Dire che in questi due giorni mi sono ripresa è un eufemismo. Sono tornata alla normalità, in un certo senso. Ho capito che piangere non serve a niente, perché loro non torneranno mai più qui, eppure, continuo a fare incubi durante la notte.
I ragazzi si sono comportati come se non fosse successo nulla con me, forse per cercare di non farci ricordare continuamente l'accaduto. Anche i miei fratelli si sono ripresi.
Persino mia nonna.
"Sophie, dobbiamo andare!"
Sospiro, "un attimo, Cole!" Prendo la valigia, lo zaino e la borsa, mi dirigo verso la porta e mi guardo un'ultima volta dietro. Guardo la vecchia camera di mio padre. Dove lì dormiva, dove lì giocava da giovane, dove era felice. Dalla finestra non si vede più in lontananza la nostra fattoria. Si vedono solo i resti.
Poi, l'ultima cosa che vedo è la parete in cui si trova la nostra foto di famiglia. C'era ancora nonno. Lui e la nonna sono dietro, poi ai lati si trovano mamma e papà che ridono. Davanti a loro ci siamo io, Kyle e Cole. Cole ha il broncio, come ogni volta che gli facevano le foto. Kyle mi stuzzica e mi fa il solletico, e poi ci sono io con un grandissimo sorriso, mentre mi tengo i fianchi per evitare di scoppiare a ridere. Ho dodici anni in quella foto. E i nostri genitori erano felici. Felici, come dobbiamo essere noi adesso, nonostante l'incidente.
Mi piacciono le foto, perché rimangono così come sono anche se le cose cambiano.
"Kyle, ti prego vieni ad aiutarmi!" Grido.
"Arrivo." Sento dei passi venire verso la camera in cui ho dormito in questi giorni, e poi compaiono gli occhi verdi del mio fratello maggiore. "Dammi qua" dice, prendendomi lo zaino e la valigia di mano. Lo seguo con la borsa in spalla verso le scale. Lui solleva il trolley come se fosse una piuma, e scendiamo i gradini.
Cole viene verso di noi, "gli scatoloni sono dentro il furgone, non so quando li porteranno lì a Miami... Le valigie sono caricate in taxi, mancano solo quelle di Sophie. È tutto pronto. Gli altri hanno già preso l'aereo, il nostro parte tra un'ora e mezza, dovevano preparare prima le nostre camere. Ci verranno a prendere appena atterrati."
"Magnifico." Commento roteando gli occhi.
"Sappiamo che l'idea non ti entusiasma, ma dobbiamo andare, non abbiamo scelta." Cole mi posa una mano sulla spalla.
"Oh, ma dai? Non sono entusiasma... Dici. Sono furiosa, furiosa con tutti. Non è giusto, preferivo rimanere qui. Almeno resta qualche ricordo di quello che è stato in questi sedici anni della mia vita." Ringhio. Mi sono ripromessa che non avrei più pianto dopo il funerale, e ci sto riuscendo. Non so perché ma da quando sono andati via i ragazzi mi è tornata la rabbia... Mi guardano come se fossi un'aliena, e capisco ciò che ho appena detto e sopratutto, il modo in cui l'ho detto. Non devo fare scenate. Torna a ridere, Sophie. Torna a ridere.
Sospiro, "Forza, andiamo a rovinarci la vita." Mi sforzo di sorridere.
"È questa la Sophie che voglio vedere." Cole mi posa un braccio intorno alle spalle.
Saliamo sul taxi dopo aver salutato la nostra cara nonnina. Forse per l'ultima volta.
Mentre lasciamo la nostra fattoria, ci vuole tutta la mia forza per evitare di crollare di nuovo. Sono sempre stata nostalgica, ma sono sicura che una volta lì i ragazzi che hanno sempre fatto parte della mia famiglia riusciranno a farmi divertire di nuovo come un tempo. Come in questi due giorni.
La campagna del Montana sembra quasi come se volesse allontanarsi dalla mia vista, andando sempre più indietro e scomparendo dai finestrini.
"Perché dobbiamo andare lì?" Piagnucolo.
"Perché sul testamento di mamma e papà c'è scritto che, nel caso di... Una morte precoce... Il nostro affidamento sarebbe andando ad Holly e Daniel, fino alla maggior età. Te l'abbiamo detto mille volte." Sbuffa Kyle.
"Che cosa ingiusta, dobbiamo attraversare mezza America per andare in quella casa a Miami! Perché si sono trasferiti lì?"
"Non lamentarti Sophie." Mi ammonisce Cole.
"E va bene." Concedo, "ma non sarai tu quella ad essere l'unica femmina in mezzo a sette maschi."
"Otto, Holly è incinta di un altro maschio." Cole sghignazza.
"Porco cane! A mala pena sopporto voi due!" Sbatto la testa sul sedile, di proposito.
"Li conosci bene, Sophie." Dice poi.
"Si e sono sicura che in questi due giorni loro si siano comportati bene con me solo perché così hanno guadagnato la mia fiducia, per poi distruggermi con uno scherzo alla Kendall." Nonostante io finga di non essere contenta di andare lì a Miami e stare in una casa con loro, dentro sono eccitata, e non so perché.
"Ti sei disperata quando se ne sono andati a Miami e ora che hai la possibilità di stare con loro ti comporti così." Cole ridacchia e a me sfugge una risatina.
"Okay, ora non mi lamenterò più, però dovete promettermi che non mi romperete le scatole."
"Lo prometto." Fa Kyle. Il mio sguardo guizza su Cole, che è incerto. Essendo il mio gemello, è quello che mi fa più dispetti.
"D'accordo, ci proverò anche io." Sorride.
"Cerca di riuscirci, perché non so se sopporterò ancora i vostri scherzi infantili."
Il tassista parcheggia davanti all'aeroporto.
Kyle gli porge i soldi e scendiamo dalla macchina, il cordiale tassista ci aiuta a scaricare i bagagli, ed io prendo le mie cose. Ci dirigiamo verso l'aeroporto. È il momento di salutare definitivamente il Montana.
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Manicomio al n. 23
RomanceFINITO- Sophie è cresciuta con due fratelli e dei cari amici dei genitori, che hanno cinque figli maschi. Era la vittima di tutti gli scherzi che avevano in mente i ragazzi, ma nonostante ciò si era dispiaciuta per la loro partenza... Nove anni dopo...