CAPITOLO 32 (Seconda Parte)

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Osservo in silenzio l'infermiera medicare la ferita al piede di Eric. Non è grave, Tris l'ha preso di striscio procurandogli solo una ferita nella parte esterna del piede, a pochi centimetri dal mignolo. Non riesco a non domandarmi se sia stato un caso o Tris l'abbia fatto di proposito. È diventata brava con le armi e avrebbe potuto fargli saltare via almeno tre dita mirando alla punta dello stivale.
L'ho odiata. Mentre aspettavo Eric, l'ho odiata per avergli sparato e avrei voluto andarla a cercare e farle la stessa cosa che lei ha fatto al mio ragazzo. Avrei commesso l'ennesimo errore, perché dopo aver visto la ferita di Eric ho capito che lei voleva solo metterlo fuori gioco per poter scappare e ha cercato di farlo con il minore danno possibile. Purtroppo non riesco ancora a capire perché non ha approfittato della situazione per vendicarsi, perché l'ha graziato dopo tutto quello che le ha fatto passare durante l'iniziazione.
«Non deve camminare almeno per qualche giorno o i punti salteranno» dice l'infermiera voltandosi verso di me. «La pomata va applicata ogni otto ore, la ferita disinfettata una volta al giorno» aggiunge, porgendomi una busta con dentro bende, garze e un tubetto azzurro. Dopodiché si dirige velocemente in fondo alla sala per controllare lo stato di salute della donna che era insieme a Eric e che ora sta fissando il soffitto con aria annoiata mentre giocherella con il bordo della fasciatura.
Quando è arrivata era pallida come un lenzuolo ma calma e incredibilmente silenziosa per una che si è presa una pallottola nella gamba. Lo stoicismo degli Intrepidi è lodevole, ma non fa proprio per me. Io sono quel tipo di persona che sarebbe arrivata qui priva di sensi oppure gridando per il dolore.
«Cosa ci fai qui?» mi domanda Eric con voce così calma da farmi presagire una delle sue solite ramanzine.
«Ho visto sul monitor quello che è successo e sono corsa subito qui» rispondo ingenuamente.
«Non avresti dovuto abbandonare la tua posizione» mi rimprovera Eric, «ma cosa te lo dico a fare, tanto tu fai sempre quello che vuoi» aggiunge sbuffando.
«Oh, scusa tanto se mi sono preoccupata per te.»
Lo abbraccio e sfioro la sua guancia con le labbra.
«Avevi detto nessuna vittima» gli sussurro all'orecchio.
Lo sento sospirare, vorrei vedere la sua espressione, ma allontanare le mie labbra dal suo orecchio vorrebbe dire concludere la nostra conversazione e dargli modo di rimandarla a quando gli sarà più comodo. Non intendo dargli tempo per inventare una buona scusa da rifilarmi.
«I capi dovevano essere eliminati, erano gli ordini... mi dispiace» mormora massaggiandomi la schiena, «mi dispiace, perdonami» aggiunge mentre mi stringe a sé.
«Di questo avremo modo di discutere quando saremo soli.... e anche di quello che stavi per fare a Quattro» gli dico e, come al solito, mi lascio soggiogare dal suo fascino.
Vorrei non essere così tanto innamorata di lui da lasciarmi intenerire così facilmente.
Eric cerca di replicare, ma io appoggio l'indice sulle sue labbra per zittirlo e gli sorrido.
La tizia che era con lui ci sta fissando ed io non mi fido di lei. Fingermi una fidanzata preoccupata è la cosa migliore da fare per non destare troppi sospetti.
«Quattro» esclamo alzando leggermente la voce, «non mi sarai mai aspettata che fosse un ribelle Divergente».
«Non credo sia un Divergente» dice Eric con una punta di amarezza.
Lo capisco, sarebbe stato più sopportabile sapere che gli strepitosi risultati di Quattro erano dovuti alla sua Divergenza.
«Soddisfaceva i requisiti in tutto: risultati del test, simulazioni durante l'iniziazione... la mia teoria è che in realtà lui sia un Abnegante. La sua Divergenza è molto debole» mi spiega.
«Ho sentito che sia lui che Tris sono stati catturati, gli Eruditi intendono studiarli per migliorare il siero?» gli domando, anche se so già la risposta.
Se il siero non ha funzionato, dovrà essere migliorato e loro sono due cavie perfette.
«Tris era troppo ferita per essere utile così Jeanine ha deciso di farla giustiziare, ma è riuscita a fuggire e a far perdere le sue tracce. Quattro ha reagito bene al nuovo siero e adesso è uno dei nostri soldati.»
Gli sorrido compiaciuta e lo stringo di nuovo. La mia domanda potrebbe apparire sospetta e quindi preferisco che l'Intrepida che ci sta osservando pensi che io sia in vena di smancerie.
«C'è un'altra versione del siero?» gli domando accarezzando la sua guancia con la mia.
«Sì. Jeanine non accettava l'idea che i Divergenti fossero immuni al suo siero, per cui ha lavorato per rimediarvi ed è riuscita a sviluppare un nuovo tipo di siero a cui i Divergenti non sono refrattari.»
Mi prende il viso tra le mani e mi bacia per poi riportare le sue labbra vicino al mio orecchio.
«Jeanine può già controllare quello che vedono e sentono, così per manipolare la loro volontà ha creato un nuovo siero che altera la percezione di quello che li circonda» mi spiega «ma il vantaggio di questa versione della simulazione è che le persone potranno agire in modo indipendente e questo li rende molto più efficienti di soldati privi di volontà».
Mi si gela il sangue. Credevo di aver assistito al peggio che Jeanine potesse fare all'umanità, ma lei è riuscita ad andare oltre al più terribile degli incubi.
Se quel siero funziona efficacemente su tutti, lei avrà il controllo totale della mente di chiunque non dimostri di esserle fedele, ma dubito che vorrà rischiare possibili voltafaccia e tradimenti. Probabilmente, molto presto, tutti saremo sotto l'effetto del siero. Eric non è stupido, sarà arrivato alla mia stessa conclusione e non credo vorrà passare la sua vita come un sonnambulo.
«Quali sono i suoi veri piani?» gli domando.
Ho bisogno di sapere tutto quello che sa lui per pensare a un piano. Sicuramente Eric ne ha già uno, ma preferisco avere più scelte, prevedo che ci saranno molte cose che andranno storte e, presto o tardi, Jeanine scoprirà come stanno veramente le cose.
«Ricchezza e prosperità» risponde scandendo bene ogni sillaba «gli Abneganti rappresentano un salasso per le nostre risorse, quindi verranno assorbiti nell'esercito degli Intrepidi. I Candidi e i Pacifici collaboreranno o faranno la stessa fine».
È questo il suo piano, vuole che tutti siano compiacenti e facili da comandare.
Gli Abneganti erano un ostacolo al suo desiderio di potere, così ha trovato un modo per eliminarli. Non aveva un esercito, e ne ha trovato uno negli Intrepidi. Sapeva che avrebbe avuto bisogno di controllare un gran numero di persone per poter agire in tranquillità, quindi ha sviluppato i sieri e i trasmettitori. Per lei la Divergenza è solo un altro nodo da sciogliere, ed è questo che fa paura; perché è abbastanza intelligente da risolvere qualunque problema, persino quello della nostra esistenza.
«Vuole tenerci tutti sotto l'effetto del Siero?» domando cercando di nascondere come posso il disgusto che mi provoca la visione di una città piena di persone private completamente della loro volontà.
«Non tutti, chi dimostrerà di esserle fedele potrà godere degli agi che il nuovo governo porterà.»
«Tu vivresti davvero in un posto dove tutti sono ipnotizzati?»
«No, ma sono stanco di essere dominato da un manipolo di idioti moralisti che rifiutano la ricchezza e il progresso.»
Sto per ribattere che, tra tiranni che ci rendono schiavi con i loro sieri e ottusi moralisti che, sì forse ci negano progresso e ricchezza, ma ci lasciano liberi di vivere e di pensare con la nostra testa, io preferisco i secondi, ma vengo preceduta dal cigolio della porta che si apre e dalle due figure che entrano nell'infermeria.
Jeanine, avvolta nel suo abito azzurro, cammina lentamente verso di noi seguita da quello scarafaggio di Peter. Il suo sguardo non tradisce nessuna emozione, invece Peter mi sorride in maniera beffarda fissandomi dritta negli occhi.
Guai, grossi guai. Mormora una voce dentro di me.
Non è la mia solita paranoia, qualcosa è andato storto ed Eric non sarà più in grado di proteggere me e se stesso, lo capisco dal sorriso di Peter. Sta assaporando la vittoria e, se lui ha vinto, io ho perso. Non so come, ma quel bastardo è riuscito ad incastrarmi.

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