CAPITOLO 25 (Prima Parte)

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Ho avuto incubi per tutta la notte. Al gonfio e bluastro che risaliva lentamente le pareti dello strapiombo fissandomi con occhi vitrei ma carichi di rancore. Io ero incatenata alla ringhiera della passerella e lo guardavo avvicinarsi, mi dimenavo per liberarmi ma alla fine lui mi raggiungeva e mi squarciava il petto con unghie più simili ad artigli.
Il sogno si ripeteva ogni volta che riprendevo sonno ma con piccole variazioni, come Tris legata ad un palo che gridava disperata mentre Eric la cospargeva di benzina e le dava fuoco.
Quando mi sono svegliata ero più stanca della mattina dopo il primo estenuante giorno di addestramento. Non ho battuto ciglio quando Eric mi ha trascinata nel garage e infilata in auto. Non ho idea di dove mi stia portando, forse dagli Eruditi per farmi vivisezionare, mi sento talmente a terra che non ho voluto fare domande.
«È inquietante» esordisce.
«Cosa?» gli domando, cercando di tenere aperti gli occhi, gonfi dopo un giorno e una notte di pianti.
«Il tuo silenzio. Di solito non stai zitta un attimo.»
«Eric sono stravolta. Ieri un mio amico è morto, non me la sento di parlare, voglio solo un posto tranquillo dove starmene rannicchiata in silenzio» mormoro abbassando lo sguardo.
«Sei un'Intrepida, devi imparare ad accettare la morte ed elaborare il lutto in fretta perché è una cosa che ti capiterà spesso in questa fazione» dice con il tono di voce che di solito usa per rimproverarmi. «Cosa pensavi di trovare negli Intrepidi? Libertà, divertimento, trasgressione? Tutti gli iniziati che sono venuti qui con quella idea sono finiti male.»
È vero, mi hanno sempre affascinata per la loro libertà ma anche per il loro coraggio. Non li ho scelti per il desiderio di trasgredire, ma perché non mi bastava aiutare le persone con i soliti discorsi motivazionali dei Pacifici, volevo fare di più. I Pacifici danno supporto psicologico e quindi entrano in gioco quando tutto si è già concluso e non resta altro da fare che aiutare le vittime a voltare pagina. Ho scelto gli Intrepidi perché voglio evitare che ci siano vittime da psicanalizzare, fermare qualcosa prima che accada in modo da non arrivare al doloroso momento del supporto.
«Non ho scelto Intrepidi per quei motivi e sto cercando di elaborare il lutto in fretta, ma è difficile.»
Guardo fuori dal finestrino, i palazzi del centro sono ormai alle nostre spalle, davanti a noi ci sono solo edifici bassi mezzi crollati e, dopo di loro non c'è altro, solo la Recinzione.
«Sicuramente sarà più facile che per i tuoi compagni» dice, fermando l'auto a pochi metri dal grande cancello.
Un Intrepido armato di fucile si avvicina all'auto con passo veloce, ma quando vede Eric al volante, si ferma, fa un cenno di saluto con la mano e torna alla sua postazione. Il cancello si apre ed io mi stupisco di quanto potere sia riuscito ad ottenere Eric a soli diciotto anni. Noi Pacifici di solito eravamo costretti a lunghe soste per la perquisizione anche se sul camion c'era uno dei membri più conosciuti e fidati della fazione.
L'auto oltrepassa il cancello e continua la sua corsa sulla strada sterrata che costeggia i campi dei Pacifici.
Eric allunga un braccio dietro al suo sedile e mi appoggia sulle gambe un sacchetto di plastica. Lo guardo perplessa.
«Cambiati» si limita a dire senza staccare gli occhi dalla strada.
Apro il sacchetto e dentro c'è il vestito che indossavo il giorno della Cerimonia della Scelta. Eric ha frugato di nuovo tra le mie cose, sta iniziando a diventare una fastidiosa consuetudine. Sono certa che sa esattamente cosa contiene il mio baule e che potrebbe farmi un'elenco dettagliato senza dimenticare nulla. Rimpiango di aver rispettato la sua privacy mentre lui non ha avuto problemi a invadere la mia.
«Non mi cambio qui in auto davanti a te» esclamo fingendomi indignata.
Eric sbuffa. «Ho già visto quasi tutto quello che c'è da vedere.»
«E adesso vuoi togliere il quasi?» ribatto.
Lui sbuffa di nuovo, svolta in una stradina laterale che costeggia il bosco e ferma l'auto.
Conosco questo bosco, è stato il mio luogo segreto per sedici anni, o almeno era così che lo immaginavo. Credo sia la versione Pacifica dei cunicoli sotterranei degli Intrepidi, però noi siamo più territoriali, ci spartiamo il bosco e stiamo sempre nello stesso punto. Non sono mai nati problemi perché c'è spazio per tutti, anche per gli Intrepidi che, durante il pattugliamento, si appartavano nel bosco.
Scendiamo dall'auto ed io gli intimo di non guardare, Eric sbuffa e si appoggia alla portiera dandomi le spalle.
«Perché mi hai portata qui?» gli domando, anche se intuisco il motivo: un luogo familiare che evoca solo bei ricordi può aiutarmi ad affrontare e superare questo triste momento.
«La rossa ti conosce meglio di me ed è più brava in queste cose.»
Mi ha portata qui per farmi incontrare Althea? Non riesco a credere alle mie orecchie. Proprio lui, che ci ha più volte ricordato di non dimostrarci troppo legati alla nostra vecchia fazione, ha infranto questa regola solo per farmi sentire un pochino meglio. Non è una cosa che farebbe Eric il gelido e inizio a chiedermi se è un gesto di spontaneo altruismo oppure sta solo cercando di rendere meno amara la mia decisione di stare con lui accettando gran parte dei suoi crimini.
«Credevo che certe cose fossero da evitare.»
«Lo sono. Questa volta vedi di non raccontarlo alle tue amichette» mi ammonisce «Se la voce arriva alla persona sbagliata, Peter sarà l'ultimo dei tuoi problemi.»

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