CAPITOLO 8 (Prima Parte)

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Sei ore di sonno fa ero una Pacifica eccitata all'idea della sua nuova vita negli Intrepidi, ora sono un'Intrepida mezza addormentata con una pistola carica in mano, non è una bella accoppiata.
Quattro è davanti a noi, sveglio e pimpante come se avesse dormito dieci ore filate.
«Per prima cosa, oggi imparerete a sparare con una pistola. Poi passeremo ai combattimenti corpo a corpo. Fortunatamente, se siete qui significa che già sapete salire e scendere da un treno in corsa, quindi non c'è bisogno che ve lo insegni» dice mentre ci guarda tenere malamente in mano le pistole e sorride come se non si trovasse davanti a dieci persone armate che probabilmente non hanno mai preso in mano un'arma. Io se fossi in lui mi leverei dalla linea di tiro.
«L'iniziazione si compone di tra moduli. Misureremo i vostri progressi e vi classificheremo in base alle vostre prestazioni in ciascuno dei tre. I moduli non hanno tutti lo stesso peso nel determinare il punteggio finale, per cui è possibile, anche se difficile, migliorare di molto i vostri risultati.»
Ci sono undici interni e dieci di noi, quattro verranno eliminati nella prima fase. I figli degli Intrepidi partono molto avvantaggiati, sono allenati e probabilmente sanno già combattere e sparare, spero che ne terranno conto.
«Noi crediamo che con un'adeguata preparazione si possa sconfiggere la viltà, che noi definiamo come l'incapacità di agire nelle situazioni di paura» continua Quattro. «Ogni stadio dell'iniziazione è finalizzato ad affrontare un aspetto specifico della preparazione. Il primo è fisico, il secondo emotivo e il terzo mentale.»
«Cosa c'entra sparare con un pistola con il coraggio?» lo interrompe Peter sbadigliando.
Quattro fa ruotare l'arma che ha in mano, la impugna e preme la canna contro la fronte di Peter che rimane a bocca aperta.
«Sveglia!» lo apostrofa Quattro. «Hai in mano una pistola carica, idiota. Agisci di conseguenza.»
Abbassa l'arma e io vorrei tanto essere al suo posto. Puntare una pistola alla testa di Peter è una cosa che non mi dispiacerebbe fare. Non lo sopporto, ci ha tormentati da quando siamo saltati sul treno e ho paura che solo una pallottola in testa lo farà smettere. Non voglio ucciderlo o vederlo morto, ma non ho mai sopportato le persone come lui. Si nasconde dietro al suo essere un ex Candido ma non dice la verità ogni volta che apre bocca, lui si limita a dire solo le verità che sa creerebbero scompiglio o quelle che ferirebbero le persone. Tris sembra il suo bersaglio preferito. Tormentare un'Abnegante, quanta originalità e coraggio. Perché non prova ad attaccar briga con me o con un Intrepido? Perché è vile, sa che troverebbe pane per i suoi denti.
«Per rispondere alla tua domanda, è molto meno probabile che te la fai addosso e cerchi la mamma, se sei preparato a difenderti. Questa sarà un'informazione che vi sarà utile anche più avanti, in questo modulo. Dunque, guardatemi.»
Si gira verso la parete su cui sono appesi i bersagli: dei quadrati di compensato con disegnati tre cerchi rossi.
Si sistema con i piedi divaricati, stringe la pistola con entrambe le armi e spara tre colpi. Guardo il bersaglio, il cerchio al centro ha un unico foro, ha fatto tre centri perfetti.
Osservo l'arma che ho in mano e mi tornano in mente le ultime due estati passate nella mia vecchia fazione.
I Pacifici non dovrebbero avere armi, ma i nostri campi attirano molti animali selvatici e alcuni non sono solo pericolosi per le coltivazioni ma anche per noi, quindi è stato concesso a un ristrettissimo gruppo di usare vecchi fucili e pistole.
Quella che tengo in mano è più nuova ma più pesante di quelle che mi hanno fatto usare gli amici di Dill. Erano tutti ragazzi più grandi di me e uno di essi aveva accesso alle armi, così d'estate rubava la pistola e il fucile del padre e andava sotto il vecchio ponte a sparare a barattoli di latta insieme ai suoi amici. Alcune volte anche io e Althea li seguivamo, è lì che ho imparato a sparare. A differenza di Quattro, i ragazzi mi hanno spiegato come fare prima di mettermi una pistola carica in mano.
La postura, il modo di impugnare l'arma, come mirare e soprattutto mi hanno avvertita del contraccolpo. Tutto questo però non mi ha evitato di rischiare di cadere dopo aver premuto il grilletto, ma almeno sapevo cosa mi aspettava.
Ora sono pronta. Mi metto nella stessa posizione di Quattro, stringo l'arma con la mano destra e la sostengo con la sinistra. Accarezzo il grilletto con il dito prima di fare fuoco per concentrarmi bene sono su quello che avverrà dopo: il contraccolpo.
Premo il grilletto e la detonazione è più fastidiosa di quanto ricordavo, ma i miei piedi sono rimasti ancorati a terra e le mie braccia hanno retto al contraccolpo, il mio corpo non si è mosso di un millimetro.
Purtroppo la mia mira ha bisogno di essere migliorata, sono riuscita a centrare solo il cerchio più esterno. Non mi sorprendo, erano molto rare le volte che colpivo il barattolo facendolo schizzare via, credo siano stati solo colpi di fortuna.
Althea non ha mai amato le armi e quindi, mio malgrado, ho dovuto abbandonare quel passatempo che iniziava a piacermi più di quanto sarebbe stato tollerato dai Pacifici.
Mi faceva sentire potente tenere in mano una pistola e la sensazione che provavo quando premevo il grilletto e il contraccolpo che faceva vibrare le mie braccia erano qualcosa che non sapevo spiegare. Detonazione. Questa era l'unica parola che la mia mente riusciva a trovare. Un'esplosione di forza dentro di me che non era l'eco di quella della pistola ma era la sua versione amplificata.
L'arma che sto stringendo tra le mani sarà la mia compagna, pericolosa ma succube, io sono quella con il controllo, sarà mia la responsabilità di come verrà usata.
Sono convinta che chi ha il potere deve avere anche la consapevolezza di ciò che comporta. Usarlo solo quando ce n'è davvero necessità e non abusarne come si è portati a fare quando si ha un vantaggio su qualcuno. Controllo e responsabilità, sono queste le parole da tenere bene a mente.
Continuo ad allenarmi e a correggere la mira e, lentamente ma con costanza, mi avvicino al cerchio nel centro. Dovrò allenarmi ancora molte volte per imparare a rimanere all'interno del cerchio più piccolo, non so se diventerò brava come Tris che è passata dal mancare il bersaglio a centri quasi prefetti in pochissimo tempo, ma riuscirò a cavarmela. Mi serve solo un bel po' di pratica, ma so che molto del mio tempo sarà dedicato al combattimento corpo a corpo perché, a parte qualche zuffa, non ho mai combattuto contro nessuno e soprattutto contro ai miei compagni. Questo sarà duro da mettere in pratica. Le mie zuffe erano alimentate dalla rabbia, ma a parte Peter, non odio ancora nessuno a tal punto da volerlo vedere a terra mezzo sanguinante.

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