CAPITOLO 13 (Seconda Parte)

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Dopo quasi un'ora di esercitazione, Al è l'unico che non ha ancora messo a segno un tiro. I suoi coltelli finiscono per terra o rimbalzano contro il muro. La cosa non mi piace, per Eric i suoi fallimenti sono come una candela per le falene, solo che sarà Al a fare la fine della falena che si è avvicinata troppo alla fiamma.
Dopo altri due giri di lanci, Al non ha ancora colpito il bersaglio. Eric gli si avvicina e gli chiede: «Quanto sei lento, Candido? Hai bisogno di un paio di occhiali? Devo avvicinarti il bersaglio?»
Al diventa paonazzo e lancia un altro coltello, le sue mani tremano ed esegue il suo peggior lancio. Il coltello finisce sul pavimento a un metro dal bersaglio.
«Che cos'era questo?» sibila Eric, avvicinandosi ancora di più ad Al.
Trattengo il respiro. Non lo sta punzecchiando come fa sempre, questa volta è diverso, ho paura che dovremo assistere a un'altra tortura come quella che ha inflitto a Christina.
«Mi è... mi è scivolato» balbetta Al.
«Beh, penso che dovresti andare a raccoglierlo.»
Eric fa scorrere lo sguardo sulle facce degli altri iniziati, che hanno tutti smesso di lanciare, e dice: «Vi ho detto di fermarvi?»
Anche se titubanti, ricominciamo a lanciare e l'unico rumore che si sente è quello dei coltelli che colpiscono la tavola.
«Andare a raccoglierlo?» Al ha gli occhi sbarrati. «Ma stanno tutti lanciando.»
«Quindi?»
«Quindi non voglio essere colpito.»
«Penso che tu possa contare sul fatto che i tuoi compagni hanno una mira migliore della tua.» Eric sorride, ma il suo sguardo è feroce. «Vai a prendere il tuo coltello.»
«No» dice Al.
Sgrano gli occhi e mi blocco all'istante. Dire di no ad Eric è qualcosa che non mi aspetterei da nessuno, soprattutto da Al che sembra avere un'incredibile tolleranza ai soprusi di Eric. Non oso pensare a cosa potrebbe fargli. Ho due Eric nella mia testa, quello crudele e quello quasi umano e, purtroppo, in questo momento è Eric crudele ad essere in piedi accanto al mio compagno di iniziazione.
«Perché no?» Eric gli pianta addosso due occhi piccoli come spilli. «Hai paura?»
«Di essere infilzato da un coltello volante?» scatta Al. «Sì, certo!»
È una scena surreale, il mite Al che disubbidisce a Eric, il peggiore degli aguzzini. Se il terrore di quello che può succedere non mi paralizzasse, mi darei un pizzicotto per essere sicura di non stare sognando. Non ho paura di quello che potrebbe fare Eric, è Al che mi spaventa. Se ha risposto in quel modo vuol dire che è davvero arrivato al limite della sopportazione e potrebbe fare qualcosa di molto stupido. Molto più folle che disubbidire al più crudele dei capifazione.
«Fermi!» grida Eric.
Tutti si fermano e, come me, restano immobili come statue.
«Allontanatevi.» Eric guarda Al «Tutti tranne te.»
Lo sguardo di Eric è furioso. Ho già visto quello sguardo, l'ho sentito su di me la sera che mi ha picchiata, quando gli ho dato del deviato. So come si sente Al in questo momento, il più devastante twister incombe su di lui e sta per travolgerlo con tutta la sua furia.
«Mettiti davanti al bersaglio» ordina Eric.
Al va verso il bersaglio con la testa bassa. Un agnello che va al macello e nessuno può fare niente per salvarlo.
«Ehi, Quattro. Vieni qui a darmi una mano.»
Quattro si gratta un sopracciglio con la punta di un coltello e si avvicina a Eric. Ha gli occhi cerchiati di scuro e la bocca tesa, è stanco quanto noi.
«Rimarrai là, mentre lui lancia i coltelli, finché non impari a non battere ciglio.»
«È proprio necessario?» azzarda Quattro.
Eric lo fissa in silenzio e lui sostiene lo sguardo.
L'atteggiamento di Quattro non sta aiutando Al. Dovrebbe mitigare la furia di Eric e non aumentarla.
«Comando io qui, ricordi? Qui, e da ogni altra parte» sottolinea Eric, senza staccargli gli occhi di dosso.
Non ce la faccio. Non riesco a starmene qui ferma a guardare Al fare da bersaglio mentre due idioti si contendono il ruolo di maschio alfa. Mi sento così impotente e... crudele.
È quello che sono. Lascio un ragazzo mite nelle mani di un aguzzino, non perché non ho il coraggio di contrastarlo, ma perché ho paura di indispettirlo. È questa la riprovevole verità, l'unica cosa che m'importa è non perdere le attenzioni di Eric. Io non mi riconosco più.
«Smettetela!»
La voce di Tris rimbomba nel silenzio della palestra.
Tutto questo non può essere reale. Il mite Al e adesso Tris, un'Abnegante, che si ribellano al regime di crudeltà e terrore di Eric.
«Qualunque idiota può stare davanti a un bersaglio» continua Tris «Non dimostra niente, se non che state facendo i bulli con noi. Il che, se non ricordo male, è un comportamento da vigliacchi.»
«Allora non dovresti avere problemi a prendere il suo posto» la provoca Eric.
Tris cammina con passo sicuro fino alla tavola e si posiziona davanti al bersaglio. Tiene la testa alta e lo sguardo fisso su Quattro. Non c'è paura nei suoi occhi, è sicura e determinata. Lei è una vera Intrepida, incarna quelli che ho sempre immaginato fossero gli ideali più importanti di questa fazione: coraggio e altruismo. Non è uno sciocco moto di ribellione, sta proteggendo Al.
«Se chiudi gli occhi, Al prende il tuo posto, chiaro?» l'ammonisce Quattro.
Tris annuisce senza scomporsi.
Quattro lancia il coltello che si conficca nella tavola a pochi centimetri dal viso di Tris. Lei chiude gli occhi un solo istante ma non si muove, resta in piedi, risoluta.
«Ne hai abbastanza, Rigida?» domanda Quattro.
«No.»
Lui lancia il secondo coltello che va a conficcarsi appena sopra la testa di Tris.
Nessun sussulto, resta immobile e continua a fissarlo. Lui sostiene il suo sguardo con la stessa determinazione, ma leggo qualcos'altro negli occhi di Quattro. È come se, in un modo che non comprendo, la stesse quasi rassicurando, o meglio, spronando.
Coraggio e altruismo. Abneganti. La loro vita è dedicata agli altri, è così che Tris è stata cresciuta ed è in questo modo che agirà sempre. Quattro sta solo cercando di tirare fuori il coraggio che è in lei.
«Su, Rigida» continua lui. «Lascia che qualcun altro prenda il tuo posto.»
«Stai zitto, Quattro!» esclama Tris.
Se davvero sta cercando di tirare fuori il suo lato Intrepido attraverso la rabbia, credo ci stia riuscendo molto bene.
Quattro lancia l'ultimo coltello e Tris contrae i muscoli, ma la sua espressione rimane imperturbabile anche quando si sfiora un orecchio con le dita e le vede sporche di sangue. Quattro l'ha colpita, ma lui non è Eric, sono certa che l'ha fatto solo per appagare l'assurdo desiderio di brutalità del nostro supervisore.
«Mi piacerebbe fermarmi e vedere se voi altri siete coraggiosi quanto lei, ma penso sia abbastanza per oggi.» dice Eric con voce melliflua mentre le sorride come di solito fa con Peter o Drew.
Tris ne è disgustata quanto me e sono convinta che il motivo è lo stesso: si sta prendendo il merito di quello che lei ha appena fatto.
Esco dalla palestra insieme agli altri ma cerco di restare in fondo alla fila, Eric è dietro di noi e, dovessi finire tra gli Esclusi, non voglio fargliela passare liscia.
«Hai avuto anche oggi la tua dose di brutalità, ma dimmi, riuscirai a trattenerti fino al tuo appartamento o ti infilerai in qualche sgabuzzino?»
Eric si ferma e mi fulmina con lo sguardo. Ormai non mi fa più paura, ho già assaggiato la sua furia e so che non è così stupido da aggredirmi a pochi passi dagli altri iniziati.
«Dipende da quanto vuoi camminare» risponde sorridendo in modo osceno «Ah già, dimenticavo, tu quelle cose non le sai fare.»
«Ne sei sicuro? Forse non volevo farle con uno come te» contrattacco guardandolo come se fosse uno scarafaggio. «Insomma, i tipi come te, che si eccitano con la violenza, fanno spesso cilecca o, se sono fortunati, durano giusto una manciata di secondi.»
Eric si irrigidisce ma mantiene un sorriso spavaldo. Ho fatto centro, nessun falso sorriso lo salverà questa volta.
«Ti inviterei a provare ma so già che hai pronta una bella scusa.»
«Nessuna scusa, semplicemente ho...»
«Trovato di meglio? Il ciclo? Sai benissimo qual è la verità.»
«È vero, ma è qualcosa che posso distruggere o cambiare» dico, mentendo più a me stessa che a lui. «Io merito di meglio.»


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