CAPITOLO 12 (Prima Parte)

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Sono passati due giorni dalla famosa notte con Eric, non ho più avuto il coraggio di tornare da sola in palestra e cerco di stare sempre vicina a qualcuno durante l'addestramento in modo da evitare il più possibile Eric.
Lui si è comportato come se non fosse accaduto nulla, ma credo che anche lui stesse prendendo le distanze. Di solito mi lanciava sempre frecciatine, come fa con tutti, ma in questi due giorni non l'ha fatto, mi ha completamente ignorata. Da una parte è buono, non devo sopportare i suoi commenti, ma dall'altra è terribile perché significa che davvero non gli è mai importato niente di me e voleva solo divertirsi.
Mi stendo sul materasso e sospiro ma, nel momento esatto in cui appoggio la testa sul cuscino, la porta del dormitorio si spalanca e la camerata si riempie di persone munite di torce elettriche. Scatto a sedere cercando di capire che cosa sta succedendo.
«Tutti in piedi!» ruggisce qualcuno.
La luce di una pila dietro la sua testa fa luccicare i piercing nelle sue orecchie. Eric. Intorno a lui ci sono altri Intrepidi, alcuni li ho visti nel Pozzo, altri non li ho mai visti prima.
Senza pensare, scivolo fuori dalle lenzuola e mi ritrovo davanti a Eric che, con un sorrisetto osceno, fa scorrere più volte lo sguardo sul mio corpo. Realizzo solo in quel momento che indosso solo una canottiera e degli slip.
Nella mia testa lo sento ripetere la parola "verginella" e rivedo l'espressione di quando l'ha detto. L'imbarazzo svanisce di colpo lasciando il posto alla rabbia.
È da innocente verginella questo?
Penso mentre mi volto dandogli le spalle, mi sfilo la canottiera e metto il reggiseno come se niente fosse.
Mi volto di nuovo verso di lui e indosso la maglietta senza smettere di guardarlo dritto negli occhi. Non si scompone, si limita solo a sostenere il mio sguardo. In questo gioco nessuno dei due è intenzionato a perdere.
«Avete cinque minuti per vestirvi e venire ai binari» dice Eric. «Faremo un'altra escursione.»



Arriviamo ai binari subito dopo gli iniziati interni.
Accanto alle rotaie c'è una massa nera. Riesco a distinguere un mucchio di lunghe canne di fucile e di paragrilletti.
Di fianco alle armi ci sono scatole che potrebbero contenere munizioni. Mi avvicino per leggere l'etichetta. C'è scritto "proiettili di vernice".
Fantastico. Eric si divertirà un mondo usandomi come bersaglio.
«Ognuno prenda un fucile!» grida Eric.
Corriamo verso la pila. Afferro il primo fucile che mi capita, prendo anche una scatola di proiettili di vernice, me la infilo in tasca e mi metto il fucile a tracolla.
«Tempo stimato?» chiede Eric a Quattro.
Lui controlla l'orologio. «Da un minuto all'altro, ormai. Quanto ti ci vuole per memorizzare gli orari del treno?»
«E chi me lo fa fare, quando ci sei tu a ricordarmeli?» ribatte Eric, dandogli una spintarella con la spalla.
Il treno arriva e sta diventando una routine saltarci dentro, anche se in fondo l'ho fatto poche volte.
Una volta che tutti sono entrati, Quattro spiega: «Ci divideremo in due squadre per giocare a strappabandiera. In ognuna ci saranno sia interni che trasfazione. Una squadra scenderà per prima e cercherà un posto in cui nascondere la propria bandiera. Poi scenderà la seconda e farà la stessa cosa». La carrozza dondola e Quattro afferra lo stipite del portellone aperto per tenersi in equilibrio. «È una tradizione degli Intrepidi, per cui vi suggerisco di prenderla seriamente.»
«Che cosa si vince?» grida qualcuno.
«Questo è il genere di domanda che un Intrepido non farebbe mai» osserva Quattro, inarcando un sopracciglio. «Vinci che hai vinto, naturalmente.»
«Quattro e io saremo i vostri capisquadra» prosegue Eric, guardando il compagno. «Cominciamo a dividerceli dai trasfazione, ok?»
Sollevo il viso al soffitto. Se sono loro a fare le squadre spero che Quattro mi scelga prima di Eric.
«Comincia tu» dice Quattro.
«Edward.»
Quattro si appoggia allo stipite e annuisce, fa scorrere distrattamente lo sguardo sul gruppo dei trasfazione e dichiara: «Voglio la Rigida».
Un brusio di risatine soffocate percorre la carrozza.
«Stai cercando di dimostrare qualcosa?» chiede Eric con il suo tipico sorrisetto. «O scegli i più deboli così, se perdi, sai già a chi dare la colpa?»
Quattro scrolla le spalle. «Qualcosa del genere.»
«Tocca a te» dice Quattro.
«Peter.»
«Christina.»
Prima Tris e poi Christina. Scelta interessante. Eric ha scelto due ragazzi ben piazzati mentre Quattro due ragazze, non forti come loro, ma agili. Sarà questa la sua strategia? In ogni caso ho una certezza: verrò scelta da Quattro.
«Molly.»
«Will.»
«Theia» dice Eric con uno dei suoi fastidiosi sorrisetti.
Quattro lo guarda con sorpresa, non si aspettava questa scelta. Siamo in due.
Tre energumeni e poi sceglie me, perché?
Vorrei poter pensare lucidamente al tipo di strategia di Eric, ma il solo sentire pronunciare il mio nome mi ha mandato in acqua il cervello.
Non va bene. La mia mente sta iniziando a fantasticare che non ci sia una strategia dietro questa scelta ma solo un interesse personale. Vorrei cedere a questo pensiero ma, la botta che mi arriverà quando scoprirò che non è così, mi aiuta a non farmi troppe illusioni.
«Drew» chiama Quattro, mordicchiandosi un'unghia.
«Al.»
«È rimasta solo Myra. È tutta tua» dice Eric.
«Ora gli interni.»
Smetto di ascoltare quando finiscono con noi.
Se Quattro non sta cercando di dimostrare qualcosa accaparrandosi i più deboli, che cosa sta facendo?
Osservo tutte le persone che ha scelto. Che cosa hanno in comune?
Prima che Eric facesse il mio nome, mandando in tilt il mio cervello, un'idea me l'ero fatta. A parte Will e un paio di altri, hanno tutti la stessa struttura fisica: spalle strette, corporature piccole.
Tutte le persone nella squadra di Eric sono grosse e forti. Tutte eccetto me. Fantasticherie a parte, durante uno dei nostri allenamenti notturni, Eric mi ha detto che sono veloce. Questo gioco si basa più sull'agilità che sulla forza e forse lui, scegliendo i più grossi, deve aver capito che la strategia di Quattro era migliore della sua e ha inserito me per compensare. Spero tanto che sia così. Sospiro. Non mi sarebbe dispiaciuto essere scelta solo per suoi interessi personali.
Finiscono di formare le squadre ed Eric dice a Quattro, in tono di scherno: «La tua squadra può scendere per seconda».
«Non darmi nessun vantaggio» risponde Quattro. Sorride un po'. «Lo sai che non ne ho bisogno per vincere.»
«No, so che perderai a prescindere da quando scendi» infierisce Eric, giocando con uno dei piercing sul sopracciglio. «Prendi la tua squadra di mingherlini e scendi per primo, allora.»
Osservo la squadra di Quattro saltare e poi vado a sedermi accanto ad Al, come se fosse un riparo caldo e sicuro nel bel mezzo di una tempesta. Lui è l'unico che conosco, a parte il malefico trio, tutti gli altri, compreso Uriah, sono nella squadra di Quattro.
Appoggio la testa sulla sua spalla mentre osservo la luna illuminare il tetro paesaggio che scorre fuori dallo sportello aperto del treno.
«Prepararsi! Si scende!» grida Eric.
Lascio andare avanti Peter e i suoi tirapiedi, non mi fido di loro e non è una cosa positiva essendo nella stessa squadra. Eric non solo si ritrova con elementi poco adatti a questo gioco, ma anche con persone che si odiano tra di loro. Non vinceremo mai.
Al mi tende la mano ed io lascio che mi aiuti ad alzarmi. Insieme saltiamo giù dal treno. Questa volta sono preparata all'inerzia creata dal movimento del treno e faccio solo qualche passo di corsa per controllarla, riuscendo così a conservare l'equilibrio.
Devo ammetterlo, non sono affatto male e sto iniziando a prenderci gusto.
Mi guardo intorno mentre ci incamminiamo verso un grande spazio aperto circondato da alberi che non sono abbastanza per farmi sentire a casa.
Il silenzio di questa parte della città è inquietante; sembra un incubo. È difficile vedere dove sto andando, perché è passata la mezzanotte e tutte le luci della città sono spente, ma, anche se fosse più presto, dubito che ci siano lampioni ancora funzionanti in questo parco. 

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