È sera, la mia famiglia è tornata a casa già da diverse ore. In questo momento mia madre starà lavando i piatti e mio padre sarà seduto fuori, sulla sua sedia a dondolo, a guardare il tramonto sopra la città, mentre fuma la sua pipa. Se fossi rimasta con loro, adesso sarei in camera mia insieme ad Althea, a chiacchierare e a sistemarmi i capelli per la sera. Lei uscirebbe con Dill ed io dovrei sopportare le chiacchiere di qualche Pacifico solo come me. Invece sono qui, sotto il complesso residenziale degli Intrepidi, in un freddo cunicolo che dal Pozzo scende verso il fiume. Solamente una cosa non è cambiata: sono sola. Almeno non dovrò fare sorrisi di cortesia e parlare di cose che mi annoiano a morte.
Scendo lungo lo stretto corridoio illuminato solo dalla luce di una torcia che ho rubato nel deposito degli attrezzi. Non posso leggere la lettera di Althea nel dormitorio o al Pozzo, qualcuno potrebbe farmi domande scomode.
Zeke mi ha detto che se scendo fino al fiume, lo attraverso usando le rocce piatte che affiorano dall'acqua e continuo nel corridoio che sale verso la Caverna Segreta, dovrei trovare molti anfratti dove nessuno mi verrà a disturbare.
Dubito che quella grotta sia davvero tanto segreta come dice, visto che ci vanno sempre le coppiette ad appartarsi. Conoscendo gli Intrepidi, quel corridoio sarà più trafficato delle strade del centro nelle ore di punta. In ogni caso, è ancora presto per le coppiette, devono scolarsi parecchie birre al Pozzo prima di decidere che è il momento di imboscarsi.
Arrivo al fiume sotterraneo e cerco di individuare quale siano le famose rocce a forma di hamburger gigante che mi ha descritto Zeke. Io vedo solo acqua che schizza da tutte le parti e, tra un'onda e l'altra, piccole pietre che non saprei centrare neanche se avessero bandierine piantate sopra.
«Non puoi guadare il fiume. La pioggia degli ultimi giorni ha fatto alzare il livello dell'acqua.»
Eric, ancora lui. Silenzioso e letale.
«Mi spieghi come accidenti fai a non far rumore quando cammini?!»
«È un segreto, se te lo rivelassi, poi dovrei ucciderti» risponde, sorridendo in un modo che definirei inquietantemente sexy. «Sei venuta qua sotto a piangere perché ti mancano mamma e papà?» aggiunge, risvegliando il mio veleno.
«No. Sono qui per evitare i rompiscatole ma a quanto pare...» dico, indicandolo con un gesto della mano. «Tu invece cosa ci fai qui? Sei venuto a piangere perché mamma e papà non sono venuti a portarti il tuo orsacchiotto preferito? Quello che hai decapitato quando avevi due anni?»
Eric sorride scuotendo il capo e mi raggiunge sulla riva del fiume. Mi prende tra le sue braccia e mi stringe a sé. Ricambio il suo abbraccio e restiamo immobili mentre spruzzi di acqua gelida sembrano quasi piovere dal soffitto per quanto la corrente è impetuosa. Li sento appena, mi bagnano la pelle nuda delle spalle, ma non sono freddi come dovrebbero essere, ma caldi quasi quanto me. Mi sento andare a fuoco e so bene di chi è la colpa.
Sollevo la testa e guardo in quegli splendidi occhi azzurri sperando in un suo bacio, ma lui continua a fissarmi sorridendo. Sento la sua mano accarezzarmi la schiena e scivolare sui miei glutei. Le sue dita fredde si insinuano lentamente sotto i miei pantaloni per poi ritrarsi immediatamente.
«Sono venuto per questo» dice, mostrandomi la lettera di Althea. «Che cos'è?»
Sono fregata. Inutile chiedermi come fa a sapere della lettera se quando è avvenuto lo scambio lui neanche c'era, ormai non mi stupisco più di niente che riguarda Eric.
Compare all'improvviso, cammina senza fare rumore e, a quanto pare, è onnisciente.
«Niente di importante. Ci sono le indicazioni che mi ha dato Zeke per arrivare dall'altra parte del fiume» dico fingendomi disinteressata a quel pezzo di carta che tiene stretto tra le dita.
«Quindi non è il biglietto che ti ha infilato nella tasca della giacca quella rossa al Pozzo. Come si chiama...» Appoggia sulla fronte l'indice e il medio uniti e finge di faticare a ricordare il nome della mia amica-sorella. Lo sa benissimo, vuole solo fare un po' di scena per torturarmi meglio.
«Althea» dice, spalancando la bocca e fingendo di essere sorpreso. «Incredibile, tua sorella ha lo stesso nome della tua amica. Quella che ti ha fatto le carte, ricordi?»
Perché non viene subito al punto e non mi spinge nel fiume invece di giocare con me in questo modo?
«Credi di essere l'unico Eric della recinzione? Althea è un nome molto comune nei Pacifici.»
«Avete tutti occhi scuri e capelli scuri nella tua famiglia, come mai lei ha i capelli rossi e gli occhi verdi? È un po' strano, non credi?» insinua con un tono di voce che inizia ad assomigliare sempre più a quello di Eric il gelido torturatore di poveri iniziati.
«Magari ha preso da suo padre. Sai, a volte capita che la mamma abbia un bambino da qualcuno che non è il tuo papà. Credevo fosse normale negli Intrepidi, visto i loro comportamenti libertini.»
Credo che Eric sia sul punto di perdere la pazienza. Il suo sorriso svanisce, ma i suoi occhi non si riempiono della rabbia che ho sperimentato più volte sulla mia pelle. Sembrano spegnersi, come se gli avessi dato una grossa delusione continuando a mentirgli spudoratamente.
Sospira ed io mi sento quasi in colpa. Non ho mai visto il suo sguardo diventare così triste e non riesco a non intenerirmi. Sembra così indifeso e forse lo è davvero. Magari è crudele perché la crudeltà è quello che la vita gli ha sempre riservato e adesso sono io ad aggiungere un'altra ferita sopra quelle che hanno segnato la sua esistenza.
«Io e Althea siamo cresciute insieme, è come se fossimo veramente sorelle e...»
Lui sorride ed io capisco di essere un'idiota. Il suo sguardo da cane bastonato era solo una trappola, uno dei suoi tanti trucchi per convincere le persone a confessare. È dannatamente astuto.
«Come facevi a sapere che nascondevo una lettera della mia amica?» domando.
Vorrei imitare il suo sguardo sperando di intenerirlo ma temo che non funzionerebbe, tanto vale mostrarmi sinceramente offesa.
«Me l'hai appena detto tu.»
«Tu me l'hai presa dai pantaloni prima che il tuo finto sguardo da cucciolo tradito mi intenerisse fino a confessare, quindi sapevi già dove cercare» puntualizzo.
«Non lo sapevo, ho sentito qualcosa di strano mentre ti toccavo. Ho solo guardato cos'era, il resto l'hai fatto tutto tu.»
Tiro un calcio a una roccia. Maledetta paranoia. Se avessi mantenuto il sangue freddo e continuato a recitare bene la mia parte, probabilmente me la sarei cavata. Eric non si sarebbe insospettito e mi avrebbe ridato la lettera senza fare troppe storie.
«Aver controllato che sei figlia unica mi ha aiutato molto» ammette, forse impietosito oppure stanco di giocare a "tortura Theia fino a quando non si getterà da sola nel fiume."
«Ti sei informato su di me, mi hai seguita fino qui senza un valido motivo e...» Lui cerca di interrompermi ma io non gli dò il tempo di dire una parola. «Mi stavi spiando al Pozzo, non è così? Dove ti eri nascosto?»
«Da nessuna parte, ero proprio dietro di te e ho visto la tua amica infilarti questo biglietto nella giacca. A proposito, come è finito nei pantaloni?»
«Nel reggiseno mi dava fastidio» rispondo con un misto di rabbia e ironia nella voce. «Ora me la ridai, per favore?»
«No. Lo scambio di informazioni tra diverse fazioni è vietato. Sono costretto a confiscarla e dovrei prendere seri provvedimenti se il contenuto mette a rischio la sicurezza della fazione, ma mi limiterò a distruggerla. Questa volta la passi liscia, ma se lo farai di nuovo finirai in guai grossi.»
«Eric, è semplicemente la lettera di un'amica. Probabilmente sarà piena di ricordi e aggiornamenti sulla sua storia con Dill» confesso, è la cosa migliore da fare. «Ci siamo promesse di non scriverci niente riguardo alle iniziazioni o cose riguardanti le fazioni, solo i nostri stati d'animo e le nostre amicizie...» mi mordo la lingua, adesso sa che le lettere sono due e mi tormenterà per sapere cosa ho scritto nella mia.
Eric sorride. So già cosa mi chiederà.
«Tu cosa hai scritto?»
Appunto. Ora posso scegliere se mentire o dichiararmi. Non so quale delle due scelte sia la peggiore. Se mento lo scoprirà e se gli dico che sono innamorata di lui... No. La sola idea mi fa tremare. Un conto è l'essere consapevole che lui sa, un'altra è confessarlo guardandolo negli occhi. È imbarazzante e riesco a immaginare un unico finale: lui che scoppia a ridere ed io che vado in pezzi.
«Niente che possa arrecare danno agli Intrepidi» mento, non voglio venire devastata da un suo crudele rifiuto.
«Hai scritto di me?» domanda, sorridendo malizioso.
Abbasso lo sguardo. Ha fatto centro, la cosa non mi stupisce, anche un bambino ci sarebbe arrivato.
Se fossi una vera Intrepida, come quelle con cui esce, adesso dovrei almeno rispondergli che è così, non sarebbe una vera e propria dichiarazione, ma io non ho il coraggio di farlo. Me ne resto in silenzio tenendo lo sguardo basso. Sono peggio di una ragazzina Abnegante.
«Come vuoi. Ti avrei ridato la lettera della tua amica se mi avessi detto qualcosa sulla tua» guarda frettolosamente l'orologio e poi continua: «Ma adesso è tardi. Ho un impegno molto importante.»
«Un altro dei tuoi finti appuntamenti?»
«No. La classifica di fine modulo verrà esposta tra pochi minuti nel dormitorio. Non sei curiosa di scoprire quante possibilità hai di restare negli Intrepidi?»
Mi ero completamente dimenticata che questa sera verranno esposti i punteggi. Non saprò se ho superato il modulo fino a domani, quando verranno annunciati i quattro Esclusi, ma potrò comunque farmi un'idea sulle probabilità di farcela. La classifica riguarda solo noi trasfazione, quindi non rivela molto. Alla fine verremo giudicati insieme agli interni e dubito che possano fallire un addestramento che probabilmente hanno seguito per anni. Solo chi sarà in cima alla classifica può ritenersi al sicuro.
Grazie a Eric sono migliorata molto e credo che anche la mia naturale predisposizione a una cattiva gestione della rabbia possa aver contribuito a non farmi finire sul fondo della classifica. Almeno spero sia così. Se il mio nome fosse tra gli ultimi, questa sarebbe la mia ultima conversazione con Eric.
Condannata a una vita da Esclusa e per sempre lontana dal ragazzo che amo. Inizio a capire perché in molti preferiscono lo strapiombo.
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D I V E R G E N T E
Science FictionDopo la firma della Grande Pace, Chicago è suddivisa in cinque fazioni consacrate ognuna a un valore: la sapienza per gli Eruditi, il coraggio per gli Intrepidi, l'amicizia per i Pacifici, l'altruismo per gli Abneganti e l'onestà per i Candidi. The...