Ennesimo pomeriggio di combattimenti, però questa volta non sono più una tra tanti, ma la Pacifica che ha sconfitto Peter. Molti mi guardano come se fossi una divinità da venerare, mentre altri, ovvero il malefico trio, mi fissano con odio. Se la sono legata al dito e la cosa mi rende nervosa, quei tre insieme potrebbero rendermi la vita un inferno e sperare che vengano eliminati va oltre l'utopia. Sono tra i migliori, è più facile che sia sbattuta fuori io.
Il mio avversario di oggi è Al. Ci posizioniamo al centro dell'arena e restiamo immobili a fissarci.
Non sento più il fuoco che mi divorava ieri, niente rabbia, solo un grande vuoto e il desiderio di essere ovunque ma non qui, davanti a un ragazzo gentile che sono sicura si lascerà mettere al tappeto per non farmi del male. Lui sarebbe il ragazzo da amare, ma io non ci riesco, sono talmente marcia da avere occhi solo per il sadico Eric.
Iniziamo a combattere ma i nostri colpi sono fiacchi, nessuno dei due vuole fare male all'altro, ma purtroppo uno di noi deve finire al tappeto. Non voglio che sia lui, purtroppo questo mio desiderio non è dettato dall'altruismo ma dal bisogno di uscire da questa palestra per evitare gli sguardi del malefico trio e a un altro pomeriggio di violenza gratuita.
Mi lancio verso Al che para il mio pugno ma mi dà la possibilità di sussurragli di colpirmi al viso. Mi spinge via e mi fissa. Io resto immobile sperando che non si tiri indietro. Non lo fa. Mi colpisce con un gancio ed io mi lascio cadere a terra. Mi aspetto di sentire Eric lamentarsi, dire di smetterla di giocare e combattere seriamente ma, incredibilmente, annuncia la vittoria di Al. Ha capito benissimo che sto fingendo e mi sta reggendo il gioco. Non ho voglia di chiedermi il perché, non mi importa, voglio solo uscire da questa palestra il prima possibile.
Quattro mi ha portata in braccio in infermeria senza dire o chiedere niente, anche lui ha capito che stavo benissimo e che quella palestra, con Eric che sovrintende l'addestramento, è diventata un luogo di tortura dal quale è meglio uscire il prima possibile.
Ho passato tutto il pomeriggio sdraiata su uno dei lettini dell'infermeria a fissare il soffitto cercando di capire cosa ci sia di sbagliato in me e perché preferisco una bastardo a un bravo ragazzo, ma l'unica cosa che vedevo apparire sul soffitto grigio è la carta della dualità. Eric. Sempre e solo lui, seduto sul trono dei miei pensieri a osservarmi come se fosse il posto al quale era destinato ed io fossi di sua proprietà.
«Hai intenzione di punirti per tutta la durata dell'iniziazione?» La voce di Eric mi strappa ai miei pensieri. «È solo per sapere se devo perdere ancora tempo con te.»
«Non ti ho mai chiesto aiuto, sei stato tu a tormentarmi per primo, se tu che hai fatto perdere tempo a me» gli ringhio contro.
Lui alza gli occhi al cielo e scuote la testa ridacchiando. È così fastidioso che vorrei essere nel centro dell'arena con lui e levargli quel sorriso con un pugno.
«Bevi qualcosa?» mi domanda lasciandomi basita.
«Cosa? Stai scherzando? Tu non ci stai con la testa e...»
«No. Quella che non ci sta con la testa sei tu. Non ti va mai bene niente, ogni cosa che faccio ti manda in bestia. Io... io non so più cosa fare con te.» Mi mette in mano una fetta di torta al cioccolato e aggiunge: «Adesso scusami, vado a imparare a suonare il banjo.»
Lo guardo allontanarsi velocemente e ricomincio a fantasticare su di lui e le carte di Althea. È tutto così assurdo, è solo un gioco, eppure ogni carta sembra avere sempre più senso e condurmi a un'unica persona: Eric.
Essersi offerto di addestrarmi, il caffè caldo che mi ha portato quella mattina in palestra, la scelta per lo strappabandiera, la nottata alla torre, la torta e tutto ciò che di gentile ha detto o fatto, sono piccole cose che nessuno si aspetta da uno come lui. Io mi sono talmente fissata su quello che dicono gli altri da ignorare completamente ciò che accadeva tra me e lui. Mi sono fatta influenzare dalle chiacchiere sul suo conto fino al punto di convincermi che quello che vivevo era tutto addolcito dalla mia immaginazione. È vero, non è uno stinco di santo ma con me non è stato crudele. Credevo di essere una persona difficile da influenzare, capace di pensare con la mia testa, ma a quanto pare non è sempre così, basta un ragazzo carino a farmi vacillare. Come fa la gente a sopravvivere all'amore? A guardare gli altri sembra tutto così semplice, ma è un casino. La testa se ne va per conto suo ed è impossibile pensare razionalmente, si fa il contrario di quello che si farebbe normalmente. Mi domando se sarà sempre così o a un certo punto diventerà tutto più chiaro e si smetterà di essere in continua lotta con se stessi e l'altra persona.
«Non è saggio quello che stai facendo.»
Alzo la testa per capire chi mi sta parlando e vedo Tori in piedi davanti a me. Ha le braccia conserte e mi fissa con sguardo scuro. Non mi dà il tempo di replicare, mi prende per un braccio e mi trascina nel corridoio che porta al fiume.
«Dovresti stare lontana da Eric.»
«Perché?» le domando. Sono risoluta, niente più chiacchiere, crederò solo a ciò che vedo. Seguirò il mio istinto.
«Chi ha avuto un risultato come il tuo farebbe bene a stare lontana da lui.»
«Non capisco cosa c'entra Eric con il risultato del mio test attitudinale. Ad essere onesta non ho ancora capito perché è così rischioso essere una Divergente.»
Tori mi fa segno di star zitta ma non ne comprendo il motivo, non c'è nessuno oltre a noi in questo corridoio.
«Loro sono difficili da controllare, per questo rappresentano una minaccia.»
«Questo lo avevi già detto. So che chi non può essere controllato o conformato è probabile che venga eliminato.»
«Non è probabile, viene eliminato, è una certezza» dice, spalancando talmente tanto gli occhi che ho quasi paura di vederli rotolare fuori dalle orbite. «È solo questione di tempo e il tuo sembra che stia per finire.»
«Quindi sono destinata a morire?»
«Non necessariamente. I capifazione non sanno ancora di te. Io ho cancellato immediatamente il risultato del tuo test attitudinale dal sistema e ho inserito manualmente Pacifica come esito. Ma non commettere errori, se scoprono che cosa sei, ti uccideranno.»
La osservo in silenzio. Sta vaneggiando. Non sembra pazza, al contrario, appare calma, anche se il suo tono è insistente. Eppure deve essere fuori di testa. Questa città e le sue fazioni hanno i loro problemi ma gli omicidi sono rari e non ho mai sentito di leader di fazione che hanno ucciso qualcuno.
«Tu sei paranoica» sbotto. «I capi degli Intrepidi non mi ucciderebbero. La gente non fa queste cose, non più. È a questo che serve il sistema delle fazioni.»
«Ah, ne sei convinta?» Lei mi fissa, i suoi lineamenti improvvisamente si fanno tirati, feroci. «Hanno fatto fuori mio fratello, perché non te, eh? Che cos'hai di speciale?»
«Tuo fratello?» domando.
«Sì, mio fratello. Sia lui che io ci siamo trasferiti dagli Eruditi, solo che il suo test attitudinale era stato inconcludente. L'ultimo giorno delle simulazioni hanno trovato il suo corpo sul fondo dello strapiombo. Hanno detto che si è trattato di un suicidio. Solo che mio fratello stava andando bene nell'addestramento, era felice...» Il suo sguardo diventa triste, infinitamente triste.
Io non lo sapevo, non ne avevo idea... questo non mi giustifica ma almeno capisco perché mi sta proteggendo e forse non lo sta facendo solo con me. È il suo modo per far tacere il dolore per la morte di suo fratello, aiutare chi è come lui non lo riporterà in vita ma eviterà agli altri il suo stesso dolore.
«Io non...mi dispiace...» abbasso lo sguardo e mi mordo il labbro per non piangere.
Non sono mai stata brava a confortare gli altri, mi blocco e finisco sempre col restare in silenzio.
Tori fa un profondo respiro e poi ricomincia a parlare. «Nella seconda fase dell'addestramento, Georgie andava molto bene, era molto veloce. Diceva che le simulazioni non lo spaventavano nemmeno... erano come un gioco. Così gli istruttori cominciarono a interessarsi in modo particolare a lui. Quando veniva il suo turno, si ammassavano nel laboratorio, invece di aspettare semplicemente che gli venissero riportati i risultati. Parlottavano di lui tutto il tempo. L'ultimo giorno delle simulazioni entrò un capofazione per vederlo di persona, il giorno dopo Georgie era morto.»
«Per questo devo stare lontana da Eric? Pensi che stia fingendo di essere interessato a me solo perché ha dei sospetti?» domando.
Annuisce. «Ho paura di sì. Mi dispiace. Non gli hai detto niente del test o di te, vero?»
Ripenso a tutte le volte che ci siamo parlati e l'unica confessione pericolosa è stato l'esito del mio test attitudinale. So che non avrei dovuto dirlo a nessuno, ma non dire o mentire avrebbe potuto insospettirlo e avrebbe fatto dei controlli scoprendo che il test era stato alterato. Una Pacifica che sceglie gli Intrepidi di testa sua è strano ma non quanto scoprire che l'esito di un test è stato modificato.
«Gli ho detto il risultato del test. Intendo quello che tu hai inserito.»
Tori strabuzza gli occhi. «Sei impazzita?»
«Mentirgli sarebbe stato peggio, se avesse indagato avrebbe potuto scoprire che il risultato del test era stato modificato da te. Saremmo finite entrambe nei guai.»
«Non c'è modo di stabilire se un test è stato manomesso oppure no.» Appoggia una mano sulla mia spalla e aggiunge: «Ti sei condannata a morte.»
«Per avergli detto un risultato? Stai vaneggiando. Se Eric mi avesse voluta morta ora sarei sul fondo dello strapiombo.»
«Forse sta solo aspettando la giusta occasione. Sei alla fine del modulo, potresti essere tra gli ultimi e in molti preferiscono lo strapiombo agli Esclusi.»
«Se mi avesse voluta fuori perché avrebbe perso tempo ad aiutarmi?» mi lascio scappare. Non so quanto posso fidarmi di Tori, ma non credo che andrà in giro a dire che un capofazione sta facendo favoritismi, soprattutto se la persona in questione è Eric.
«In che senso aiutarti?» domanda perplessa.
«Niente. Dimentica. Non sono cose che ti riguardano.» Mi incammino verso l'entrata del Pozzo ma lei mi blocca mettendosi davanti a me.
«Aiutarti come?»
«Lui mi sta addestrando fuori dagli orari, la notte o la mattina presto, io e lui da soli. Mi ha insegnato a combattere e credo abbia formato le coppie in modo da aiutarmi. A parte Peter, ho combattuto sempre con iniziati meno preparati di me. Perché assicurarsi di portarmi al secondo modulo se deve uccidermi? Eric non sospetta nulla, credo lo stia facendo solo per...ehm... ottenere altro in cambio» confesso arrossendo.
«No. Non è così disperato da perdere più di dieci minuti per portarsi a letto qualcuna, sta tramando qualcosa.»
«Non può essere semplicemente interessato a me?» le domando, fissandola dritta negli occhi.
«È possibile, ma non nel modo che speri tu, perché...» un rumore di passi e delle voci la interrompono. Un gruppetto di Intrepidi ci passa accanto, saluta Tori e si siede su una pietra a pochi passi da noi.
«Scopriremo la verità solo dopo la classifica. Se hai ragione tu, stai molto attenta a ciò che fai durante le simulazioni, ma se ho ragione io, scappa, perché lui ti ucciderà.»
«Non credo che Eric voglia farmi del male.»
«È l'unica cosa che sa fare» dice in tono lapidario prima di allontanarsi e sparire tra la folla del Pozzo.
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D I V E R G E N T E
Science FictionDopo la firma della Grande Pace, Chicago è suddivisa in cinque fazioni consacrate ognuna a un valore: la sapienza per gli Eruditi, il coraggio per gli Intrepidi, l'amicizia per i Pacifici, l'altruismo per gli Abneganti e l'onestà per i Candidi. The...