CAPITOLO 11 (Seconda Parte)

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Ci fermiamo accanto al cancello. Alcune guardie ci lanciano un'occhiata, ma non molte. Sono troppo occupate ad aprire il cancello, che ha battenti alti il doppio di loro e parecchie volte più larghi, per lasciar entrare un camion.
L'uomo alla guida ha un cappello, la barba e un bel sorriso. Lo riconosco, è Isac. Si ferma appena entrato e scende. Il retro del camion è aperto e alcuni Pacifici siedono tra cassette piene di mele.
Mi avvicino per cercare di riconoscerli tutti, quando una testa piena di capelli rossi attira la mia attenzione.
«Theia!» esclama Althea mentre salta giù dal camion.
Mi abbraccia così forte che tutto il mio corpo si lamenta, ma non m'importa, la mia migliore amica è qui con me ed io mi sento di nuovo a casa.
Dentro di me sento qualcosa sciogliersi come neve scaldata dal sole. Se resterò ancora un attimo tra le sue braccia so che scoppierò a piangere. Non voglio che mi veda in quello stato, non voglio turbarla.
Mi stacco da lei e mi impongo di sorridere come facevo un tempo.
«Che hai fatto alla faccia? Ti ha colpito un treno?»
«Più o meno... solo un semplice combattimento di addestramento» dico, omettendo che era contro un capofazione grosso come un armadio a due ante e che io sono completamente andata per lui.
«Picchiate i treni?» domanda ridacchiando.
«Sì, dalla mattina alla sera. E non solo quelli, anche autobus, camion e muri. Un vero spasso.»
«Dai, raccontami qualcosa sulla vita degli Intrepidi, qui è sempre tutto uguale!»
Meglio di no Althea, quello che ho da raccontarti non è affatto bello e non intendo solo quello che è accaduto tra Eric e me, ma anche il modo in cui hanno distorto gli ideali della fazione. È già in atto una campagna diffamatoria contro gli Abneganti, meglio evitare di aggiungerci anche gli Intrepidi.
«Non c'è molto da dire. Ci alleniamo molto duramente in modo da essere in grado di proteggervi tutti e i lividi sono all'ordine del giorno.»
«Com'è il vostro quartier generale? Ci sono bei ragazzi?» domanda con sorriso sornione.
Sì, uno è davvero carino, peccato che sia un gran bastardo.
«Hai già incontrato il ragazzo delle carte?» mi dà una gomitata al fianco, proprio dove un pugno di Eric mi ha colpita questa notte.
Il ragazzo delle carte, la mia anima gemella. Occhi azzurri come il cielo estivo, forte come un toro e con la sua stessa mitezza quando gli si tira un calcio, anche se Eric non ha bisogno di calci, lui è già così al naturale.
Quale altre carte c'erano? Fuoco e Corona, niente principi passionali, solo un capofazione Intrepido con l'hobby di tormentare la gente, me per prima a quanto pare.
La carta della Spada non riesco ad associarla ancora a nulla e anche sulla Dualità ho qualche riserva. Non ho visto una parte buona, chiara e ben definita in lui, anzi, inizio a pensare che Eric non abbia una parte buona. A parte non avermi uccisa dopo tutto quello che gli ho detto, cos'ha fatto di gentile per me? Un paio di guanti e un caffè? Allenarmi fino a rompermi le ossa? Sai che sforzo.
«Hai azzeccato solo il Fuoco, il simbolo degli Intrepidi. Se non voglio restare sola dovrò stare con uno della mia fazione. Una su sei non è male, stai migliorando» le dico sorridendo.
«Sicura? Nessun passionale Intrepido di alto rango, con occhi azzurri, forte come un toro e con una bella spada tra le...»
«Althea!» esclamo imbarazzata.
I miei compagni di fazione ci stanno osservando e quella carogna di Peter sta ridacchiando.
Perfetto! Althea gli ha appena dato parecchio materiale per potermi sfottere per settimane.
Immagino già il nostro primo combattimento con lui che fa allusioni su un Intrepido con occhi azzurri, forte come un toro e con un sesso lungo quanto una spada, mentre Eric è a pochi passi da noi e mi fulmina con lo sguardo perché pensa che io abbia raccontato in giro quello che è accaduto ieri notte in palestra.
Conosco poco Eric, ma qualcosa mi dice che finirò appesa ad una passerella con lui che mi cammina sulle dita.
«Carina la tua amica, non me la presenti?» domanda Peter avvicinandosi a noi.
Ho voglia di dargliele.
«Peter, lei Althea, una cara amica» mi volto verso di lei e sollevo il labbro superiore facendo una smorfia di disgusto «Althea, lui è Peter, ex Candido e ora iniziato Intrepido.»
«Se avessi saputo che nei Pacifici ci sono ragazze così belle sarei venuto da voi.»
Adesso gli cavo gli occhi. Ormai è istintivo, ogni volta che sento la sua voce, provo un forte desiderio di prendere a pugni e calci qualcosa. Lui sarebbe un perfetto qualcosa.
Althea gli sorride dondolandosi da un piede all'altro e stringendosi le mani al petto.
Lo sguardo di Peter si illumina ed io cerco di non ridere. Althea, non è una stupida, sta fingendo e si sta preparando a sferrare un colpo che farà molto male a quel cretino.

«Mi dispiace. Impegnata» dice alzando il dito medio, sul quale, un attimo prima, aveva spostato l'anello di fidanzamento.
Lo guarda dall'alto in basso soffermandosi proprio sotto la cintura dei suoi pantaloni.
«Niente spada, forse un taglierino» continua a squadrarlo per un po' mentre io mi godo la scena di vedere Peter colpito e affondato.
«No...decisamente non è lui il tuo uomo. Non ti preoccupare Candido, troverai la donna adatta a te. Guarda, quel tricheco con la parrucca sarebbe perfetto» dice indicando Molly.
Dietro di noi Christina scoppia a ridere e quando Peter le lancia un'occhiataccia, lei ride ancora più forte.
Peter se ne torna mestamente dai suoi tirapiedi. Osservarlo camminare con la testa bassa mi dà quasi lo stesso piacere che proverei nel vederlo steso al centro dell'arena dopo un combattimento contro di me.
Guardo oltre le spalle di Althea. Le guardie sembrano aver finito di esaminare il camion. L'uomo con la barba ritorna al posto di guida e chiude la portiera.

«Non finisce qui. Ti ricordi della nostra promessa?» domanda mentre sale sul camion.
Annuisco salutandola con la mano.
Il camion riparte ed io mi trovo a fantasticare su una delle vite che avrei potuto scegliere. Adesso sarei seduta accanto a lei a canticchiare e a casa ci attenderebbe il nostro piccolo rifugio segreto, una minuscola radura nel centro del bosco, che sin da bambina ho sempre considerato il posto più sicuro e tranquillo del mondo.
Le guardie chiudono a chiave il cancello, la serratura è sull'esterno. Che strano, non ci avevo mai fatto caso. Perché chiudono il cancello dall'esterno e non dall'interno? Sembra quasi che non si tratti di tenere fuori qualcosa, ma di tenerla dentro.
Respingo il pensiero, come al solito sto fantasticando troppo. Non sono più nei miei tranquilli campi, non posso permettermi di abbandonarmi ad assurdità. Devo restare concentrata e con i piedi per terra, la mia nuova fazione non ha nulla di tranquillo e sicuro.
In lontananza vedo arrivare il treno. È il momento di abbandonare di nuovo la terra dei dolci ricordi per fare ritorno alla realtà.
Cerco di non pensare a cosa nascondono quelle pesanti porte e mi concentro su come poter migliorare nel combattimento facendo tesoro degli insegnamenti di Eric, ma evitando di pensare ossessivamente a lui.
Non sono la paura e le difficoltà che mi fanno quasi desiderare di non aver mai lasciato i Pacifici, è Eric.
Vorrei potergli dare la colpa di tutto, ma sono io quella che non smette un attimo di chiedersi cosa accadrà dopo quello che c'è stato ieri sera tra di noi e come dovrò comportarmi.
Forse tutto tornerà come è sempre stato. Se questa sera tornassi in palestra lo troverei lì pronto a darmi ordini e a fare battute sulla mia armata di Mollychini.
Vorrei tanto che fosse così, ma lui ci ha provato e io ho risposto picche. Non sarà facile rientrare nelle sue grazie.


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