CAPITOLO 13 (Prima Parte)

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Un cielo terso, il frinire delle cicale e il calore del sole sulla mia pelle, quanto mi è mancato tutto questo.
Sono sdraiata sotto una piccola quercia e osservo il fiume che scorre tranquillo a pochi passi da me. Resterei qui in eterno e per nulla al mondo mi volterei indietro, perché non voglio vedere le sagome grigie dei grattacieli circondate dalla soffocante recinzione.
Eric. Penso a lui e finalmente mi sento bene, sono serena e questo è strano. Lui non mi fa questo effetto, soprattutto quando non è accanto a me. Non so spiegarlo, ho come la sensazione che lui presto arriverà. È assurdo perché il complesso degli Intrepidi è lontano da quello dei Pacifici e in più non è permesso stare insieme ad un membro di un'altra fazione.
Sono un'Intrepida. Allora cosa ci faccio nella zona dei Pacifici?
Mi alzo a sedere e mi guardo intorno. Dietro di me c'è una palazzina di tre piani con un giardino e un gatto che sonnecchia sulle scale della veranda. Non è un edificio dei Pacifici, non sono a casa. A fianco alla palazzina ce ne sono altre simili, una lunga fila che si estende da entrambi i lati di quell'edificio che mi sembra tanto familiare. Dove sono?
«Theia...»
Sento la voce di Eric chiamarmi. Mi volto in quella direzione e vedo uno scoiattolo che si arrampica veloce sulla mia spalla destra. È così carino che mi è impossibile non accarezzarlo.
«Theia, svegliati!» esclama lo scoiattolo usando la voce di Eric.
Non ha senso... penso, mentre tutto inizia a dissolversi e svanire come inghiottito da una nebbia nera.


Apro gli occhi e davanti a me c'è Eric. Niente cielo terso e morbido prato, solo lo scuro ventre della torre che ho scalato questa notte.
«I Pacifici non sono mattinieri?» domanda massaggiandosi il collo. Ha l'aspetto di chi non ha dormito molto bene.
«Sì, ma vanno a dormire presto» rispondo mentre cerco di snebbiarmi. «Gli Intrepidi non dovrebbero adattarsi a dormire ovunque e svegliarsi sempre pimpanti?»
«Non quando dormono con qualcuno che scalcia e si gira nel letto tutta la notte.»
«Io non scalcio e comunque questo non è un letto» puntualizzo indicando il materassino.
«Come vuoi. Non ho tempo di discutere, tra venti minuti dobbiamo essere tutti e due in palestra.»
«Che si fa di bello oggi?» gli domando, inseguendolo per le scale.
Non mi aspettavo un bacio del buongiorno, ma neanche essere ignorata in questo modo. Questa notte era così gentile e i suoi baci appassionati, mentre adesso sembra tornato Eric il gelido.
«Come te la cavi a lanciare coltelli?»
«Non lo so, non ho mai provato...»
«Un'altra prima volta. Scapperai via come hai fatto quella sera?»
La sua allusione mi innervosisce. Il fatto che io non mi sia voluta concedere non fa di me una codarda ma una persona responsabile, che riflette bene prima di fare un passo così importante, forse non è da Intrepidi dare tanto peso alla prima volta.


Quando entro nella palestra, vedo Eric nel centro della stanza e mi domando come ha fatto a trovare il tempo per farsi una doccia e cambiarsi. Io sono riuscita a malapena a darmi una pettinata e bere mezza tazza di caffè.
«Domani sarà l'ultimo giorno del primo modulo» esordisce. «Riprenderete i combattimenti più tardi. Stamattina imparerete a colpire un bersaglio. Ognuno prenda tre coltelli.» Ha la voce più cupa del solito e non ne capisco il motivo, sconfitta a parte, il resto della serata credo sia stata abbastanza piacevole.
«Quattro vi mostrerà la tecnica corretta per lanciarli.»
Nessuno di noi si muove e noto che non sono l'unica ad avere profonde occhiaie e una lentezza che, ne sono certa, non verrà apprezzata da Eric.
«Adesso!» urla.
Tutti scattano verso il tavolo dove sono ammucchiati i coltelli.
Eric potrebbe essere una valida alternativa al caffè, una sua parola o un suo sguardo hanno il potere di svegliare tutti in un attimo. Personalmente continuo a preferire quel caldo nettare nero.
«È di cattivo umore, oggi» mormora Christina.
«E quando non lo è?» bisbiglia Tris.
Ieri sera per esempio o in qualsiasi altra sera dei nostri allenamenti privati. Anche quando ci siamo svegliati sembrava rilassato e... no, non certo sereno, ma decisamente meno cupo di adesso.
I suoi sbalzi d'umore iniziano seriamente a preoccuparmi, non capisco cosa è cambiato negli ultimi venti minuti.
Lo vedo lanciare un'occhiata velenosa a Quattro che gli sta dando le spalle. Capito. La solo presenza di Quattro ha riaperto la ferita della sconfitta di ieri notte a strappabandiera. Solite cose da uomini che io non capirò mai.
«Allinearsi!» ordina Eric.
È il caso di concentrarmi sui movimenti di Quattro in modo da imparare il più velocemente possibile, non voglio dover sopportare di nuovo le frecciatine di Eric. Dopo il piccolo incidente del nostro ultimo allenamento aveva smesso di tormentarmi ma credo che dopo quello che è accaduto questa notte ricomincerà a farlo.
Osservo la posizione del corpo di Quattro e il movimento del braccio che lancia il coltello. L'eleganza dei suoi movimenti e la naturalezza con cui li esegue mi ipnotizza e resto a fissarlo come un'ebete.
«Hai intenzione di fissare Quattro per tutto il tempo? Se vuoi gli faccio togliere la maglietta» esclama Eric in tono beffardo.
Sento risatine provenire dal malefico trio. Cerco di ignorarle e mi concentro sul bersaglio immaginando che al posto della sagoma ci sia uno di loro. Non ho mai lanciato un coltello ma sono sicura che questo pensiero mi renderà più semplice avvicinarmi al centro del bersaglio.
Purtroppo la realtà è molto diversa dalla fantasia. I miei coltelli mancano clamorosamente il bersaglio. Il fatto che non sia l'unica non mi è d'aiuto.
Eric cammina a passi troppo rapidi dietro di noi e questo mi mette ansia. Non basta la mia incapacità, deve mettercisi pure lui a peggiorare le cose con il suo passo pesante e lo sguardo da avvoltoio.
Cerco di ignorarlo, ma lui si avvicina a me e mi fa segno di fermarmi.
«Ho quasi paura a passarti dietro. Sei talmente incapace che potresti lanciartelo alle spalle.»
«Carino, davvero gentile. Non esagerare con le parole dolci o potrei montarmi la testa» mi lascio scappare.
Non va bene, mi sto allargando un po' troppo. Lui è uno dei miei istruttori e anche un capofazione e non dovevo lasciarmi andare a certe affermazioni davanti ad altri Intrepidi. Loro non sanno che io ho due Eric, l'istruttore e... non saprei come definirlo... non è mio amico e, purtroppo, neanche il mio ragazzo, è solo un Eric diverso da quello che mi tormenta dalle otto alle sei. È un Eric privato. Forse dovrei dire era, dopo questa mia uscita non si fiderà più di me, penserà che non sia in grado di mantenere un segreto.
«Flirtare con me non ti aiuterà a colpire il bersaglio» dice con il suo solito sorriso inquietante. «E neanche a far levare la maglietta al tuo Quattro.»
La sua affermazione mi lascia perplessa. Avrebbe dovuto rispondere qualcosa di crudele per umiliarmi davanti a tutti. La Pacifica respinta dal capofazione. Questo avrebbe senso, avrebbe chiarito davanti a tutti che non apprezza quel tipo di attenzioni da parte mia. Invece Eric ha scelto di stare in qualche modo al gioco, cosa che non è da lui, e ha coinvolto anche Quattro.
Devo smetterla di fissarmi su Eric, ho cose più importanti da fare durante l'addestramento, tipo allenarmi in modo da riuscire a superare il primo modulo e non finire a suonare il banjo tra gli Esclusi.

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