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L'ambulanza è arrivata, così come gran parte degli amici di Lon. Io sono seduta in macchina di Mark. È arrivato subito non appena ho chiamato Cole.
Lui è a parlare con alcuni medici, in lacrime. Si. Lon è morto.
Non riesco ancora a crederci. La maggior parte della gente sul posto piange, il resto l'ha già fatto.
Kyle mi tiene sulle sue gambe, e Ken si tiene alla larga dopo che gli ho urlato addosso.
"Oddio! Ma che è successo!" Urla Holly venendoci incontro. "Piccola!" Mi abbraccia e io la stringo.
"Era amico di Cole." Dice Mark.
"E dov'è lui?" Chiedo Daniel.
Non sento più niente e non posso vedere perché sono spiaccicata sul ventre di Holly.
Finalmente mi lascia nari e mi accoccolò su mio fratello.
Intanto arrivano anche i genitori di Lon. Si avvicinano correndo verso l'ambulanza e appena i dottori li bloccano la madre cade a terra con la mano davanti la bocca. Il marito l'aiuta a rialzarsi, ma le sue urla si sentono fin da qui.
Cole si gira e sbatte la testa contro l'ambulanza.
Mi fa male vederlo così.
Scendo dalle gambe di Kyle e poggio i piedi sull'asfalto.
Corro verso di lui e lo abbraccio. Colto alla sprovvista all'inizio non sa cosa fare, poi però ricambia e entrambi scoppiamo in un pianto.
"Era il migliore." Singhiozza.
"Lo so. Era buonissimo. Non meritava questo."
Lui no parla più.
"Cole. Tu come stai?" Chiede il padre in lacrime, mentre sorregge la madre che ha un braccio sul volto.
Noi ci stacchiamo dall'abbraccio.
"Mi dispiace tanto." Scuote la testa.
"Non è colpa tua." Risponde lui. "Non ce lo fanno neanche vedere." Conclude la frase con un singhiozzo, e la madre lancia un urlo sommesso.
"È meglio che andiamo." Rispondo portando via Cole.
Andiamo verso la macchina di Mark. Cole entra dentro ancora piangendo, io faccio il giro, ma quando sto per entrare Kendall si avvicina a me.
"Possiamo parlare?"
"Di cosa?"
"Della scenata di prima!"
"Stai scherzando?" Lo spingo via e mi avvicino di nuovo a lui. "È appena morto un mio amico e tu vuoi parlarmi della nostra relazione? Che insensibilità! Sei uno stronzo!" Mi asciugo le lacrime.
"Scusa, è che..."
"Scusa un cazzo! Ken, io non ce la faccio. Davvero. Non ce la faccio a vederti andare via ogni volta. Non posso sopportare la lontananza. Forse questa la nostra relazione è destinata a finire ora, forse non doveva neanche cominciare." Il suo sguardo si trasforma in qualcosa che non gli avevo mai visto sul volto. È tristezza, quasi disperazione.
Mi giro dall'altra parte. Non voglio vederlo così. "Non riesco a resistere. Ti amo, lo sai, ma stavo scappando da te quando ho ritrovato Lon rinchiuso in quella macchina del cazzo piena di sangue. E non voglio dover scappare da te il giorno dopo che ritorni da me. Quando sei lontano sento che una parte di me muore. E io non voglio far morire una parte di me. Dovevamo lasciarci quando hai deciso di entrare nei marines." Cerco di colludere la frase nel modo più naturale possibile, ma è molto complicato se il tuo cuore sta andando in pezzi lentamente.
"Stai scherzando?" Lo sento avvicinarsi.
"No" Scuoto la testa.
"Per favore, me ne andrò dai Marines, qualsiasi cosa, ma non lasciarmi! Non puoi lasciarmi!" Mi volto verso di lui. È in lacrime.
"Basta, Kendall." Cerco la maniglia della portiera a tastoni.
"Ken, andiamo." Lo chiama la madre, guardandomi comprensiva.
"No." Sussurra lui fissandomi speranzoso. "No, per favore." Scuote la testa ripetutamente. Io entro in macchina e scorro vicino a Cole.
"Ci è rimasto male." Commenta.
"Stavate sentendo?" Chiedo sbalordita.
"Tutto." Annuisce Roger.
Non rispondo e Mark fa partire l'auto.

***

Mi sveglio svogliatamente, e sono sorpresa di trovare nel comodino un vassoio con waffles con nutella e vaniglia e un bicchiere di aranciata.
Sulla sedia accanto: Kendall.
All'inizio sono contenta di vederlo, poi ricordandomi gli avvenimenti di ieri sera dentro di me monta la tristezza.
"Che ci fai qui?"
"Scusami per ieri sera sono stato uno stronzo." Si inginocchia accanto al letto. "Ti prego, dimmi che mi vuoi ancora, dimmi che non mi lasci."
Lo guardo negli occhi. In questo momento vorrei abbracciarlo, dirgli che andrà tutto apposto e che non lo lascio, dirgli che lo tengo con me perché il mio unico amore e non voglio perderlo. Ma non posso.
Non posso perché soffro troppo ogni volta che se ne va.
"Vado a farmi una doccia." Mi alzo scavalcandolo.
"ma ti ho preparato la colazione."
"Mangiala tu." Richiudo la porta alle mie spalle e scoppio a piangere. Attraverso quel pezzo di corridoio fino a buttarmi praticamente dentro al bagno.
Mi faccio una bella doccia e mi avvolgo in un asciugamano.
Invece di andare subito in camera, decido di andare a vedere come sta Cole.
Nella camera trovo tutti e due i miei fratelli.
Cole ancora dorme, Kyle invece messaggia sul cellulare.
Quando chiudo la porta delicatamente il suo sguardo va su di me, e mi sorride facendomi posto sul suo letto.
Io mi siedo accanto a lui.
"Come stava prima di andare a letto?"
"Un po' meglio. Forse sta metabolizzando. Oggi starà da schifo." Risponde sospirando.
"Era davvero un bravo ragazzo. Mancherà a tutti."
"Con Kendall come avete risolto?"
Abbasso lo sguardo. "L'ho lasciato."
Non risponde, così prendo coraggio e lo guardo. "Perché?"
"Perché non potevo farcela." Scuoto la testa e mi appoggio al suo petto scoppiando in lacrime. Mi accarezza la testa e rimaniamo così finché Cole non si sveglia.
"Che è successo?" Mi guarda preoccupato.
Io scuoto la testa. "Come ti senti?"
Si mette a sedere e si prende la testa tra le mani. "È sempre morto. Sono andato a letto che era morto e mi sono svegliato che era morto." Tira su col naso. "Devo andare a trovare i suoi genitori. Saranno distrutti." Si alza e va verso il suo armadio.
"Vuoi che ti accompagniamo?" Chiede Kyle.
"No. Vado da solo."
Esco dalla camera con dei vestiti in mano.
"Vado a vestirmi anche io, va." Mi alzo.
"Oh, ho sentito Holly. I cugini dei Morley non vengono più, sai, lei le ha parlato di quello che è successo e hanno pensato che non c'era niente da festeggiare... Era indecisa anche prima... insomma, tra un mese... è un anno."
Un anno che sono morti i nostri genitori in quel fottutissimo incendio. Annuisco.
"Beh, la nonna verrà comunque... Oggi pomeriggio dovrebbe atterrare l'aereo. L'andiamo a prendere io e Daniel, tu vuoi venire?"
"No. L'aspetterò qui." Sorrido tristemente ed esco dalla camera.
Quest'anno è stato pesante... E non posso credere che sia già passato così tanto. Mi sembra solo ieri che io provavo ad aprire la porta circondata da fiamme....

Manicomio al n. 23Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora