CAPITOLO 32 (Prima Parte)

4.2K 432 116
                                    

Will è in ospedale, al sicuro e lontano da questo inferno. Eric non ha fatto storie quando gli ho spiegato il mio piano e la cosa non mi ha fatta sentire più tranquilla come credevo. Un Intrepido ferito è un soldato inutile, secondo la sua logica sarebbe stato più logico eliminarlo, ma lui ha voluto ugualmente seguire il mio piano. È un comportamento troppo sospetto per uno come lui. Mi nasconde qualcosa, ne sono certa, e deve essere qualcosa di orribile.
Un esercito che invade una fazione di persone miti e disarmate è grave, non quanto uccidere noi Divergenti, ma ormai lui è convinto che sia una cosa che ho già superato. Non è così, ma Eric non lo sa. Ho preferito tenerlo per me, affogare nel senso di colpa e nell'angoscia per evitare discussioni ma, quel che è peggio, per crogiolarmi nella stupida speranza di vederlo sbucare da uno dei corridoi, corrermi incontro e scappare con me da questa follia.
Meno di un'ora fa, ho osservato gli Intrepidi sfilare davanti a lui e salire sul treno, ordinatamente, come uno stormo di uccelli. Marciavano davanti a me muovendosi all'unisono, lo stesso piede avanti mentre lo stesso braccio oscilla indietro. Era tutto così surreale, i loro occhi aperti ma vacui, la perfetta sincronia dei movimenti e il ritmo innaturale del loro incedere mi mettevano i brividi. Mi sentivo come in uno scenario della paura, provavo le stesse identiche sensazioni: essere sveglia in un incubo ma purtroppo questa volta è tutto reale.
«I benefici di andare a letto con un capofazione.»
La voce di Peter è più sgradevole del solito, quanto vorrei prenderlo a calci.
«Perché è solo per questo che adesso sei qui» aggiunge, con il suo solito sorrisetto fastidioso.
«Credi quello che vuoi, se ti fa pesare meno la sconfitta» ribatto in tono annoiato.
Peter serra la mascella e mi guarda con odio. Non è da lui incassare il colpo e restare zitto. Capisco che è il massimo che può permettersi senza rischiare di finire nei guai con Eric.
Potrei infierire, sputargli addosso tutto il mio veleno, ma non mi fido di Peter. Non è una testa calda, ma neanche bravo a controllarsi come Eric. È ancora un pericolo per me, quindi mi conviene seguire i consigli di Eric e restarmene buona.
Con passo lento, mi dirigo verso il centro di controllo continuando a fissare Peter con la coda dell'occhio, ma lui non fa una piega, se ne resta immobile con il suo sorrisetto del cavolo stampato in faccia. Può sorridere quanto gli pare, prima o poi la vita gli presenterà il conto e, se non sarà lei a farlo, sarò lieta di offrirmi volontaria.
Guardo all'interno della sala, la parete di fronte a me è completamente ricoperta di schermi quadrati, di trenta centimetri per lato. Ce ne sono decine, e ognuno mostra una parte diversa della città. La Recinzione. Il Centro. Le strade del quartiere degli Abneganti, ora piene di soldati Intrepidi che marciano tutti allo stesso ritmo, gli unici a non essere ipnotizzati sono gli ufficiali che restano fermi a guardare il loro silenzioso esercito controllato dal computer che si trova in questa sala.
Lo stormo nero inizia a dividersi mantenendo però un ordine innaturale. Capisco che il programma non si limita a dare poche e semplici istruzioni a tutto l'esercito, ma controlla ogni singolo individuo dando ordini diversi a ognuno. È scioccante quello che sono riusciti a creare gli Eruditi. Tremo al pensiero di cosa potrebbero fare migliorando ulteriormente il siero e lo somministrassero a tutta la popolazione. La città sarebbe piena di sonnambuli che servono diligentemente i pochi eletti, probabilmente Eruditi, rimasti svegli. Che senso avrebbe vivere in mezzo a decerebrati? Possibile che la smania di potere li abbia resi folli? Tutto questo va oltre il peggiore degli incubi.
Una soldatessa costringe un uomo vestito di grigio a inginocchiarsi. Riconosco l'uomo, l'ho visto parecchie volte parlottare con Johanna e so che è un membro del consiglio. La donna estrae la pistola dalla fondina e con occhi vitrei gli spara un colpo alla nuca.
La soldatessa ha ciocche grigie tra i capelli. È Tori. Mi si contorce lo stomaco.
Su un altro schermo vedo una scena simile, un altro soldato Intrepido che spara ad un Abnegante e a pochi passi da lui, alcuni Abneganti adulti vengono spinti insieme ai bambini verso un palazzo piantonato da uno stuolo di soldati vestiti di nero.
È il caos. Mi gira la testa e sento lo stomaco rivoltarsi. Li stanno uccidendo. Eric mi aveva detto che nessuno si sarebbe fatto male se non ci fosse stata ribellione, ma l'uomo che Tori è stata costretta ad uccidere non stava facendo nulla, era immobile e impietrito davanti all'esercito nero che stava invadendo la sua fazione.
Mi ha mentito, sono una stupida, dovevo aspettarmelo da uno come lui. Come pensava di nascondermi queste atrocità? Non posso credere che davvero sperasse che io non venissi a conoscenza di un massacro.
Stupidamente mi metto a cercarlo tra le macchie nere e quelle grigie, passando velocemente in rassegna tutti gli schermi fino a quando non lo vedo comparire in uno di essi.
È insieme a una donna magra con i capelli scuri, davanti a loro ci sono Quattro e Tris, ipnotizzati come gli altri Intrepidi. Come è possibile se i Divergenti resistono agli effetti del siero? Non posso essermi sbagliata e poi li ho sentiti parlare, Quattro aveva capito che Tris è una Divergente e credo che lui abbia più esperienza di me, non possiamo esserci sbagliati in due.
Eric si avvicina a Quattro e sorride soddisfatto. Vedo le sue labbra muoversi e vorrei sapere cosa gli sta dicendo, anche se non è difficile immaginarlo. Quattro l'ha battuto, secondo la mente contorta di Eric l'ha umiliato e adesso probabilmente vorrà prendersi la sua rivincita.
Tira fuori la pistola e la punta alla tempia di Quattro. Mi si gela il sangue. Non può sparare, distruggerebbe tutto. Eric mi ha messa a piantonare la sala di controllo e sa quanto sono curiosa. È consapevole che molto probabilmente io lo sto osservando.
Non sparerà. Sento una voce mormorare dentro di me. In questo momento Eric sta combattendo una battaglia interiore, ne sono convinta. La tentazione di eliminare Quattro credo sia fortissima, lo desidera più intensamente di qualsiasi cosa abbia mai desiderato nella sua vita.
Eric odia a morte Quattro, non mi faccio illusioni, aspetta questo momento da quando era un iniziato e sono sicura che ha fantasticato molto su cosa avrebbe detto e fatto prima di ucciderlo, ma adesso le cose sono cambiate, o almeno lo spero. Adesso ci sono io. Cos'è più importante, la sua mente o il suo cuore?
Se uccidesse Quattro, io non glielo perdonerei mai e quindi in questo momento si trova davanti a una scelta: eliminare il suo rivale e perdermi. oppure superare, o almeno ignorare, questa sua ossessione e dimostrarmi che sta davvero cambiando.
Quale decisione prenderà? Non ho il tempo di rispondermi.
Vedo Tris estrarre la pistola e premere la canna contro la fronte di Eric. Lui strabuzza gli occhi, con un'espressione stolida sul viso, e per un attimo sembra solo un altro dei soldati in trance.
Mi premo una mano sulla bocca per soffocare un grido che velocemente sta risalendo la mia gola e mi aggrappo alla porta per non crollare a terra. In pochi secondi i miei pensieri cambiano radicalmente.
L'orrore di vederlo compiere l'azione più stupida della sua vita si trasforma nel terrore di perderlo per sempre.
Tris avrebbe tutte le ragioni per ucciderlo, Eric non è mai stato tenero con lei, non l'ha appesa a una passerella come ha fatto con Chris, ma se n'è fregato quando Peter e i suoi complici hanno cercato di ucciderla.
Vorrei poter dire che io non lo farei, ma se mi trovassi nella stessa situazione con Peter, premerei il grilletto senza esitare.
L'unica cosa che mi trattiene dal crollare a terra in lacrime è la consapevolezza che io non sono Tris. Ho più cose in comune con Eric che con lei. Porto rancore e mi infiammo facilmente, questo mi porta ad agire in modo impulsivo e finire col prendere sempre la decisione sbagliata. Tris non è così, è più altruista e saggia, non permette al rancore di soggiogarla, resta lucida e riesce a domare la rabbia.
La vedo abbassare velocemente l'arma e sparare al piede di Eric. Lui grida afferrandosi il piede con entrambe le mani. In quel momento Quattro estrae di scatto la pistola e spara alla gamba della donna che era con Eric.
Mentre osservo Tris e Quattro scappare, mi lascio cadere sulle ginocchia. Eric è ferito ma è salvo.
«Abbiamo due feriti nel settore B3» esclama una delle guardie del centro di controllo indicando lo schermo.
«Capofazione ferito da ribelli Divergenti in B3» ripete un'altra guardia stringendo tra le mani una ricetrasmittente.
«Localizzati» gracchia la ricetrasmittente «verranno immediatamente trasportati alla base. Ribelli Divergenti individuati e catturati. Li portiamo...».
Non aspetto di sentire la fine della conversazione, mi alzo e corro verso gli ascensori. Peter mi si para davanti ma io lo spingo via. Stanno portando qui Eric ferito, non mi importa né del piano degli Eruditi né delle conseguenze della mia ennesima decisione dettata dall'impeto del momento; voglio essere in infermeria quando Eric arriverà.

D I V E R G E N T EDove le storie prendono vita. Scoprilo ora