9.

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Lancio un urlo e mi sveglio.
Il battito è accelerato, e la testa mi gira. È un altro incubo, rilassati.
Sospiro.
Kendall?
Ora che il mio cuore è ritornato normale, sento una fitta al petto, come se mi avesse ferito non trovarlo qui accanto a me.
"Stai bene?" Dentro la camera entra Cole, con aria assonnata e con una voce impastata sia dal sonno che dal raffreddore.
"Si... si, sto bene." Mi ributto sul letto.
"Non ne sarei tanto sicuro. Non hai avuto gli incubi la scorsa notte. E nemmeno quella prima. Ne vuoi parlare?" Si avvicina al mio letto.
"No." Scuoto la testa, i miei occhi cominciano a bruciare e una lacrima mi riga il viso.
Accende la luce, e i suoi muscoli si irrigidiscono appena mi vede accartocciata su me stessa.
"Passerà." Si stende sul mio letto e mi abbraccia.
Annuisco. È quello che ripeto continuamente. Ma quando c'era Kendall con me era diverso.
"Vuoi che rimanga?"
Annuisco di nuovo, così si alza per spegnere la luce, ed io sento il materasso traballare, e poco dopo sono spiaccicata sul petto di mio fratello.
Ho paura di addormentarmi. Ho paura che il buio possa ancora trascinarmi nelle fiamme. Ho paura di tutto, durante la notte. Perché è di notte che è successo, e in parte è stata colpa mia. Ma quando non ho avuto paura, Kendall era vicino a me. Il dolore al petto si fa sempre più forte, se penso che non è steso accanto a me, e contemporaneamente anche il respiro di Cole. Si è addormentato. Mentre io ho paura di farlo. Domani sarà un giorno normale, ma di notte torneranno gli incubi.

Stanotte ho provato a riaddormentarmi, ma ho avuto un altro brutto sogno, così non mi sono più riaddormentata. E ora sono le cinque e un quarto. Tutta la casa è silenziosa, e Cole si gira e si rigira su se stesso. È sempre stato movimentato quando dorme, anche lui lo dice a me, ma stavolta non ha di che lamentarsi, se non ho dormito...
Mi alzo dal letto. Ho solo una maglietta e un paio di mutandine, ma staranno dormendo tutti, perciò decido di scendere giù in salone.
Scendo gli scalini ancora mezza addormentata, ma prendo tutti gli ingredienti per fare un dolce. Spero che a tutti piaccia la torta al cioccolato. Gli piaceva quando erano piccoli, ma i gusti possono cambiare...

