CAPITOLO 33 (Prima Parte)

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«Come puoi vedere con i tuoi occhi, non mi sono sbagliato» esclama Peter rivolgendosi a Jeanine.
Vorrei ribattere, ma non so cosa dire. Mi ha incastrata, ne sono certa, le ha detto che sono una Divergente, ma come ha fatto?
Potrebbe aver mentito, lui ne sarebbe capace, ma Jeanine non si accontenta di chiacchiere, vuole prove certe. Affermare che sono una Divergente è la sua parola contro la mia ma, soprattutto, contro quella di Eric. Le uniche prove potrebbero essere il test attitudinale e le registrazioni delle simulazioni. Per entrambe le cose non ha niente in mano per accusarmi, il test è stato cancellato da Tori e le simulazioni da Eric.
Non ci sono altri modi per dimostrare la mia Divergenza, solo supposizioni e Jeanine è una scienziata, la sua mente logica ha bisogno di prove concrete. È questo il paradosso di chi è un genio come lei, l'ossessione per il vero spinge la sua mente verso l'ottusità.
Resto in silenzio. Potrebbe essere un bluff per farmi sentire in trappola e sperare che sia io stessa a tradirmi dicendo o facendo qualcosa di sbagliato.
«A quanto pare stai perdendo colpi» dice Jeanine fissando Eric. «Devo ammetterlo, sei molto astuta» aggiunge spostando il suo sguardo su di me.
Devo restare calma, mi sta provocando e studiando. Ogni movimento e cambio di espressione potrebbe costarmi la vita.
«Eric era un pericolo per quelli come te. Sapevi che non gli saresti sfuggita a lungo e così lo hai sedotto rendendolo innocuo.»
Mi sorride, ma non in modo malvagio, è come se in qualche modo fosse quasi fiera di me, ma allo stesso tempo, anche amareggiata. Credo che sia la sua mente logica a costringerla a sorridermi in quel modo. Come un computer ha esaminato quello che crede sia il mio piano e l'ha trovato valido e geniale. Se non fossi una Divergente entrerei nella sua ristretta cerchia di fidati aguzzini. So che è un pensiero assurdo, ma sono certa che il suo cervello ritenga che la mia morte sia un grosso spreco.
«Eric, tu invece mi hai profondamente delusa» dice rivolgendosi a lui, «ti avevo messo in guardia dalle insidie della debolezza umana, credevo avessi imparato a non lasciarti coinvolgere da sciocchi sentimenti romantici, ma a quanto pare mi sbagliavo».
«Lei non è una Divergente» esclama Eric con voce calma.
So che non è affatto calmo, come me, anche lui ha capito che questa è una trappola e sta cercando di prendere tempo. Scoprire cosa sanno è l'unico modo per evitare di fare passi falsi.
Mi sto illudendo. Se Jeanine mi sta accusando vuol dire che ha trovato abbastanza prove per farlo e quindi non c'è più niente da fare, almeno per quanto mi riguarda, forse Eric può ancora salvarsi ma dovrà sacrificare me.
«Allora perché è ancora sveglia?» si intromette Peter.
«Perché le ho iniettato fisiologica come ho fatto con te» risponde restando calmo. Per la prima volta, la sua freddezza non mi spaventa.
«È qui che ti sbagli» esclama Peter come se aspettasse questo momento da tutta la vita.
Eric si alza in piedi e fa un passo verso Jeanine. La fissa dritta negli occhi in attesa di una spiegazione.
«Peter ha notato sin dal primo giorno dell'iniziazione strani comportamenti da parte di Theia. All'inizio pensava fossero dovuti al radicale cambio di vita, ma andando avanti sembravano aumentare invece di diminuire. Durante il secondo modulo le sue stranezze sono diventate sospette e così è venuto a riferirmi i suoi timori.»
Si è vendicato di quello che gli ha fatto Eric quando quel bastardo senza palle mi ha aggredita al fiume sotterraneo. Questa non è una trappola per me, è per tutti e due, vuole liberarsi della Pacifica scomoda e del capofazione che lo ha minacciato.
Verme schifoso, Eric avrebbe dovuto ucciderlo.
«Abbiamo deciso di tenerti d'occhio» continua «per tutto il secondo modulo Peter raccoglieva informazioni e io le studiavo attentamente insieme al tuo passato»
Ha cercato informazioni su di me, perché perdere tempo ad analizzare la mia vita quando le sarebbe bastato farmi uccidere? Forse l'ha fatto... quella sera Peter non voleva uccidermi per un suo insano desiderio di vendetta, ma stava eseguendo degli ordini precisi. Quando Eric è intervenuto ha mandato all'aria il piano e, probabilmente, ha firmato la sua condanna a morte. Jeanine l'ha inserito nella sua lista nera e adesso è arrivato il momento di cancellare i nostri due nomi.
«Non siamo riusciti ad arrivare a niente purtroppo. Non c'erano prove, sei stata molto brava a farle sparire» continua Jeanine, lanciando una veloce occhiata a Eric.
«Eric ormai era diventato inutile, ma Peter è un valido sostituto. È stata sua l'idea di scambiare la scatola che conteneva la soluzione fisiologica in modo da far somministrare a Theia il vero siero.»
Ci hanno scoperti, siamo morti. Devo fare qualcosa, per me è finita ma posso ancora salvare Eric.
Jeanine non sa che lui mi copriva, crede semplicemente che l'amore l'abbia reso cieco a tal punto da non capire che io sono una Divergente. Se gioco bene le mie carte, posso farlo accusare di stupidità e non di tradimento e lui sarebbe salvo.
«Mi dispiace, era l'unico modo per sopravvivere» gli dico con voce fredda, come se non mi importasse niente di lui, come se lo avessi usato come afferma Jeanine.
Prego che sia abbastanza furbo da cogliere al volo l'opportunità di salvarsi e non decida di dimostrarmi, per la prima volta e nel momento sbagliato, il suo amore.
Lui resta immobile, vedo i suoi muscoli tendersi e vibrare come se fossero percorsi da scariche elettriche. I suoi occhi guardano un punto fisso sul pavimento, sembra perso, deluso.
Quale Eric è in piedi davanti a me? Il crudele capofazione con gli occhi di ghiaccio che vive solo per se stesso oppure il ragazzo gentile con gli occhi limpidi che si è preso cura di me?
Siamo nel suo scenario della paura, lui ha in mano una pistola e deve decidere se uccidermi e salvarsi oppure morire con me.
Ti prego, spara a me. Lo imploro nella mia mente.
Eric scatta verso di me e mi colpisce al volto con il dorso della mano e, anche se il colpo non è stato violento, io mi lascio cadere a terra.
«Lurida cagna!» urla furioso. «Come hai osato prenderti gioco di me in questo modo!»
Il suo corpo vibra di rabbia e il suo sguardo non è mai stato così feroce.
Mi prende per i capelli e mi trascina verso la porta.
«Dove la stai portando?» domanda Jeanine con voce piatta.
È infastidita ma non si scompone, rimane calma e distaccata. Mi fa venire i brividi, sembra davvero un computer con sembianze umane. Tutte le persone presenti in infermeria sono scattate in piedi come molle quando lui mi ha colpita, solo Jeanine è rimasta a osservare la scena, impassibile.
«Fuori. Trovati un'altra cavia per i tuoi esperimenti, lei merita di pagare caro quello che mi ha fatto» ringhia colpendomi al fianco con un calcio.
«Mi divertirò parecchio con te prima di porre fine alla tua miserabile esistenza» aggiunge, guardandomi con talmente tanto odio che per un attimo penso di essermi sbagliata e che davvero mi torturerà e poi mi ucciderà.
«Andate con lui» ordina Jeanine lanciando un'occhiata a Peter e all'Intrepida con la ferita alla gamba.
Entrambi eseguono gli ordini senza battere ciglio e ci raggiungono davanti alla porta dell'infermeria.
Eric mi strattona il braccio per farmi alzare e mi trascina fuori sotto lo sguardo attento di Jeanine.
La porta si chiude alle nostre spalle. Jeanine non ci ha seguiti, è un buon segno, vuol dire che lo spettacolo di Eric ha funzionato. Crede che lui sia una mia vittima, anche se non sono del tutto convinta che ci sia davvero cascata. Jeanine non può essere davvero così ingenua da fidarsi ancora di Eric.
«No. Tu vai al centro di controllo. Non mi fido di Quattro, ci ha già fregati una volta» ordina a Peter.
«Quattro è a posto, Jeanine ha detto...» cerca di controbattere Peter, ma Eric lo interrompe.
«Ha detto la stessa cosa con il primo siero e guarda com'è finita» esclama indicandomi.
Peter cerca di replicare ma Eric lo anticipa.
«Sono ancora io quello che comanda qui. Muoviti!» ordina perentorio.
Peter sbuffa e si incammina verso la scala che porta al centro di controllo. A quanto pare Eric incute ancora timore e il fatto che Jeanine non ci abbia seguiti ha convinto Peter che lui è ancora il nostro capo.
«Dove?» domanda l'Intrepida che era con noi in infermeria.
Inizia a darmi sui nervi. So che non è il momento per assurde gelosie, ma in un angolo della mia mente una voce mi sussurra che lei sarebbe perfetta per sostituirmi.
Non le credo. Lei non è formosa e attraente come ho sempre immaginato potesse essere la possibile ragazza di Eric. È esile quasi quanto me e il suo modo di muoversi non è per niente femminile. Se non avesse un accenno di seno e una voce squillante potrebbe essere benissimo scambiata per un ragazzo.
«Sul tetto» risponde Eric con uno dei suoi sorrisi inquietanti.

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