CAPITOLO 28 (Prima Parte)

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Quando ho salutato Althea le ho chiesto di dire ha Josh che avevo bisogno di parlargli e, sapendo quanto sa essere insistente la mia cara amica, sono sicura che questa mattina lui sia salito sul camion delle consegne diretto alla residenza degli Intrepidi.
Non è stato facile trovare il magazzino delle provviste senza chiedere indicazioni e destare sospetti. Mi sono persa un paio di volte negli intricati cunicoli della residenza ma alla fine ce l'ho fatta da sola.
Josh sta fumando una sigaretta insieme a un altro ragazzo che non conosco ma che ha un'aria familiare. Non sembra molto più grande di me, probabilmente ci siamo incrociati a scuola, di sicuro è un trasfazione, mi sarei ricordata di un bel ragazzo come lui nella mia vecchia fazione.
Esco dal magazzino e mi avvicino a loro. Josh, appena mi vede, mi saluta con la mano e dice qualcosa al suo amico. Io mi guardo intorno. Da dove sono si vede l'ingresso della residenza e temo che qualcuno possa vedermi. Allungo il passo e mi nascondo dietro il camion. Faccio segno a Josh di raggiungermi, lui cammina verso di me come se nulla fosse. Forse sto esagerando, scambiare due chiacchiere non è tradimento alla fazione, ma non so come potrebbe prenderla Eric.
«Nanetta, perché ti nascondi?» domanda Josh.
«Perché è divertente» rispondo facendo una smorfia. «Abbiamo un supervisore che mette i brividi e non so come potrebbe prendere il nostro incontro.»
«È vero, ha un caratteraccio» interviene il bel ragazzo che stava fumando con Josh. «Comunque io sono Gerald» aggiunge, allungando la mano. La stringo fissandolo affascinata.
È molto bello e sento che la mia mente sta per partire per uno dei suoi viaggi assurdi. Basta viaggi mentali, non ho tempo da perdere, più sto qui e più è facile che Eric mi becchi.
«Tu conosci Eric?» gli domando.
«Certo, è mio cugino» risponde strizzandomi l'occhio.
La mia mente si concentra immediatamente su di lui. Sembra un ragazzo gentile, lo deve essere per forza se ha scelto i Pacifici, eppure è imparentato con Eric l'Aguzzino. In ogni caso è un vero colpo di fortuna, probabilmente sono cresciuti insieme e questo fa di Gerald lo scrigno dei segreti di Eric. Non tutti suppongo, dubito che sappia della sua missione segreta, ma in ogni caso può raccontarmi com'era la sua vita prima di trasferirsi negli Intrepidi.
«Althea mi ha dato il tuo messaggio "questione di vita o di morte". Non so come posso aiutarti, ma dimmi pure» interviene Josh.
«Althea è esagerata, lo imparerai a tue spese» e rimpiangerai di aver scelto i Pacifici, vorrei aggiungere. «Niente, tu eri negli Intrepidi e volevo chiederti un parere su un ragazzo...»
Mi sento una cretina a chiedere queste cose. Sono davvero così sfigata da chiedere agli altri informazioni su un ragazzo, non sono capace di trovarmele da sola? Poi mi ricordo che il ragazzo in questione è Eric e mi sento meno sciocca.
«Ci sono cresciuto con questi matti, li conosco tutti, chi è?» domanda.
«Veramente è un trasfazione... però ha fatto l'iniziazione due anni fa.»
Cerco di prendere tempo, so che è stupido, ma insieme a Josh c'è anche il cugino di Occhi di Ghiaccio e la mia confessione inizia a sembrarmi un po' imbarazzante.
«Mi dici il nome o devo indovinarlo?» incalza Josh.
«Ehm... si chiama Eric» rispondo stringendo gli occhi per prepararmi a valanghe di "sei impazzita?" e frasi simili dette esagerando con i decibel.
«Eric mio cugino?» domanda stupito Gerald.
Annuisco tenendo la testa bassa. Il suo tono di voce non mi piace. Sapevo che non avrei suscitato reazioni positive, ma sembra incredulo, quando chiunque avrebbe mostrato biasimo per ciò che ho confessato.
«Dipende, è lo stesso Eric che fa il capofazione da noi?»
«Levatelo dalla testa» risponde lapidario.