Una mezz'oretta dopo inforno la torta, e il mio cellulare vibra sul tavolo. Lo afferro e leggo un messaggio da un numero sconosciuto.
Ehi Sophie! Oggi vieni a colazione con noi insieme a Ken?
Maliki.
Okay, non so chi abbia dato il mio numero a Maliki, ma decido di rispondere con un forse. Devo prima vedere se Kendall è d'accordo, magari ha da fare. E non mi a di andare senza di lui.
"Che è questo buon odore?" Sento la voce di Holly sulle scale e sorrido appena mi vede.
"Ho fatto una torta al cioccolato, se non ti dispiace."
"No, no affatto! Anzi grazie mille!" Fa un sorriso a trentadue denti ed io mi sento rincuorata.
"Vi piace il cioccolato, giusto?"
"E a chi non piace!" Si avvicina al forno "ma per una torta devo alzare i gradi" gira la rotella a "ecco." Mi fa l'occhiolino. Le sorrido e mi allontano per controllare le notifiche sul cellulare.
"Oh e, Sophie" mi giro e inarco un sopracciglio "ti conviene metterti dei pantaloncini, si stanno svegliando i ragazzi" guardo immediatamente le gambe nude e corro su per le scale.
Supero il corridoio, fortunatamente vuoto. Mentre apro la porta di camera mia, quella di Roger fa lo stesso ed io mi precipito dentro la camera, sbattendo la porta. Cole fa un sussulto e si gira.
"Che problemi hai?" Chiede acido.
Scoppio a ridere "qualcuno stava per vedermi in mutande"
Lui mugugna qualcosa e si gira dall'altra parte.
"Dovresti svegliarti." Mi avvicino a lui e mi distendo sul letto.
"Non vado a scuola" borbotta.
"Che vuol dire che non vai a scuola? Certo che ci vai!"
"Mi sento male" si lamenta.
"Che cosa ti fa male?"
"La testa. Non vado a scuola" ribadisce.
"Come ti pare... vado a chiamare Holly."
"Perché?" Mi prende un polso.
"Perché se stai male devi misurarti la febbre, no?" Gli faccio notare. Secondo me gli è venuta l'influenza quando l'altro giorno è uscito dall'acqua senza la muta e ha cominciato a fare il Figo in costume per rimorchiare le ragazze. A me sembrava più un coglione...
Lui annuisce e poggia di nuovo la testa sul cuscino.
Prendo dall'armadio un paio di jeans attillati e una felpa enorme, sopra una canottiera stretta.
Esco dalla camera e vedo Kyle.
"Dov'è Cole?"
"Sta male." Sospiro.
"Vado a vedere se finge" mi sorpassa ed io ridacchio. Continuò a camminare finché Roger non mi affianca.
"Ehi, ben svegliata." Mi stampa un bacio sulla guancia.
"Buongiorno." Sorrido.
"Come hai dormito?"
"Come al solito" distolgo lo sguardo. Cominciamo a scendere le scale, finché non ci ritroviamo in salone.
"Ciao mamma"
Holly da a Roger un bacio sulla fronte "da buona ragazza Sophie ha fatto una torta, mi auguro che la mangiate tutti, altrimenti niente cena" si allontana ed io mi siedo accanto a Steven.
"Davvero?" Fa Roger.
Annuisco, e Stev allunga la mano in cui tiene una fetta "ed è anche buona" continua a masticare.
Se ne mette un pezzo sul piatto e comincia a mangiare, sporcandosi tutta la bocca. Comincio a ridere guardandolo, e lui fa una faccia confusa.
"Che c'é?"
"Sei pieno di briciole" ridacchio e comincio a levargliele dalla faccia. Lui mi guarda mentre io prendo le briciole che aveva sulla guancia e me le metto in bocca.
Lui mi guarda stupito, ma poi si rilassa "l'hai sempre fatto." Ride.
"Che schifo." Commenta Steven, alzandosi. Mentre lo seguo con lo sguardo, vedo Ken davanti a noi con i pugni stretti lungo i fianchi.
"Ciao!" Esclamo tutta contenta.
Non risponde. Okay...
Mi alzo e mi metto di fronte a lui "Maliki mi ha scritto, ha chiesto se vado pure io a fare colazione con loro. Tu?"
"Io ci vado, ma tu no." Commenta e si dirige in cucina.
"In che senso?" Chiudo la porta dietro di noi.
"Ho detto che io vado con loro, mentre tu no. É semplice da capire" mi fulmina con lo sguardo.
"Scusa... ho fatto qualcosa?" Chiedo, sinceramente stupita.
Lui sospira "no. No, non hai fatto niente, non voglio che tu venga."
"Perché?" Faccio con voce stridula.
Non risponde.
"Porca miseria! Guardami!" Lo faccio voltare verso di me. "Non so cosa ti sia preso da ieri sera, ma qualcosa non va. Puoi dirmelo!"
"Non ho niente, cazzo!" Grida ed io indietreggio.
Strabuzza gli occhi quando vede il mio sguardo "scusa... io... non volevo... mi dispiace" abbassa la testa.
"Non so cosa ti stia prendendo, ma sarei contenta se me lo dicessi" gli accarezzo un braccio.
"Non posso."
"D'accordo... ma quando vuoi parlare, io ci sono." Sospiro e lo lascio lì, da solo.
Mi sembrava la cosa giusta da dire. Anche se non dico quasi mai la cosa giusta... faccio un respiro profondo. Oggi sarà una lunga giornata, e comincia a salirmi l'eccitazione. Spero tanto che mi abbiano messo in squadra. Mi allenerò giorno e notte se fosse necessario, ma desidero troppo entrare nella squadra!
Ritorno a sedermi insieme agli altri, per fare colazione tutti insieme, a parte Ken, che senza nemmeno salutare attraversa il salone a passo svelto ed esce. Un po' mi dispiace che non sia seduto con noi, oppure che non mi abbia voluto insieme a lui e ai suoi amici... comincio a pensare di provare qualcosa per lui.
Ma che dico?
Sto letteralmente impazzendo, se dico cose del genere, quindi mi rifiuto di pensarle ancora.

Manicomio al n. 23Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora