Finalmente il gran giorno è arrivato. Questa notte non ho chiuso occhio, continuavo a ripensare a quello che ho scritto nella lettera per Althea e alle possibili conseguenze.
È stupido, ma la cosa che mi spaventa di più è che possa finire tra le mani dei miei genitori. Sto infrangendo una delle regole più importanti e l'unica cosa che mi preoccupa è l'imbarazzo che mi causerebbe sapere che i miei genitori leggano le mie confessioni amorose. Se uno dei capifazione trovasse quella lettera nelle tasche dei miei, potremmo finire tutti nei guai. Non so cosa deciderebbero per noi, ma gli Esclusi mi sembrano la migliore delle ipotesi, soprattutto se sarà Eric a trovarla. Per quello che ne so, potrebbe farci giustiziare come traditori del sistema delle fazioni.
Mi siedo sulla mia branda, tiro fuori dalla tasca la lettera e la tengo stretta nella mano sinistra. Forse dovrei strapparla, deluderei Althea ma nessuno correrebbe dei rischi inutili.
Mi convinco che eliminarla è la cosa più saggia da fare, ma quando apro il baule che contiene tutti i miei effetti personali, sento dei passi alle mie spalle. So già chi è, sta diventando prevedibile, o forse sono io ad essere diventata più sveglia.
«Buongiorno Eric» esclamo senza muovere un muscolo.
La lettera è ancora nella mia mano, se non m'invento qualcosa lui la vedrà e inizierà a fare domande. Prendo dal baule la prima cosa che mi capita, ma la fortuna non mi assiste, adesso oltre alla lettera, stringo tra le mani le sei carte di Althea. Sarà imbarazzante dovergli raccontare tutta la storia, ma almeno lo distrarranno mentre nascondo la lettera.
«Come vanno le tue lezioni di banjo?»
«Sei tu l'insegnate. Quando iniziamo?» domanda, sedendosi accanto a me.
Sarà difficile far sparire la lettera.
«Io non so suonare il banjo» rispondo e con nonchalance mi piego in avanti fingendo di allacciare la scarpa mentre prego che Eric non mi veda infilarci la lettera.
«Come? Che razza di Pacifica sei?» ridacchia.
«Non so suonare il banjo, canto malissimo e disegno anche peggio. Che ci vuoi fare, sono una Pacifica anomala.»
Fingo di controllare che anche l'altra scarpa sia allacciata e poi inizio a giocherellare con la busta di plastica che contiene le carte. Voglio che lui le veda così forse non sospetterà che ho qualcosa da nascondere. Meglio le carte che la lettera in cui confesso di essere innamorata di lui.
«Quindi, quello non l'hai disegnato tu?» domanda indicando la carta con la Dualità.
«No. Lo ha disegnato una vecchia amica.»
«Non dovresti tenere nulla che viene dalla tua vecchia fazione» mi riprende ed io tiro un sospiro di sollievo. Non si è accorto della lettera. Questo non mi salva da una situazione imbarazzante ma almeno mi salva da un'altra molto più imbarazzante ma sopratutto pericolosa.
«Lo so, ma queste carte sono un'enigma da risolvere. È roba da Eruditi, dovrebbe interessarti.»
«Io sono un Intrepido» puntualizza con una voce suadente che non si adatta a una situazione come questa.
È solo lui oppure tutti i ragazzi non perdono occasione per provarci?
In ogni caso, meglio così, posso evitare di fare per l'ennesima volta la figura della scema.
Mi infilo in tasca le carte e mi avvio verso l'uscita del dormitorio.
Eric mi supera e si mette tra me e la porta. Non c'è niente da fare, sembra che sia scolpito nella pietra che io debba sempre rendermi ridicola davanti a lui.
«Però sono curioso di scoprire la tua ennesima assurdità» dice, sorridendo in un modo che non riesco a decifrare.
È il classico sorriso di Eric il gelido ma è più vivace e quasi umano. È una via di mezzo tra i due Eric, però resta comunque inquietante ma allo stesso tempo irresistibile.
Signore e signori, la parte imbarazzante sta per cominciare, mettetevi comodi.
Torno alla mia branda e mi siedo. Prendo le carte e le dispongo lentamente una ad una sulla coperta. Eric le osserva divertito.
«La sera prima della Cerimonia della Scelta, la mia amica ha deciso di leggermi il futuro» esordisco, suscitando ancora di più l'ilarità di Eric. «Lo trovo anche io assurdo, ma era meglio ascoltare i suoi vaneggiamenti che passare la serata a tormentarmi per la decisione che avrei dovuto prendere il giorno successivo.»
«Il responso?» domanda lui.
«Chiedilo al piccolo Erudito dentro di te» rispondo strizzandogli l'occhio.
«Gli Eruditi non credono alla magia» puntualizza.
«Ma hanno una mente logica, quindi dovrebbero trovare divertente interpretare il significato delle carte e risolvere l'enigma» lo sfido.
So che non lo considera un vero enigma, però so anche di interessargli e scoprire qualcosa in più su di me è sufficiente per convincerlo a stare al gioco sebbene possa considerarlo una cosa stupida.
«Possono significare qualunque cosa» ipotizza. «Tutto dipende dalla domanda. Tu che cosa avevi chiesto alle carte?»
Di descrivere te in modo da poterti riconoscere al primo sguardo. È questo quello che vorrei dirgli ma non ne ho il coraggio e inizio a pensare che non lo avrò mai.
Lui è così bello e mi viene difficile credere che possa stare con uno sgorbietto scorbutico come me quando ha un'intera fazione di belle ragazze spigliate e compiacenti.
«Io non ho chiesto nulla, è stata Althea a voler sapere come sarebbe stato il mio ragazzo» confesso abbassando lo sguardo.
Eric osserva attentamente tutte le carte e, se non lo conoscessi, direi che sta davvero cercando un'interpretazione di quei sei cartoncini colorati.
«È un guerriero, fedele ai suoi ideali ed equilibrato. È un Intrepido ma viene dagli Eruditi» fa una piccola pausa, prende in mano la carta con disegnato il Toro e domanda: «È daltonico?»
Lo guardo stupita. Pensavo che tirasse fuori un'interpretazione talmente scabrosa da far sembrare casta quella di Althea. Sembra più serio di quanto credevo, ma soprattutto sembra che la descrizione che ha dato gli calzi a pennello. Difficile evitare il pensiero che abbia manipolato il responso a suo favore.
Johanna una volta ha detto che gli uomini, pur di sedurre una donna e sottometterla per placare i loro pruriti sessuali, sarebbero capaci di fare qualsiasi cosa. Si è raccomandata di stare attenta perché portarmi a credere di essere davvero interessati a me è uno dei loro classici trucchi.
Potrebbe essere il mio caso oppure no. Si fottano Johanna, Tori e tutti gli altri, sono stufa di fare sempre quello che mi consigliano gli altri. Ho scelto di venire in questa fazione per essere finalmente libera di decidere solo e unicamente con la mia testa. Io decido di voler sbagliare con la mia testa.
«La tua versione del Toro è decisamente più sensata e casta di quella di Althea» ridacchio e mi sento ridicola a flirtare con lui in un modo così stupido.
«Com'era la sua versione?» domanda spostandosi più vicino a me.
«Non lo vuoi sapere, è...imbarazzante» arrossisco come una bambina.
Eric riflette per un po' e poi scoppia a ridere.
«Appunto» sospiro mentre raccolgo le carte.
Io decido di sbagliare con la mia testa e tutti gli altri buoni propositi appena fatti sono già andati a farsi un giro fuori dalla recinzione, l'imbarazzo di dire certe cose a Eric è più forte di quanto pensassi. Perché nella mia testa sembra tutto così facile ma quando è il momento di passare ai fatti sembra la cosa più difficile al mondo? Forse dovrei bere qualcosa di molto alcolico, per sciogliermi. Althea lo faceva spesso prima di sparire con Dill.
Questo non è il momento di ubriacarsi, i miei saranno già arrivati al Pozzo, non ho mai bevuto niente di alcolico e vorrei essere sobria quando li incontrerò.
«Dove credi di andare? Devi dirmi che interpretazione ha dato la tua amica» incalza Eric.
«Adesso non posso, ho un appuntamento al Pozzo. Però magari una di queste sere, seduti da qualche parte a bere qualcosa...»
Mi alzo lasciando la frase volutamente in sospeso e mi incammino velocemente verso l'uscita. Sento le guance bollenti e, ne sono sicura, sono più rossa di un pomodoro. Non voglio che lui mi veda in queste condizioni, voglio assomigliare il più possibile alle Intrepide con cui esce e loro non arrossirebbero mai per una cosa del genere.
«Quindi è un sì?» domanda Eric alzando leggermente la voce in modo che possa sentirlo. «Non puoi più tirarti indietro adesso» aggiunge.
Continuo a camminare e arrivata alla porta mi volto un attimo. Lui mi sta osservando con un sorriso che mi fa sciogliere e tutti i miei dubbi e le mie paure sembrano così lontane da non essere neanche un ricordo.
«Sai che lo farò» ricambio il suo sorriso e dopo aver preso un profondo respiro e aggiungo: «però tu, non lasciarmi scappare.»
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D I V E R G E N T E
Science FictionDopo la firma della Grande Pace, Chicago è suddivisa in cinque fazioni consacrate ognuna a un valore: la sapienza per gli Eruditi, il coraggio per gli Intrepidi, l'amicizia per i Pacifici, l'altruismo per gli Abneganti e l'onestà per i Candidi. The...