«Perché?» ringhio, esasperata di sentirmi dire sempre le stesse cose nei confronti di Eric.
«Non fa per te. Fidati.»
«Perché? Perché è un mostro, un sadico, un violento o... non lo so, dimmela tu un'altra cattiveria su di lui!»
«Non ho detto questo. È vero non ha un bel carattere, ma non è quello il problema» dice appoggiandomi una mano sulla spalla. «Non è capace di instaurare una relazione duratura con una persona. Se vuoi divertirti, va bene, ma se cerchi qualcuno con cui passare tutta la vita... beh lui non è il ragazzo giusto.»
«Mi stai dicendo che è un donnaiolo bastardo?»
«No, è semplicemente... limitato» risponde alzando le spalle.
«Cosa intendi con limitato
«A Eric interessa solo di Eric, non è in grado di prendersi cura di altre persone. Non lo fa perché è un egoista, ma perché non è capace di provare sentimenti profondi per altre persone» mi spiega «Non è cattiveria, semplicemente lui è fatto così. Saresti solo una con cui divide la casa, che lava, pulisce e cucina. Saresti la sua serva e non ti tratterebbe mai come...»
«Ti sbagli, non lo conosci!» esplodo. «Se fosse così, non mi avrebbe aiutata, non si sarebbe preso cura di me quando ero terrorizzata e non mi avrebbe portata dalla mia famiglia rischiando di essere accusato di tradimento...»
Entrambi sgranano gli occhi. Forse l'ultima frase avrei dovuto tenerla per me, nessuno doveva sapere della giornata passata nella mia vecchia fazione.
«Lui cosa?» domanda Josh allibito.
«Vi prego, non ditelo in giro, si sta già esponendo troppo a causa mia e non voglio essere la sua rovina.»
Gerald invece rimane impassibile, quello che ho appena detto non sembra turbarlo e questa cosa mi spaventa.
«Lo conosco da quando è nato. Non c'è niente di spontaneo in lui e se ti ha fatto credere di contare qualcosa... beh, faresti meglio a stare attenta perché ti sta usando» insinua.
«Per cosa? Io sono inutile!» esclamo infastidita.
So che probabilmente lui ha ragione, sono cresciuti insieme, ma io sono brava a capire le persone, forse non completamente però capisco quando qualcuno è sincero oppure no. E se non fosse più così? Eric mi ha sconvolta sin dal primo sguardo e potrei sbagliarmi. L'amore, ancora lui, la più grande debolezza.
«Non lo so, ma tu lo scoprirai presto» dice dandomi una pacca sulle spalle e, come se niente fosse, si incammina verso l'ingresso del magazzino.
Io lo osservo basita. Prima mi dice che il ragazzo che amo mi sta usando e che è incapace di provare sentimenti profondi e poi se ne va via come se avessimo parlato del colore delle foglie in autunno.
«Hey! Dove credi di andare? Torna qui!» strillo. Lui non si volta neanche, mi saluta con la mano ed entra nel magazzino.
Decido di seguirlo ma, appena mi muovo, Josh mi trattiene per un braccio. Lo fulmino con lo sguardo.
«Lascia stare, non ti darà retta. Ha un appuntamento con la sua ragazza.»
Sgrano gli occhi. Un Pacifico che ha una ragazza negli Intrepidi. Esiste qualcuno, all'interno della Recinzione, che segue ancora le regole? Prima Althea che si finge mia sorella nel Giorno delle Visite, poi Eric che mi porta a fare una gita nella mia vecchia fazione e adesso questo. Non so cos'altro aspettarmi.
«Ha una tresca con una del servizio di pattuglia?» domando, tenendo per me che è una cosa vietata.
«No, lei lavora all'interno del complesso e non è una tresca, stanno insieme da tre anni» risponde come se fosse una cosa normale stare con qualcuno di un'altra fazione.
«Non facevano prima a scegliere la stessa fazione?»
«Avevano già fatto la scelta quando si sono conosciuti.»
«Non si può è vietato!» esclamo, ma subito mi rendo conto che non è facile ignorare quello che il cuore comanda. «E come fanno? Sono lontanissimi, dovranno tenere tutto nascosto, si vedono due volte a settimana e...»
