Capitolo XXXVIII

9.5K 389 202
                                    


Ore 10.00 – Hotel Paradise

Irina guardò con attenzione la LaFerrari nera ferma davanti a lei, i fari appuntiti che la fissavano con aria arcigna, il muso a pochi centimetri dalle sue gambe e le prese d'aria che le sfioravano le caviglie. Sembrava esattamente uguale a come l'aveva lasciata, ma non per questo meno bella. De Benedetti teneva la mano appoggiata sul tetto, in attesa, la tuta la lavoro incredibilmente pulita.

<< Abbiamo guadagnato 50 cavalli >> disse lentamente, osservandola di sottecchi, << Abbiamo rimappato la centralina e rivisto alcuni parametri del motore. Ora hai 1023 cavalli, e per capire se sei in grado di scaricarli tutti a terra devi provarla >>.

Doveva provarla.

Doveva guidare.

Irina fece una smorfia. Preoccuparsi di avere paura di mettersi al volante era qualcosa a cui non aveva pensato, subito dopo l'incidente. Però non poteva non ammettere di aver auto paura, molto paura; paura di finire la propria vita dentro una scatola di metallo senza essere riuscita a portare a termine il suo compito. Poteva accadere di nuovo, poteva succedere un'altra volta... Solo che non poteva tirarsi indietro, non poteva mollare tutto adesso...

E poi lei continuava ad amare le auto.

<< Lo so >> disse a voce bassa.

Si voltò per osservare Dimitri, che a pochi metri di distanza stava prendendo in consegna la sua Lamborghini Centenario con sguardo critico. Non c'erano stati cambi di look per le due auto, perché al momento le modifiche dovevano limitarsi alle prestazioni; solo alla fine ne avrebbero toccato l'aspetto.

Il russo le fece un cenno, e lei si strinse nelle spalle.

<< Non sei soddisfatta, Irina? >> domandò all'improvviso Fadi, rimasto fino a quel momento di fianco a lei, in silenzio. Svettava nitido nel garage per via della veste bianca, tanto da sembrare una statua di marmo.

<< No, è che non sono nelle condizioni fisiche migliori per provarla davvero >> rispose con un sospiro.

Non poteva negarlo, si sentiva debole. Le faceva male tutto il corpo, e il fianco sinistro peggio di tutto il resto; la fascia intorno alla vita, che si era stretta bene per tenere la ferita al sicuro da colpi accidentali, non la faceva sentire meglio. Poteva guidare, ma non come faceva sempre; aveva bisogno di tempo, ed era la prima volta che le capitava. Non era mai stata ridotta così male da non poter impugnare il volante.

Fadi, il lungo velo bianco a coprirgli la testa, le porse la mano, forse sperando che la prendesse. Il suo viso scolpito nell'ebano sembrò incrinarsi nella preoccupazione, mentre lei non si muoveva.

<< Posso fare qualcosa? >> domandò.

Irina sorrise e scosse il capo.

<< Non credo >> rispose lentamente, << Guiderò comunque >>.

L'ombra di Dimitri si disegnò sul pavimento, quando il russo si avvicinò con aria seria. Le rivolse un'occhiata delle sue, prima di parlare.

<< Prima ti rimetti al volante, prima tornerai quella di prima >> le disse solo.

Irina annuì. Dimitri sapeva meglio di lei che non poteva mollare, e forse sapeva anche che ora Fenice doveva anche superare un trauma che non si era mai trovata di fronte. Nella sua carriera di pilota non era mai stata coinvolta in un incidente tanto grave in auto; aveva sempre avuto la fortuna di guardarli da fuori, da lontano, non ci era mai stata in mezzo, e ora sapeva cosa si provava. Ora sapeva che l'oggetto che più amava poteva diventare una scatola di morte e paura, anche per lei.

Scacco alla ReginaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora