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Il vestito che abbiamo preso per noi damigelle è bianco, il fiocco e un vero di seta sopra la gonna peró sono rosa, che riprendono i colori del bouquet e delle decorazioni del matrimonio, domani pomeriggio andremo a fare compere per i ragazzi, devo solo convincere Kendall ad andare in smoking. Non voglio che il matrimonio di Holly venga rovinato dai jeans e dalla maglietta di Ken. Voglio che sia al meglio, come una specie di ringraziamento... Ha affidato a noi ragazzi il compito di decorare il giardino e di organizzare il tutto. Anche se in realtá mi sono proposta io. Insomma, Holly non si dovrebbe sforzare tanto: é incinta...
"Sophie, lo mangi il purè?" Mi chiede Steven indicando il mio piatto.
"Oh, no, no non ho più fame, prendi pure." Lo sollevo e glielo passo, così ricevo un suo smagliante sorriso.
"Come possiamo chiamare il bambino?" Fa Holly.
"Joshua!" Esclama Lizzy.
"No... Vorrei un nome più originale... Ma ormai quelli che mi piacevano li ho usati tutti" ride.
"Chiamalo Dustin" risponde Mark con un'alzata di spalle "non so cosa intendi tu per originale... Ma questo a me sembra un bel nome"
"Si, concordo" annuisco.
"Lion?" Holly inarca un sopracciglio. Lion è bello, come nome, e di certo è originale.
"È indifferente, tanto sarà sempre uno dei fratelli Morley, il che vuol dire che certamente seguirà il nostro atteggiamento e l'aspetto fisico, e quando andrà alle medie già sarà un gran figo. Spero tanto che assomigli a me, perché, onestamente, il più bello sono io." Si vanta Steven.
"O magari potrá essere intelligente e non baderà solo all'aspetto fisico." Replica Roger.
"Il solito secchione" lo prende in giro Mark.
Ken è strano, perché sta zitto e fissa il suo piatto, mentre Cole e Kyle parlano tra loro o giocano con la piccola Liz.
"Ehi, smettetela, come verrà, verrà, ma a me Lion piace" sorride Holly.
"Questo sì che è un nome originale. E anche a me piace." La rassicuro.
"Andata per Lion, amore?" Si rivolge al marito.
"Certo." Si danno un piccolo bacetto sulla bocca.
Sento il rumore del campanello e d'distinto mi alzo.
"Lascia, vado io" dice Ken frettolosamente e in una minuscola frazione di secondo è già scomparso fuori dalla sala da pranzo.
Mi risiedo e metto dentro il mio piatto una fetta di dolce. Se vado avanti così mi ritroverò con il diabete e con quattro chili in più, ma i dolci di Holly sono troppo buoni. Non so come faccia...
Sentiamo la porta-finestra aprirsi e io guizzo immediatamente lo sguardo verso Ken che porta dentro uno scatolone, che, per come lo sta tenendo, sembra pesi nemmeno un grammo.
"È arrivato il camion con le vostre cose, dovete solo firmare un documento, è qui fuori." Ci indica con la testa di uscire. Io gli sorrido e lo vedo dirigersi verso le scale mentre gli altri si alzano insieme a me per andare fuori, in giardino.
"Era ora" commenta Cole roteando gli occhi.
"Vi diamo una mano a portarli dentro" fa Daniel "No, tesoro, tu resta qui." Spinge delicatamente sua moglie sulla sedia, che sbuffa, poi si rivolge a Liz "anche tu, piccolina, finisci di mangiare" la bacia sulla tempia e ci raggiunge, mentre Kyle apre la porta a vetri.
Attraversiamo il prato e arriviamo davanti al cancello aperto, dove ci aspetta un fattorino con il cappello ancora in testa. È sera, e tra un po' ci sarà il tramonto, ma il sole ancora picchia sulle nostre teste.
"Kyle, Sophie e Cole Jenkins?" Inarca un sopracciglio.
"Si. Firmo io, mi dia qui." Dice secco Kyle, rendendogli una mano, su cui il fattorino mette il modulo.
"Questi sono i vostri scatoloni, sono divisi per persona, come mi avevate chiesto." Indica dentro il camion tre file di scatole marroncine, con su scritto nelle prime ciascuno dei nostri nomi.
"Grazie." Sorrido e prendo la prima scatola col mio nome. È molto pesante, e mi tira tutto il muscolo del braccio, insieme a quello della pancia, ma resisto e lo portò dentro, fin quando Steven non me lo leva dalle mani e se lo stringe al petto.
"Non dovresti portare questi pesi." Scuote la testa.
"Wow! Da quando sei diventato forte?" Lo seguo ridacchiando e dandogli una pacca sulla spalla.
"Un grazie basterebbe" borbotta.
"Grazie." Rido e ritorno dagli altri, che però stanno rientrando tutti con degli scatoloni in mano.
"Prendi gli scatoloni più leggeri, a quelli pesanti pensiamo noi." Sorrido a Daniel ed esco nuovamente. Sono abbastanza forte da portare uno scatolone pesante quanto il loro, ma non voglio contrariare Daniel.
Salgo dentro al furgone per cercare degli scatoloni non tanto pesanti, e sulla facciata di uno leggo: lettere, Sophie.
Le lettere non devono essere tanto pesanti, giusto? Lo prendo, e con piacere noto che effettivamente è così, lo Poggio a terra e lo trascino fino al bordo del camion, salto, e lo afferro con i piedi per terra. Quando mi giro per poco non vado a sbattere contro Kendall.
"Dammi qua" fa per prenderlo, ma lo fermo spostandomi.
"Ce la faccio."
"Sicura?" Inarca un sopracciglio.
"Si." Annuisco roteando gli occhi.

Un'oretta dopo circa mi ritrovo a sfogliare le lettere che conteneva quello scatolone. Alcune sono indirizzate a Roger, in cui gli parlavo di tutto ciò che facevo durante la settimana, altre invece indirizzate a tutti. Ce n'è una indirizzata persino a Kendall. Il che è molto strano.
Dice:
Ciao, Kendall. Oggi a scuola hanno fatto a una mia amica uno scherzo di cattivo gusto che mi ha fatto subito pensare a te. Le hanno nascosto tutti i libri e si è presa la nota dalla maestra perché non ce li aveva durante la lezione. Un po' è simile a quando tu hai nascosto la busta dei biscotti vuota sotto il mio letto e poi hai incolpato me di averli mangiati tutti. Mia madre non me li ha fatti mangiare per cinque giorni. Eri molto crudele. E da una parte sono contenta che tu te ne sia andato perché non devo più subire i vostri scherzi, ma dall'altra invece mi manchi. Oggi ho capito ciò che voglio fare da grande: la maestra. Per non commettere lo stesso errore della mia oggi, con la mia compagna. E tu invece? Ti diverti a Miami? Ti manco? Che vuoi fare da grande?
Salutami tutti, in particolare Roger, voglio più bene a lui!

La lettera è di due anni dopo la loro partenza. Appena finisco di leggerla scoppio a ridere. Non ci posso credere. Tutte le lettere che ora sono sparse a terra le ho scritte io, ma non sono mai state inviate.
"Buonanotte" dalla porta sporge la testa di Liz.
"Ehi! 'Notte anche a te!" Le lancio un bacio e ritorno a guardare per terra i fogli di carta impiastricciati.
Non mi ha più detto cosa vuole fare da grande. Ma nemmeno io lo so. Roger vuole fare il dottore, ma questo era prevedibile. In tutte le lettere che gli ho scritto ho sempre parlato di quanto mi manca con rancore. Il mio migliore amico!
Ce ne sono anche altre, che mi ha scritto lui, però. Mi salutava, mi raccontava ciò che facevano i ragazzi Morley... anche se eravamo lontani siamo sempre rimasti in contatto. E credo sia questa la vera amicizia. Ed è una cosa meravigliosa.
Corro in camera di Roger con le lettere in mano e mi precipito dentro, dove Lo vedo disteso sul letto a sentire la musica. Quello accanto a lui è vuoto, e la sua parte di camera è ordinatissima.
"Ciao!" Lo saluto euforica.
"Che ti prende?" Si alza a sedere.
"Guarda" gli metto in mano i fogli di carta vecchi e lui sorride appena legge le prime righe.
"Le mie lettere"
"Si, e ci sono anche le mie, ma non te le ho mai inviate" rido.
"Le hai conservate tutte?" Mi guarda con gli occhi che brillano.
"Certo! Eri il mio migliore amico!" Lo punzecchio sulla pancia e lui comincia a farmi il solletico.
"E ora non lo sono più, eh? Mi hai rimpiazzato?" Ride e continua a farmelo più forte, facendomi stendere sul letto per via delle risate. Mi dimeno, ma mi fanno male gli addominali per il troppo ridere.
"Roger mi faresti un..." nella camera entra Kendall, che diventa rosso appena ci vede l'uno sopra l'altra, mentre ridiamo e abbiamo il respiro affannoso. Si irrigidisce e contrae la mascella.
"Si?"
"Niente. Mi dispiace di avervi interrotto." Esce con un passo svelto e quasi non lo vedo mentre richiude la porta dalla velocità con cui lo fa.
"Oggi è una giornata no, per lui" Sospira Roger e si sistema di nuovo sul letto.
"Si... ma dov'è Steven?"
"È uscito con una ragazza..."
"Uhhh, le prime cotte!" Ridacchio "e tu, non ce l'hai, una ragazza?" Sorrido maliziosamente.
"Nah, non mi interessano al momento. Devo concentrarmi solo sugli studi"
"Sei ancora dell'opinione di diventare un medico?" Mi stendo accanto a lui sul suo letto da una piazza e mezzo.
"Si, e tu?"
"Non saprei... l'artista?"
"Devi esserne convinta" mi dice fermamente.
"Non lo sono. Per fare l'artista ci vuole molto talento, se devi vivere solo con questo..."
"Ma tu hai talento!"
"Si, ma non abbastanza."
"E chi l'ha detto?"
"Io!" Esclamo. Non sono sicura di fare l'artista così come non sono sicura di quasi niente.
"Sarà." Sospira.
"Beh, ora vado a sistemare ancora le mie cose, sono in alto mare... te le lascio, se vuoi." Mi alzo, e gli butto sul letto le lettere.
"Vuoi che ti aiuti?"
"No, no grazie" sorrido ed esco dalla stanza.

Scusate per gli errori di ortografia di questo capitolo e di tutti gli altri❤️
Avete cominciato scuola?
Io si... purtroppo... già mi manca l'estate!

Manicomio al n. 23Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora