e non mi muovo di un centimetro.
Non conosco benissimo il complesso, ma so che da quel lato non ci sono edifici più bassi con buchi nel centro e reti su cui atterrare sani e salvi, ma solo i binari del treno. Proprio qui sotto ci siamo radunati per la serata dello strappabandiera e le rotaie erano al livello della strada. Noi siamo parecchi piani sopra.
«Vieni o preferisci il temporale?» domanda, indicando i lampi che illuminano il cielo notturno rendendo spettrali le sagome scure dei grattacieli del centro.
«Sempre meglio che rompermi l'osso del collo» mormoro non molto convinta di volerlo seguire.
«È un salto di quattro metri, se ti rompi il collo per così poco, hai sbagliato fazione.»
Mi avvicino e mi sporgo mentre lui scavalca il parapetto.
Sotto di noi c'è una specie di terrazzo, largo due metri al massimo, che termina con un muretto di mattoni che, dal punto in cui mi trovo, sembra così basso da non arrivarmi neanche alle ginocchia. Se non atterro nel punto giusto non ci sarà niente a fermare la mia caduta se non i binari della ferrovia, sette piani sotto di me.
Eric salta e atterra senza problemi nel centro di quel terrazzo, non perde neanche l'equilibrio, come se fosse la cosa più semplice del mondo. Certo, lui l'avrà fatto un milione di volte e da altezze maggiori. Il mio massimo è stato saltare giù dal ramo di un castagno. Poco più di due metri e mi sono slogata una caviglia. Adesso i metri sono raddoppiati e io indosso stivali con il tacco.
«Eric non so se sia una buona idea, forse potrei tornare al dormitorio e...»
«No. Aggrappati al parapetto e lasciati cadere, ti prendo io.»
L'idea di dormire a pochi metri dal ragazzo che mi ha minacciata con un coltello mi aiuta a vincere l'imbarazzo di una rovinosa caduta proprio sotto gli occhi di Eric. So che dovrei temere più per la mia incolumità che per la mia reputazione da Intrepida, ma sembra che per me l'unica cosa davvero importante sia fare bella figura con Eric.
Scavalco il parapetto, mi aggrappo a una delle sbarre verticali della ringhiera e punto i piedi sulla parete di cemento. Non è tanto difficile, almeno fino a quando i miei piedi non iniziano a camminare nel nulla ed io mi ritrovo appesa alla base della ringhiera a scalciare nel vuoto. Alla fine Eric è riuscito ad appenderne un'altra nel vuoto, almeno sotto di me non c'è un fiume impetuoso.
«Smettila di tirare calci o ti lascio appesa lì tutta la notte» esclama Eric afferrandomi una caviglia. «Decidi tu, io non ho fretta e guardarti sotto la gonna è un passatempo piacevole.»
Mollo la presa sperando di cadergli addosso e fargli male, ma lui mi prende al volo ed io resto imbambolata a guardarlo.
Le mie mani sono appoggiate sulle sue spalle e le mie gambe sono strette saldamente ai suoi fianchi, non so come sono finita in questa posizione, ma ci resterei per sempre.
«Hai un bel sedere, lo sai?» mormora con uno dei suoi sorrisi osceni.
Questo basta a farmi tornare con i piedi per terra, nel senso letterale del termine.
«Era un complimento, quanto sei malmostosa.»
Si avvicina a una finestra semiaperta e la spalanca completamente.
«Cosa stai facendo?» domando tenendo la voce bassa, come se stessimo per entrare di nascosto in casa di qualcuno, cosa che probabilmente stiamo facendo.
«Rientro a casa» si limita a rispondere.
«Dalla finestra?»
«Se vuoi facciamo il giro ed entriamo dalla porta, ma dobbiamo camminare su quel cornicione per raggiungere le scale antincendio» dice, indicando uno stretto cornicione che si perde nel buio.
«La finestra è perfetta.»
Un giorno pagherà per questa rocambolesca passeggiata fatta solo per non farci vedere insieme dagli altri.
«Perché tanta segretezza? Quattro ci ha visti mentre ci baciavamo, ormai lo saprà tutta la fazione» gli faccio notare.
«Quattro sa tenere la bocca chiusa.»
«Cosa ti dà tanta sicurezza?»
«Se lui parla, anche io parlerò. Conosco le sue origini» risponde, aiutandomi a scavalcare il davanzale della finestra.
«Non è un grande vantaggio, si vede lontano un miglio che era un Abnegante.»
«Lui non è un semplice Rigido.»
«Cosa intendi?» domando, seguendo la sua voce per orientarmi nel buio.
«Stai attenta al...»
«Ahi!» esclamo, sbattendo il ginocchio contro qualcosa di rigido.
Sento le dita di Eric sfiorare la manica della giacca ma non fa in tempo ad afferrarmi ed io cado di faccia su qualcosa di morbido.
«...divano» dice, accendendo la luce.
Un'altra bella figura, Eric penserà che sono un'idiota totale.
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D I V E R G E N T E
Science FictionDopo la firma della Grande Pace, Chicago è suddivisa in cinque fazioni consacrate ognuna a un valore: la sapienza per gli Eruditi, il coraggio per gli Intrepidi, l'amicizia per i Pacifici, l'altruismo per gli Abneganti e l'onestà per i Candidi. The...