CAPITOLO 23 (Seconda Parte)

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Quattro ci porta fuori dalla sala mensa e su per i canali lungo le pareti del Pozzo.
Saliamo più in alto di quanto siano mai stati prima i miei compagni, io conosco bene questa strada e credo di aver capito dove ci condurrà: alla stanza dello scenario della paura.
Non riesco a sentirmi in colpa per averla visitata prima dei miei compagni, forse stare con Eric mi sta lentamente trasformando e presto diventerò cinica e malvagia come lui. Non voglio pensarci, basta paranoie, devo concentrarmi sull'iniziazione o non avrò neanche la possibilità di scoprire se davvero, un giorno, diventerò come lui.
Ci avviciniamo sempre di più al soffitto di vetro, Quattro sale una rampa di scale di metallo che porta a un'apertura nel soffitto, i gradini scricchiolano sotto i miei piedi e guardo giù per vedere il Pozzo e lo strapiombo dall'alto.
Camminiamo sopra il vetro, che ora fa da pavimento invece che da tetto, attraversando un salone circolare con pareti anch'esse di vetro. Sono stata qui solo una volta, era notte e non ho notato che, intorno al complesso, ci sono edifici fatiscenti che sembrano abbandonati. Mi ritrovo a sorridere pensando che tutte le volte che ho osservato la città dal tetto del complesso era buio e riuscivo a intravedere solo sagome scure che si fondevano con il cielo notturno. C'era Eric con me e i miei occhi erano sempre fissi su di lui. Anche se ci fossero state fiamme alte il doppio dei palazzi avrei ignorato del tutto la loro presenza.
Il salone è pieno di Intrepidi che si muovono continuamente, o si raccolgono a parlare in capannelli. Su un lato ce ne sono due che combattono con i bastoni, ridendo quando uno sbaglia e manca il colpo. Due corde sospese in aria attraversano la stanza, una un po' più alta dell'altra, probabilmente hanno a che fare con le spericolate acrobazie per cui gli Intrepidi sono famosi, come i chiodi fissati sui lati della torre che ho scalato la sera della sfida a strappabandiera.
Quattro ci conduce a un'altra porta, che si apre su un enorme locale umido, illuminato da una serie di tubi fluorescenti con coperture di plastica. I muri sono pieni di graffiti e ci sono tubature scoperte. Io continuo a stupirmi di non averle notate quando Eric mi ha portata qui. Ricordo solo lui, la sue mani grandi e i suoi occhi chiari, tutto il resto era solo un'inutile cornice.
Eric è in piedi, appoggiato contro il muro. Mi lancia un'occhiata e fa un mezzo sorriso che scompare in un attimo per lasciare il posto al broncio di Eric il tormentatore. Non importa, ho capito, ormai ci basta una frazione di secondo per comunicare attraverso lo sguardo.
«Qui» dice Quattro, «si svolge un tipo diverso di simulazione, chiamato "scenario della paura". In questo momento è disabilitato per noi, per cui non è così che vedrete questo posto la prossima volta.»
Mi fingo interessata come i miei compagni, quando in realtà non c'è niente di nuovo per me, conosco già tutto quello che succede in questa stanza, dalla fastidiosa iniezione a ciò che accade quando il siero inizia a circolare nelle vene e il computer dà inizio all'incubo.
«Durante le simulazioni, abbiamo immagazzinato dati sulle vostre peggiori paure. Lo scenario accede a quei dati e vi pone di fronte a una serie di ostacoli virtuali che potranno rifarsi a fobie già affrontate durante il secondo modulo, o a paure nuove. La differenza è che nello scenario della paura sarete consapevoli di trovarvi in una simulazione, per cui lo affronterete nel pieno possesso di tutte le vostre facoltà.»
Da quando Eric mi ha detto la stessa cosa, non ho mai smesso di domandarmi se il fatto che tutti abbiano la consapevolezza di essere in una simulazione sia un bene o un male. Saranno tutti come i Divergenti, si combatterebbe ad armi pari e magari non sarei l'unica a fare stranezze. È positivo, non dovrò fingere di non essere consapevole che non c'è nulla di reale e potrei concentrarmi solo su come superare le paure, proprio come hanno sempre fatto i miei compagni, anche se loro erano terrorizzati mentre io solo un po' spaventata. Però potrei perdere il mio vantaggio di Divergente, se loro sanno di trovarsi in una simulazione, riuscirebbero a controllarsi meglio e quindi superare molto più velocemente le loro paure. Per la prima volta mi troverei in svantaggio.
«Il numero degli ostacoli varia in base a quante paure avete» continua Quattro. «Vi ho già anticipato che il terzo modulo dell'iniziazione si focalizza sulla preparazione mentale» aggiunge.
Smetto di ascoltarlo. Eric mi ha spiegato mille volte quello che succederà e me l'ha anche fatto provare, entrando con me nello scenario. Quello che è accaduto durante la simulazione ha fatto sgretolare anche l'ultimo muro della fortezza che avevo eretto per nascondermi da ciò che provavo per lui. Vederlo così vulnerabile mentre combatteva contro ciò che era giusto fare e ciò che il suo istinto gli suggeriva, mi ha fatto capire cosa prova veramente. Non so se posso definirlo amore, mi viene ancora un po' difficile immaginare "Eric" e "amore" nella stessa frase, ma sento di essere qualcosa di più di un'avventura o un passatempo, come sento che posso davvero fidarmi di lui. Non mi venderà a Jeanine e agli Eruditi come la cavia perfetta, ma mi terrà al suo fianco, rischiando ogni giorno di essere scoperto.
Forse sì, potrebbe essere davvero amore.
«La prossima settimana attraverserete il vostro scenario della paura nel minor tempo possibile di fronte a una commissione di capifazione. Quello sarà il test finale, che determinerà il vostro punteggio nel terzo modulo. Come il secondo stadio dell'iniziazione conta più del primo, così il terzo è quello che conta più di tutti. Chiaro?» conclude Quattro.
Tutti annuiamo, persino Drew, che lo fa sembrare un gesto molto penoso, e da qualche parte dentro di me, sto ridendo come farebbe Eric il sadico durante un combattimento particolarmente cruento.

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