CAPITOLO 20 (Seconda Parte)

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Ho passato tutto il pomeriggio a sfogliare quaderni con disegni nello studio del tatuatore e non ho trovato niente che desidererei vedere sul mio corpo per il resto della mia vita.
Molti intrepidi hanno almeno un tatuaggio con il simbolo della fazione, ma io non voglio avere il marchio degli Intrepidi sulla mia pelle, mi farebbe sentire troppo legata a questa fazione. Lo sono, ma le etichette non fanno proprio per me. Non sento di essere solo un'Intrepida, so che sono molto di più. Non sono solo coraggiosa e temeraria, ho anche altre qualità e, ne sono convinta, anche tutti gli altri le hanno. Forse, in quantità differenti, siamo un po' tutti Divergenti. Credo nelle persone e nel loro potenziale, sono sicura che, se solo si sforzassero ed esplorassero loro stessi, sarebbero in grado di essere più di una sola fazione.
Sembrano solamente vaneggiamenti da Divergente, ma so che non è tutto bianco e nero e questo non è una cosa da Divergenti, è una cosa reale con cui conviviamo ogni giorno.
«Hai almeno una vaga idea di quello che vuoi farti?» domanda Tori avvicinandosi a me.
Scuoto il capo. No, la mia mente è vuota e sta lottando per non farmi tatuare l'iniziale di Eric. È il tatuaggio più stupido che si possa fare. Se le cose andassero male avrei qualcosa che me lo ricorda per il resto dei miei giorni.
Ho sentito di Intrepidi con il corpo pieno di nomi che poi sono stati coperti da altri tatuaggi ed io non voglio finire così, non sarà un'aggiunta di inchiostro a cancellare il ricordo del nome che era stato tatuato con il cuore pieno di speranza. Se mai dovessi scegliere un nome da farmi tatuare sceglierei quello dei miei figli, ma ancora non ne ho e quindi credo che dovrò aspettare.
«Ho sentito dire che è un po' che non ti fai vedere al dormitorio» continua Tori, dopo essersi seduta accanto a me.
«È per le simulazioni, non riesco a dormire e così vago come un fantasma e mi addormento dove capita.»
Tori resta in silenzio e mi fissa con sguardo serio.
Non l'ha bevuta, eppure mi sono impegnata ad essere convincente ma, a quanto pare, mi viene più facile quando sono attaccata alla macchina per le simulazioni.
«Dormo da un Intrepido» confesso.
Tori spalanca gli occhi così tanto che per un attimo ho paura di vederli schizzare fuori dalle orbite.
«Seguimi» si limita a dire alzandosi dallo sgabello.
Mi porta nel retro del salone, si assicura che non ci sia nessuno e poi inizia il suo interrogatorio.
«Sei stata da Eric per tutto questo tempo? Ti avevo detto di evitarlo e tu ti trasferisci a casa sua?»
«Non mi sono trasferita» puntualizzo. «Mi sta ospitando per un po', lo fa per il mio bene.»
Appena finisco la frase capisco quanto può suonare assurda questa affermazione per chi non conosce Eric come lo conosco io. Eric non si prende cura di nessuno, solo di se stesso.
Tori scoppia a ridere, me lo aspettavo. Sta pensando che sono una povera scema che è cascata nella trappola di Eric.
«Lo fa per il bene del suo pisellino» insinua, flettendo l'indice più volte.
«Non è vero!» esclamo irritata. «Non abbiamo ancora fatto sesso.»
Lei mi guarda stupita, ma non come se avesse appena sentito qualcosa di impossibile ma positivo, ma come se avessi appena affermato che il sole invece di tramontare a ovest è tornato indietro scomparendo a est.
Si lascia cadere sulla poltroncina davanti alla mia. Immagino i suoi pensieri e credo siano gli stessi che ho avuto io quando, per la seconda notte di fila, Eric si è sdraiato accanto a me, mi ha abbracciata e pochi minuti dopo era già nel mondo dei sogni.
«Se non è per scopare, perché ti tiene a casa sua?» domanda.
«La notte prima dell'inizio del secondo modulo sono stata aggredita giù al fiume e...»
«Che cosa?! Un'altra aggressione insabbiata da quel bastardo? E tu, cosa ci facevi là da sola?» mi interrompe Tori.
«Ero là con Eric, è stato il nostro primo appuntamento. Aspettavo che lui si fosse allontanato perché non vuole che la gente ci veda insieme» confesso. So che avrà da ridire sulle regole di Eric, ma non avevo altra scelta che accettarle. «E comunque lui ha preso dei provvedimenti anche se non in modo ufficiale.»
«E come?» domanda in tono acido.
Inizia a darmi sui nervi tutta questa sfiducia nei confronti di Eric.
«Ha risolto la cosa giù al fiume. E, prima che tu possa accusarlo di chissà quale nefandezza, non ha ucciso nessuno, gli ha fatto solo un bel discorsetto nel suo stile.»
«Ne sei davvero sicura?»
«Sì, purtroppo il bastardo è ancora vivo» rispondo facendo una smorfia di disgusto.
Tori si zittisce e mi guarda come la prima della classe che viene ripresa dalla maestra. Fastidioso non avere sempre ragione, vero?
«Strano comportamento. Tu non gli hai confessato niente di pericoloso?» domanda.
Avrei preferito che il suo silenzio durasse più di trenta secondi.
Sì, gli ho detto del test inconcludente e solo ora realizzo che l'ho messa nei casini. È stata lei a farmi il test e a inserire manualmente il risultato.
Abbasso lo sguardo. Non ce la faccio a guardarla negli occhi sapendo che potrei averla condannata a morte.
«Theia, guardami» ordina.
Io faccio un profondo respiro e alzo la testa. Cerco di sembrare calma ma so che i miei occhi mi stanno tradendo e lei può leggerci le mie colpe.
«Scusami, io non ho pensato che ti avrei messa nei guai.»
«Sei stata così stupida da confessargli il vero risultato del test?» domanda inferocita.
«Non è come pensi, vedi...»
Tori si alza di scatto dalla poltrona e inizia a camminare per la stanza. Ha le mani strette a pugno e tutti i muscoli del corpo tesi. Mi spaventa, più di quanto abbia mai fatto Eric. Da lui ci si aspetta un attacco di rabbia, ma non da Tori. Lei è sempre stata gentile, non nel modo assurdo dei Pacifici, ma in maniera più sobria, senza perdere il suo modo di fare da vera dura.
«Eric ha visto la mia simulazione e mi ha costretta a farne un'altra da sola con lui. Ha notato delle anomalie» dico cercando di placare la sua ira. «Lui l'aveva già capito, mentire non sarebbe servito a nulla. Tori, se sei ancora viva vuol dire che non corri nessun rischio.»
«Come fai ad esserne sicura?» ringhia.
«Perché sei l'unica amica che ho in questa fazione e lui lo sa. Sei la sola con cui posso parlare di quello che sono ed Eric l'ha capito. Senza di te...»
«Hai detto a Eric quello che ci siamo dette?» mi interrompe.
«No, gli ho semplicemente detto che ti ho parlato di cosa sono perché mi fido di te. All'inizio non l'ha presa bene, aveva paura che tu andassi a dirlo in giro, ma poi l'ho convinto che tu non mi metteresti mai nei guai.»
Tori mi guarda. La sua rabbia sembra scemare via lentamente. Vorrei tirare un sospiro di sollievo, ma quello che ho fatto è imperdonabile, dovevo pensare che la mia confessione avrebbe coinvolto anche lei.
Vorrei che la piccola Erudita dentro di me fosse più loquace in modo da farle capire che Eric non le farebbe mai del male perché non vuole togliermi la mia unica amica fidata. Purtroppo si è attivata solo la piccola Abnegante che afferma che pecco di superbia dicendo che Tori è ancora viva solo perché è una mia amica.
Dalla stanza accanto sento Bud chiamare Tori. Temo che la nostra conversazione termini qui e senza darmi modo di spiegare bene come stanno le cose.
«Devo andare, ma vedi di farti trovare in giro, noi due non abbiamo ancora finito.»
Apre la porta e se ne va, lasciandomi da sola a tormentarmi per la mia ennesima cavolata.

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