Capitolo VIII

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You speak to me, 

and I listen Like your words are curing me I know I wandered far until I couldn't see all that I need


[ Find my way back - Cody Fry]  


Ore 15.00 – Santa Monica, Casa di Irina

<< Mi fa piacere rivederti qui, Irina, esattamente al punto di partenza >>.

William Challagher, la camicia bianca aderente al busto e con il primo bottoncino aperto, guardava Irina con aria divertita, i capelli castani tagliati di fresco e gli occhi verdi che scintillavano di derisione. Era seduto proprio di fronte a lei, in un tavolo di qualche locale buio e fumoso, che non riusciva a riconoscere, perché i contorni dello sfondo erano sfocati come se lei avesse bevuto. In realtà, era lucidissima, e il cuore che le batteva forte nel petto glielo confermava.

<< Avanti, dì qualcosa >> la incalzò lui, un drink stretto in mano e la catenella al collo con la targhetta e il suo nome che scintillava nella luce soffusa del locale.

Irina avrebbe voluto parlare, ma aveva la lingua incollata al palato, e non per la paura. Lo Scorpione la guardava come sapeva fare solo lui, con quel misto di strafottenza, derisione, rimpianto e tristezza, così lontani da quelli pieni di supplica che una sola volta gli aveva visto.

<< Mi dispiace, William >> mormorò, << Mi dispiace per come è finita, ma sei stato tu a scegliere... >>.

<< A scegliere cosa, Irina? >> ribatté lo Scorpione, irritato, << Avevo solo bisogno di aiuto, e tu non sei mai stata in grado di darmelo... Sei scappata con uno sbirro dell'F.B.I., e poi sei tornata per illudermi. Sei persino riuscita a venire a letto con me, quando non ti facevi nemmeno sfiorare. Mi hai guardato morire, come hai guardato morire il tuo amato Went... Davvero sei sempre stata tu la vittima, Irina? Sono gli uomini che ti amano a morire, non tu >>.

Irina si svegliò di scatto, spalancando gli occhi nella sua camera da letto silenziosa e invasa dalla luce del primo pomeriggio. Ansimò, mentre metteva a fuoco il soffitto e cercava di far smettere al cuore di battere come se volesse sfondarle la cassa torica.

Non dormiva quasi mai tranquilla, e quella notte William Challagher aveva deciso di tornare a trovarla. Lo aveva fatto diverse volte, nell'ultimo anno e mezzo, ma ultimamente le sue visite si erano fatte più frequenti. E aveva aggiunto nuove frasi, al suo discorso. Per fortuna, questa volta si era svegliata molto prima di iniziare a piangere di rabbia e di frustrazione.

Si mise a sedere a fatica, scuotendo il capo, stordita da quel sonno fuori orario, ma forse più dal fatto che aveva passato ventiquattro ore di inferno. Sentiva ancora il salato delle lacrime incrostato sulle guance, i muscoli delle gambe irrigiditi per via del lungo viaggio di andata e ritorno da San Francisco.

Fuori il tempo era migliorato, la pioggia era sparita e il cielo sembrava essersi sgombrato dalle nuvole. Si alzò, dirigendosi verso la finestra, per guardare la strada poco trafficata di fronte al vialetto di casa sua. Era ancora presto per il traffico dell'uscita dal lavoro e dalle scuole, ma la vicina stava portando il cane e fare una passeggiata.

Guardare la strada quasi vuota, e ascoltare il silenzio del primo pomeriggio le servì per mettere in ordine i pensieri.

In fondo, il William del suo sogno aveva ragione.

Scacco alla ReginaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora