Ore 16.00 – Stazione di Polizia di Los Angeles
In silenzio, Irina osservò il fascicolo completamente vuoto tra le sue mani, senza muovere un muscolo. Non c'era nemmeno un foglio scribacchiato a mano per spiegare la mancanza di documentazione, un post-it con un indicazione, una graffetta che aveva tenuto insieme i fogli. Niente di niente; solo una cartellina vuota che pesava come se fosse piena.
Sapeva che il caso era stato affidato alla polizia di Los Angeles, che l'F.B.I. aveva lasciato a Senderson il compito di indagare, almeno inizialmente. Doveva esserci per forza qualche informazione, da qualche parte del Dipartimeto. Prove, indizi, foto... Qualsiasi cosa che era stata usata per inchiodare i due rapinatori, quelli che Irina non aveva mai voluto incontrare, ma ora si trovavano dietro le sbarre per aver ucciso un agente dell'F.B.I..
Forse era già stato tutto archiviato, forse la questione era ancora aperta e la documentazione era sulla scrivania di Senderson. Forse semplicemente qualcuno si stava ancora lavorando sopra.
Irina fissò la finestra chiusa senza vederla, la città di Los Angeles che si muoveva fuori di lì rumorosa e caotica, del tutto ignara di quello che era stava succedendo proprio in quel momento.
Fino ad allora era stata troppo confusa, troppo intenzionata a tenersi distante da tutto quello che riguardava Xander e la sua morte, nel vano tentativo di dimenticare. Aveva creduto che isolandosi, che mettendo tra lei e i ricordi una certa distanza, sarebbe stata in grado di elaborare il suo dolore.
Ora capiva di aver commesso un errore; c'era sempre stato qualcosa che non le sarebbe dovuto tornare, nella morte di Xander, qualcosa che il suo inconscio anestetizzato dal dolore aveva percepito, e che lei aveva deliberatamente ignorato, annebbiata dal lutto. Forse perché non fino ad allora non aveva avuto la forza di aprire gli occhi e guardare, ma alla fine il tempo la stava aiutando per davvero, stava tornando poco a poco sempre più lucida.
Afferrò il fascicolo ed entrò nell'ufficio di Senderson, trovandolo al telefono. Non sembrò contento di vederla fare irruzione nel suo spazio personale, ma l'espressione della ragazza lo convinse a chiudere la comunicazione e a rivolgerle l'attenzione. Forse si stava sbagliando, forse non c'era niente di strano, ma voleva capire, per la prima volta da tanto tempo
<< Ultimamente non sai cosa significhi bussare, mi sembra >> disse lui lentamente, trattenendo un sospiro.
Irina gettò il fascicolo sulla sua scrivania, e Senderson lo guardò per un lungo istante, prima di tornare a posare gli occhi su di lei. Vide passare qualcosa, nelle sue iridi scure, qualcosa che sembrò una scintilla.
<< Il caso non era stato assegnato al nostro distretto? >> domandò Irina.
<< Sì, il caso era nostro >> rispose solo il capo della polizia. La sua voce fu troppo controllata, e Irina se ne accorse; era sempre stato uno molto diretto, fingere gli veniva difficile.
<< Allora dov'è la documentazione? >> chiese.
Senderson la fissò per un lunghissimo istante, come se stesse soppesando la sua reazione: prese il fascicolo, lo aprì e guardò il vuoto che c'era dentro, prima di farle un cenno con il capo.
<< Chiudi la porta >>.
Irina obbedì in silenzio, mentre qualcosa dentro di lei iniziava stranamente ad agitarsi. Dopo mesi di apatia, provare una sensazione del genere le sembrava strano. Era come risvegliarsi da un sonno lunghissimo ma non ristoratore, anzi; un sonno che ti lascia stordito, quasi nauseato.
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Scacco alla Regina
ActionSeguito di "Russian Roulette". Los Angeles. Nella città dello Scorpione, tutti i piloti clandestini ricordano William Challagher, e ricordano Fenice. Tutti sanno che le strade non possono più essere la loro pista, da quando Irina Dwight è diventata...