CAPITOLO 21 (Terza Parte)

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Sono riuscita a perdermi nei corridoi del complesso residenziale, se lo sapesse Eric riderebbe per due giorni.
Ho passato la serata nascosta in uno sgabuzzino vicino alla saletta riunioni poco distante dall'uscita del complesso e non ho concluso niente, a parte aver sterminato ragni e altri schifosi insetti. Quando Eric è entrato, tutti erano già all'interno della saletta e l'unica voce che ho sentito è stata quella di Max.
Dopo quasi due ore la porta della saletta si è finalmente aperta. Ho sentito passi che si allontanavano e, tra il rumore degli stivali con la suola in gomma che usano gli Intrepidi, c'era anche quello di scarpe con il tacco. C'era una donna alla riunione, ma il suo passo non era pesante come quello delle Intrepide, ma leggero, lento e regolare. La mia mente ha immaginato una donna di classe, affascinante e sofisticata.
Ho provato ad aprire la porta dello sgabuzzino, ma sono inciampata su una scopa e per poco non mi facevo scoprire. Mezzo minuto o forse uno, non ho cronometrato quanto sono stata maldestra, ma è bastato perché sparissero in questo dedalo di corridoi.
Adesso sto girando a vuoto, sono certa che l'uscita non è lontana ma, in questo posto, il mio senso dell'orientamento proprio non funziona.
Svolto a destra e imbocco un corridoio con metà delle lampade fulminate, sperando di vedere le scale che portano all'uscita, ma finisco in un vicolo cieco.
Sono sul punto di arrendermi quando sento delle voci provenire dal fondo del corridoio opposto. Mi avvicino di soppiatto, contando di nascondermi nel buio.
«Finora non abbiamo riscontrato nessun segno.» È la voce di Eric.
«Non potresti averne trovati molti comunque» risponde qualcuno. Una voce femminile, fredda e già udita, ma non riesco a ricordarmi dove e quando. «Durante l'addestramento ai combattimenti non emerge niente. È dalle simulazioni, invece, che si possono identificare i ribelli Divergenti, se ce ne sono. Dobbiamo esaminare le registrazioni più volte per esserne sicuri.»
La parola "Divergente" pronunciata da quella donna mi fa raggelare. Sporgo un poco la testa, la schiena schiacciata contro la parete di pietra, per vedere a chi appartiene la voce familiare.
«Non dimenticarti il motivo per cui ho chiesto a Max di nominare te» sta dicendo. «La tua prima priorità è sempre scovarli. Sempre.»
«Non me ne dimenticherò.»
Avanzo di qualche centimetro, sperando di rimanere ancora nascosta. A chiunque appartenga quella voce, è lei che muove i fili; è lei la responsabile della posizione di comando occupata da Eric; è lei che vuole i Divergenti morti, è Jeanine Matthews.
Mi sporgo ancora un po' e finalmente la vedo, avvolta nel sue tailleur azzurro con i capelli raccolti mentre cammina verso l'uscita al fianco di Eric.
«Hai trovato qualche elemento utile alla nostra causa tra i nuovi arrivati?» domanda con una voce fredda e piatta che sembra uscire da un sintetizzatore vocale.
«Ho individuato un paio di iniziati che possono fare al caso nostro. Li sto studiando, ma ce n'è una in particolare che ha tutti i requisiti che ci servono» risponde Eric.
Sono io, sta parlando a Jeanine di me. Mi domando quale siano i requisiti di cui sta parlando. Stupidità, crudeltà e mancanza di ideali?
«Il nome?» domanda, aprendo il fascicolo che tiene in mano.
«Theia, ma...» Jeanine lo interrompe con un cenno della mano e subito Eric si zittisce e abbassa il capo.
Lo spavaldo Eric trasformato in un ubbidiente cagnolino, fatico a credere ai miei occhi.
Mentre Eric si fissa la punta degli stivali, Jeanine legge con attenzione una pagina del fascicolo, mi chiedo cosa ha scritto Eric su di me. Sicuramente che non creo porte dal nulla o invento pesci luminosi durante la simulazioni.
«I risultati del secondo modulo sono incompleti, motivo?» domanda Jeanine senza alzare gli occhi dal fascicolo.
«Un errore nella somministrazione del siero. La dose era troppo alta per il suo peso e abbiamo dovuto interrompere le simulazioni.»
«Un errore grossolano, avresti dovuto prestare più attenzione» lo rimprovera «Manca più di una simulazione, come mai?»
Jeanine ora fissa Eric, ma lui non si scompone e, con il suo solito sguardo freddo, risponde: «Negligenza. Il suo istruttore non ha voluto approfondire i motivi del malessere. È stata lei ad informarmi di quello che stava accadendo.»
Sta accusando Quattro di essere un pessimo istruttore quando non è così, vorrei tanto sapere che cosa è accaduto tra loro due per giustificare un odio così profondo.
«C'è stata negligenza anche da parte tua. Non tollererò altri incidenti come questo» lo ammonisce Jeanine.
«Ci sono stati dei problemi con gli iniziati di cui mi sono dovuto occupare, ma che mi hanno permesso di eliminare subito elementi inutili» si discolpa.
Parla dell'accoltellamento di Edward come se fosse una cosa di poco conto, una scaramuccia senza conseguenze, ma le ha avute, lui ha perso un occhio e adesso è un Escluso.
Eric mi sta spaventando, non so se sta mentendo per non insospettire Jeanine oppure perché quelle cose le pensa davvero. Non abbiamo parlato molto di quello che è accaduto a Edward a causa della mia aggressione, ero spaventata e in più anche innamorata, Eric mi riempiva di attenzioni e mi sono lasciata distrarre, ho perso di vista ciò che era davvero importante: capire quanto sia forte il suo lato oscuro.
«Il risultato del suo test è Pacifica, come mai ha scelto di trasferirsi negli Intrepidi?» domanda Jeanine.
Sono curiosa di sentire cosa si inventerà Eric per giustificare una scelta così strana. Può far apparire un'aggressione come una banalità e far passare Quattro come un mediocre istruttore, ma il macchinario dei test è stato creato dagli Eruditi, non può dire che non funziona come dovrebbe.
«Ho avuto la tua stessa curiosità ed ho fatto qualche ricerca» spiega con voce piatta «L'iniziata ha mostrato sin da bambina una predisposizione per gli Intrepidi. Credo che l'educazione abbia giocato un ruolo fondamentale nel determinare le sue scelte durante il test.»
«Pensi che non sia efficace?» domanda Jeanine in tono acido.
«Assolutamente no. Credo semplicemente che il suo caso rientri nei margini d'errore.»
Margini d'errore? Allora il test attitudinale può sbagliare. Per un attimo mi illudo che il mio risultato sia solo l'errore di un computer, ma poi torno con i piedi per terra. Mostrare una predisposizione per due fazioni simili potrebbe rientrare in quei margini, ma tra Pacifici e Intrepidi c'è un abisso e in più il mio test non ha evidenziato solo due fazioni.
«Theia è insicura ed è alla costante ricerca di approvazione. È stato estremamente semplice diventare il suo punto di riferimento e conquistare la sua totale fiducia» dice Eric e sul suo viso vedo apparire un sorriso compiaciuto che mi manda in bestia.
Io non sono insicura e non cerco l'approvazione di nessuno, ma come si permette? Mi sta facendo apparire come una ragazzina senza cervello che non è capace di fare niente senza una guida. La sua guida. Questa è la cosa che mi fa arrabbiare di più, il bisogno di compiacerlo per sentirmi qualcuno. È lui che pur di sentirsi il numero uno fa il lecchino con Jeanine, ci manca solo che si stenda a terra per farle da zerbino.
«Quindi la ragazza ubbidisce ai tuoi ordini senza fiatare?» domanda.
Eric annuisce continuando a sorridere soddisfatto.
«Non è quello che mostrano i filmati delle telecamere di sorveglianza.» Jeanine prende dalla sua valigetta dei fogli tenuti insieme da una graffetta e li passa a Eric. «Non sembra malleabile come vuoi farmi credere.»
Mi domando cosa ci sia su quei fogli e guardare Eric non mi aiuta, il suo volto non tradisce nessuna emozione.
«Sai bene che la sua reazione è giustificata per quello che stava accadendo. Non sei infastidita dal suo gesto ma...»
«La tua vita sessuale non mi interessa, ma avere un legame del genere rende instabile la candidata e quindi sono costretta a scartarla» dice lapidaria.
Sta parlando di quello che è successo in palestra, come ho fatto ad essere così stupida, avevo notato le telecamere sin dal primo giorno, ma ero così presa da Eric da dimenticarmene completamente. Anche se me ne fossi resa conto non avrei mai pensato che il filmato sarebbe finito tra le mani di Jeanine Matthews, il mio nuovo pericolo numero uno.
Eric resta impassibile, come se non gli importasse nulla di me, come se fossi uno dei pezzi che è disposto a sacrificare per la sua arrampicata al potere.
«Ok» dice alzando le spalle «se vuoi, scartala pure, ma non troverai nessuno più motivato di lei nella ricerca dei ribelli.»
Quello che Eric ha appena detto accende la curiosità di Jeanine, e non solo la sua: sono curiosa di sentire quale frottola si inventerà.
«Quando era una bambina ha subito abusi da parte di un Divergente, o almeno è quello che crede. Non ha importanza, quello che conta è che ora lei li odia.»
È impazzito? Ma come gli vengono certe idee? Poteva limitarsi a dire che condivido ogni singola parola degli articoli che ha scritto, avrebbe funzionato, ma Eric ha preferito strafare. In giro si dice che Jeanine è talmente intelligente da non sembrare neanche umana e capirà che Eric mente spudoratamente.
«Questo spiegherebbe anche la sua decisione di unirsi agli Intrepidi.»
Jeanine sembra dubbiosa ma credo che Eric sia riuscito a convincerla. In fondo, perché dovrebbe dubitare di quello che dice il suo schiavetto?
«In ogni caso, il legame sentimentale che si è creato potrebbe causare dei problemi. Non voglio rischiare» aggiunge.
«Non succederà» esclama Eric con un sorriso spavaldo «ma se insorgessero problemi la eliminerò personalmente.»
Se non ci fosse Jeanine lo starei già prendendo a calci. Prima mi fa sembrare una delle sue squallide scopate, poi una vittima di abusi e infine una pedina che sacrificherebbe senza pensarci troppo.
Mi rendo conto che sta mentendo, ma Jeanine gli crede, ai suoi occhi sono solo una patetica ragazzina che si è innamorata di un bastardo e lei mi tratterà di conseguenza.
Eric me la pagherà, questa volta ha passato il segno.
«Ti prendi tu la responsabilità?» domanda. Eric annuisce. «Va bene, ma prima di decidere voglio sottoporla a un colloquio individuale
Individuale. Io e lei da sole. Niente sguardi di Eric che mi faranno capire se quello che dirò sarà giusto oppure no. Sarà un massacro, capirà dopo due frasi che Eric ha mentito e finiremo entrambi nei guai.
«Nel caso ci fossero problemi ti riterrò responsabile e ne pagherai le conseguenze» aggiunge prima di salutarlo con un cenno della mano.
Lui resta immobile, come sull'attenti, mentre la segue con lo sguardo fino a quando la doppia porta non si richiude alle sue spalle. Finalmente può rilassarsi, o almeno è quello che crede, il peggio deve ancora venire.
Esco dal mio nascondiglio e cammino rumorosamente verso di lui. Appena mi vede, il suo sorriso soddisfatto si spegne e, per la prima volta da quando lo conosco, lo vedo sbiancare. Bene, ha già capito cosa lo aspetta.

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