«Nella zona comune oppure lui va da lei o lei viene da lui.» Josh interrompe la mia valanga di domande. «Non sono gli unici che fanno questa vita» aggiunge sospirando abbattuto.
«Anche tu?» domando tenendo la voce bassa ed avvicinando il mio viso al suo. Lui annuisce.
«Una ragazza Erudita conosciuta durante un turno in ospedale nella seconda fase della mia iniziazione.»
A quanto pare, all'interno della Recinzione non va tutto come credevo, in molti sembrano fregarsene delle regole. Mi domando quali altre infrazioni del regolamento vengano commesse. Magari un giorno scoprirò che i Candidi in realtà dicono più bugie di chiunque altro.
«Cos'è questa storia di Eric?» mi domanda accendendosi un'altra sigaretta.
Gli racconto tutto quello che è successo da quando l'ho incontrato in mensa la prima sera, a quando mi ha portata nella mia vecchia fazione. Lui mi ascolta in silenzio, ma quando gli racconto quello che accadde anni fa al laghetto, si lascia scappare un sorriso e sottolinea quanto il suo comportamento sia stato da sfigato per uno che aspirava a diventare un Intrepido.
«Possibile che abbia recitato bene la sua parte per tutto questo tempo?» domando alla fine del mio lungo racconto.
«Da un tipo come lui ci si può aspettare di tutto» dice spegnendo la sigaretta. «Però l'Eric di cui parli è diverso da quello che ho conosciuto attraverso i racconti di Gerald.»
«Cosa ti ha raccontato?» incalzo.
«È sempre stato molto freddo e calcolatore, mancava totalmente di empatia» mi racconta «Era il classico lasso: intelligente e borioso. Però ogni tanto aveva... Gerald le ha definite crisi... erano degli attacchi di ira. La famiglia li giustificava come conseguenza del suo carattere competitivo, ma a lui sembravano più sfoghi infantili. Sono normali in un bambino piccolo che pesta i piedi e strilla quando le cose non vanno come vorrebbe, solo che lui li ha mantenuti anche una volta cresciuto.»
«Se non può controllare qualcosa, allora la distrugge...» dico più a me stessa che a Josh.
«Io pensavo più a un ragazzo viziato che sbatte la testa contro il muro se le cose non vanno come vuole» dice sorridendo.
«Non sei mai stato un iniziato con lui come supervisore, gli ho visto fare cose terribili.»
«E, a quanto pare, questo non ti ha impedito di innamorarti di lui.»
Perché forse anche io sono un mostro. È l'unica spiegazione. Penso abbassando lo sguardo.
«Perché con te era un'altra persona» mi rincuora. «Ha abbassato la guardia e ti ha mostrato una parte del suo carattere che neanche Gerald conosce.»
Josh mi stringe forte a sé. Appoggio la testa sul suo petto e lo guardo negli occhi. Se qualcuno ci vedesse ora penserebbe che non siamo semplici amici, ma io non riesco a staccarmi da lui. Ho bisogno del caldo abbraccio di un amico, di essere confortata dopo quello che mi ha raccontato Gerald.
«Non ascoltare gli altri, pensa con la tua testa e credi in te stessa» mi sussurra. «Non so come, ma sei riuscita ad entrare nel cuore di quel gelido bastardo.»
Mi dà un bacio sulla fronte e si affretta a raggiungere gli altri Pacifici sul camion che li riporterà a casa.
Credere in me stessa e pensare con la mia testa. Sono gli stessi consigli che darei io, allora perché non riesco a seguirli?
È la cosa migliore da fare, la più logica, ma quando arriva il momento di passare dalle parole ai fatti, accade sempre qualcosa che mi fa dubitare della mia capacità di giudizio. Mille scuse e assurdi ragionamenti mi bloccano, e se fosse questo il problema? Forse dovrei semplicemente smettere di analizzare ossessivamente tutto quello che mi capita e abbandonarmi all'istinto, senza rimuginare troppo sulle conseguenze perché ci saranno sempre e non posso prevedere quali saranno, posso solo affrontarle quando mi si presenteranno davanti. È sciocco fare mille ipotesi per cercare di prevedere ciò che accadrà. Forse dovrei semplicemente vivere attimo per attimo con serenità senza pensare a quello che verrà dopo. In fondo, prima di affrontare il futuro devo vivere il presente.

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