18.

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Mi ritrovo a piangere disperatamente dentro al mio letto. Mi mancano loro.
Mi mancano più di ogni altra cosa.
Mi manca il bel sorriso di mamma quando le raccontavo quello che succedeva, mi manca il sarcasmo di mio padre. Mi manca vedere loro che si baciavano e noi che ci schifavamo. Si amavano. Dio, quanto si amavano. Non ho mai visto due persone che si amavano così tanto. Secondo me l'amore è un'illusione. È solo un sentimento che non ti fa capire più nulla quando sei davanti alla persona che ami. Che ti fa fare qualsiasi cosa per quella persona. Che daresti la tua vita per quella persona. Io amavo i miei genitori, e avrei preferito che fossi morta io, piuttosto che loro. Così non avremmo sofferto così tanto.
Le immagini della porta in fiamme percorrono ancora la mia mente. Stringo più forte il cuscino e me lo poso davanti alla bocca. Urlo, ma fortunatamente il cuscino soffoca le mie grida e i miei singhiozzi.
Ieri sono tornati a casa Holly e il piccolo, e questi quattro giorni di scuola sono stati un inferno. Per fortuna c'erano le mie amiche ad aiutarmi. Meredith ha capito subito che qualcosa non andava, e mi ha rassicurato. Ed io che pensavo che ce l'avesse con me per aver fatto soffrire il fratello! Invece no, è una vera amica e mi è stata accanto tutto il tempo. Fortunatamente è venerdì e per tutto il weekend potrò piangere dentro al mio letto in pace. È stupido piangere ancora per i miei genitori. Sono stata forte per tutto questo tempo, ma dentro sapevo che non sarebbe durata per molto la mia forza.
Bussano alla porta ed io mi asciugo le lacrime.
Tossisco, sperando di mascherare la voce di una che ha pianto per un'ora. "Si?" Purtroppo non ottengo l'effetto desiderato.
"Sophie, è pro..." Holly entra in camera e appena mi vede trasalisce. "Dio, che è successo?" Si avvicina a me e sale sul letto.
"Niente." Scuoto la testa e mi asciugo ancora le lacrime che non riesco a fermare.
"Non può non essere successo niente se stai così. Su, a me puoi parlare." Mi posa una mano sulla schiena e mi accarezza delicatamente.
"Mi mancano." Dico soltanto, sapendo che capirà. Lei mi stringe a se, e io piango sul suo petto. È una sensazione piuttosto familiare, ma non sono le braccia di mia mamma, e la differenza si sente.
Quando smetto di piangere, esausta di tutte queste lacrime, lei mi bacia sulla tempia e con voce dolce mi suggerisce: "Ora vai a farti una doccia per schiarirti le idee, ti va? E poi scendi giù, ti aspettiamo per mangiare. Se non te la senti posso portarti la cena qui..."
"No, non preoccuparti, scendo io." Annuisco e mi alzo.
"Va bene. Allora a dopo." Mi sorride debolmente ed esce dalla stanza. Sospiro e mi guardo allo specchio. Sono un disastro. Gli occhi sono gonfi e rossi, per non parlare delle occhiaie. Non dormo da quando ho litigato con Kendall. Ho paura che da un momento all'altro gli incubi possano tornare, e non ci sarà Ken a proteggermi come al solito.
Prendo il pigiama e vado in bagno. Mi appoggio un attimo sul lavandino e sospiro, comincio a spogliarmi lentamente. Poi mi giro e scosto la tenda della doccia. Apro l'acqua e prendo il soffione della doccia in mano. Entro dentro e l'acqua calda comincia a scorrere sul mio corpo minuto.
Quando esco mi pettino i capelli allisciati dall'acqua, per quindici minuti rifletto mentre la spazzola attraversa i capelli annodati. dopo aver sciolto tutti i nodi apro il cassetto e afferro il fon. Lo attacco alla presa e comincio ad asciugarmi i capelli, e piano piano ritornano ad essere ricci come al solito. La gente quando ero piccola ci giocava con i miei capelli. Sono come delle molle.... boccoli quasi perfetti, di un marrone che nemmeno si capisce. È un misto tra moro, color cioccolato fondente e sulle punte un po' al latte. Ho anche delle ciocche minuscole rosse scure, che si vedono solo al sole.
Mi infilo il comodo pigiama ed esco dal bagno dopo aver messo tutto apposto. Percorro il corridoio fino ad arrivare alle scale e scendo lentamente. Arrivo in salone, e trovo Steven e Mark a litigare per il telecomando. Liz se ne sta in poltrona giocherellare con i suoi bei capelli biondi, e Cole è al telefono, e parla animatamente mentre si infila le mani tra i capelli e se li strappa. Credo stia litigando con qualcuno...
Giro e vado in cucina. Kendall è vicino alla madre e la sta aiutando ad apparecchiare, insieme a Kyle. Daniel tiene in braccio il piccolo Lion e sorride. Henry sta levando dalle pentole le ultime cose da mangiare e le mette su un grande piatto.
Appena Kendall mi vede trattiene un attimo il fiato, e poi torna a concentrarsi sulla tavola. Holly mi sorride, sembra soddisfatta e orgogliosa, io ricambio, ma debolmente.
"Posso" mi schiarisco la gola vista la mia schifosissima voce "ehm... devo fare qualcosa?"
"Si, tesoro, potresti gentilmente prendere i piatti da la sopra?" Mi indica la mensola in alto. Cerco di alzarmi il più possibile per aprirla, ma non ci arrivo nemmeno. Henry mi aiuta ridendo a tirarli giù.
"Grazie." Gli sorrido, poi mi guardo intorno. "Dov'è Roger?" Gli chiedo.
Lui scuote la testa "quel secchione è da un'amica a studiare" ride e segna con le mani in aria le virgolette alla parola "studiare".
Io rido e metto i piatti sul tavolo. Passo accanto a Kendall, e mi sembra quasi che il mio cuore si sia fermato. Mi accorgo di non aver respirato quando un po' di posti più in là da dove sta lui butto via tutto il fiato che avevo posando l'ultimo piatto in tavola.
Lui mi guarda, e io mi perdo tra i suoi occhi. Poi si avvicina ed io indietreggio. Mi prende il polso e mi porta in salone, dove Cole ci lancia un'occhiata quando mi trascina in corridoio, quello che porta alla palestra. E ora che vorrà? Succede sempre così. Lui mi deve parlare, mi "rapisce", pensiamo di risolvere ma non è così, io ci sto male, e forse lui anche peggio. Perché non riesco ad ammettere che lo amo così tanto e ad accettare che mi ami pure lui?
Forse è che ho paura di amare un'altra persona, di affezionarmi a qualcun altro, per poi perderlo come ho fatto con i miei genitori.
Lacrime continuano a scorrermi sulle guance.
"Io... non so cosa è successo. Mi dispiace. Non so cosa pensare... sono stata una stronza... ma..." mi fermo. Non so cosa dire.
Non so più niente, cazzo.
"Senti, non ce la faccio a stare senza di te. Ti giuro che non ce la faccio. Siamo nella stessa casa, ma tu sei così distante... io ti amo. Ed è vero. Non é sono una mia illusione." Illusione... oggi pensavo proprio alle illusioni...
Penso a quello che devo dire, a quello che devo fare. E ci penso bene. Vorrei baciare quel suo bel faccino, ma se lo bacio... non so cosa succederà dopo. Non posso stare con lui se mi sono appena lasciata con Joe. Ma voglio stare con lui. Più di ogni altra cosa voglio averlo tutto per me. Voglio baciarlo ogni secondo. E voglio che lui faccia lo stesso.
Forse si, è amore. E ora sono pronta ad ammetterlo veramente.
"Io... io... ti amo. Ho detto tantissime cavolate. Ma so che ti amo. E ora lo so per certo. Però non so cosa fare... insomma... cosa faremo adesso? Non cambierà nulla!"
"Si invece, cambierà qualcosa. Se tu vuoi stare con me." Inarca un sopracciglio con gli occhi che brillano.
Sospiro. "Si, si. Sono stanca di mentire a me stessa." Lo guardo, incerta. Com'è possibile che lui mi voglia ancora dopo che l'ho trattato così male! Si avvicina e mi bacia. Con passione e con trasporto.
"Dio, ti bacerei continuamente. Le tue labbra sono come una droga per me." Arrossisco. "Allora mostrami come non sai resistere." Posa ancora le sue labbra su di me, e mi bacia, mi bacia ancora.
Il primo ti amo che gli ho detto, so che in fondo lo pensavo. Ma mi sono rimangiata tutto, forse per paura. Stavolta ho smesso di avere paura. Ho bisogno di lui, e ormai ne ho la certezza.

Manicomio al n. 23Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora