CAPITOLO 20 (Prima Parte)

7.3K 511 50
                                    


Il silenzio del bosco è irreale, non un gufo o una cicala, neanche un alito di vento a muovere le foglie degli alberi. Il sole è ormai sceso sotto l'orizzonte ma, in questa piccola radura c'è una luce strana che sembra diffondersi dal denso banco di nebbia che sale dal terreno e mi arriva appena sopra le caviglie.
Che paura è questa? Io sono abituata a girare di notte tra campi e boschi, so che non c'è nulla da temere, gli Intrepidi pattugliano il perimetro e gli Esclusi sono tutti all'interno della Recinzione.
Mi siedo sul tronco di quella che un tempo era una grande quercia e aspetto che la paura si manifesti. Sono calma e rilassata ma allerta. Questa volta non devo sbagliare, Eric e Quattro mi stanno osservando. In questi giorni sono migliorata parecchio, ma Eric continua a trovare stranezze nelle mie simulazioni.
Si è raccomandato di mantenere la mente lucida in modo che il panico non mi spinga ad avere comportamenti irrazionali. Devo superare lo scenario usando la logica e lo posso fare solo se mantengo il controllo.
Sento un fruscio alle mie spalle. Faccio un profondo respiro, devo restare calma e stare attenta alle mie reazioni. Non sono fortunata come i miei compagni, oltre ad affrontare le mie paure, devo anche preoccuparmi di farlo in modo meno sospetto possibile. Le paure non sono razionali, come posso affrontarle usando la logica?
Mi alzo di scatto e guardo nella direzione dalla quale veniva il rumore, ma quello che vedo mi paralizza e il mio cuore inizia a battere all'impazzata.
A qualche metro da me c'è una figura evanescente, è una donna e fluttua sopra la nebbia. La sua pelle è bluastra e i lunghi capelli neri le coprono il volto, ma purtroppo riesco lo stesso a intravedere i suoi occhi rossi, sembrano due tizzoni ardenti. Mi fanno gelare il sangue e fatico a mantenere il controllo, vorrei scappare via gridando a squarciagola. Non posso, mi stanno osservando, devo restare calma. Tutto questo non è reale.
So che i fantasmi non esistono ma io ho paura lo stesso. Come si fa a affrontare in modo razionale qualcosa che non esiste? Arrampicarsi per uscire da un pozzo, nuotare verso la superficie o combattere contro il mio doppio malvagio, sono cose che possono accadere anche nella realtà, doppio malvagio a parte che comunque potrebbe essere un'altra persona, ma i fantasmi non esistono, non si può sconfiggere qualcosa che non esiste.
Potrei correre via ma questo non aiuterebbe il mio battito a rallentare e poi so già come andrebbe a finire: mi apparirebbe davanti appena mi volto.
Cammino all'indietro lentamente e mi concentro sulla nebbia sotto a quella spaventosa creatura mentre cerco di calmarmi e rallentare la respirazione.
Il fantasma si muove più lentamente di me, forse posso farcela a superare questa paura semplicemente calmandomi e riportando il mio battito cardiaco nella norma. Facile a dirsi, quella cosa si muove in modo così innaturale da mettere i brividi.
Respiro profondamente, dentro e fuori. Ignoro lo spettro e mi concentro sul debole bagliore che illumina la nebbia. Ce la sto facendo, inizio a calmarmi.
La figura svanisce, è finita. I battiti del mio cuore tornano ad essere regolari, ma qualcosa ancora non va. Perché lo scenario non svanisce? Il fantasma è andato via ed io sono calma. Mi guardo intorno ma non vedo nulla, solo alberi.
Tutto d'un tratto qualcosa sbuca dal terreno e mi afferra le caviglie. Sono mani, le vedo emergere dalla nebbia intorno a me, sono ovunque. Cerco di liberarmi ma quelle fredde e ossute dita sembrano catene dalle quali è impossibile liberarsi. Altre mani si aggiungono e mi trascinano sempre più in basso fino a seppellirmi. Sento il sapore della terra in bocca, i vermi strisciare sulla faccia e il mio sangue caldo colarmi sulle mani mentre scavo furiosamente per cercare di riemergere.
Calmati. Non ci riesco, non ci riesco. La testa mi martella.
Respira. Tengo la bocca chiusa e inspiro attraverso il naso. È così strano riuscire a farlo sottoterra. Espiro, sempre dal naso. Il cuore mi batte forte nel petto, devo farlo rallentare. Respiro di nuovo, il viso bagnato di lacrime.
Invisibili unghie mi graffiano la pelle, si ritraggono per tornare alla carica e spingersi più in profondità, lacerandomi. Le lascio fare, lascio che strappino brandelli di carne dal mio corpo, e cerco di rilassare un muscolo alla volta, rassegnandomi a diventare una carcassa scarnificata.
Sono sopraffatta dal dolore.

D I V E R G E N T EDove le storie prendono vita. Scoprilo ora