Capitolo XIII

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Los Angeles, Officina di Max – Ore 9.00

<< Tu sei pazza >>.

Max guardava Irina in piedi di fianco alla Punto, ferma all'ingresso dell'officina, e più che sorpreso sembrava infuriato. La sua faccia rotonda, di solito gioviale, era diventata di granito quando l'aveva vista comparire con l'auto la Punto, ma soprattutto con l'inequivocabile maschera di Fenice in faccia.

Irina sostenne il suo sguardo, anche se dentro si sentì in colpa. Aveva rimandato quell'incontro per giorni, sapendo che lui, nell'esatto istante in cui si era presentata a Dalton Beach la prima sera, era già a conoscenza del casino in cui si stava infilando. Non faceva più il meccanico per piloti clandestini, ma ogni tanto buttava ancora un occhio nei blog di auto di Los Angeles, e il ritorno di Fenice non era sicuramente passato sotto silenzio. Forse era per quel motivo che non si era fatto sentire: era talmente deluso e arrabbiato che non aveva voluto parlarle. E lei, da brava vigliacca, aveva evitato quel momento fino all'ultimo secondo.

<< Mi sarei aspettato di tutto da te, ma non questo >> continuò Max, lasciandola sul cancello, con il pericolo che dalla strada qualche volante della polizia di passaggio potesse vederla, << Proprio tu che hai fatto di tutto per uscirne... >>.

Cosa poteva dirgli? Lui c'era, quando lei era diventata Fenice; c'era stato più o meno fin dall'inizio, ed era stato uno degli unici a sapere che era entrata nel giro di William Challagher per necessità... Era ovvio che non si aspettasse una cosa del genere. Nessuno poteva aspettarselo, e a dire la verità non lo avrebbe mai immaginato neanche lei, che un giorno sarebbe tornata a fare la pilota.

<< Max, lo so >> rispose solo, la voce grave ma gli occhi puntati su di lui, << So ogni cosa che mi dirai, perché sono tutte cose che mi hai già detto cinque anni fa. Me le ripeto ogni giorno. So che sto sbagliando, ma anche questa volta non ho scelta >>.

Il meccanico rimase in silenzio, il rumore delle auto di passaggio a fare da sottofondo, immobile. Alla fine, le fece cenno di entrare, e Irina portò la Punto dentro l'officina, la saracinesca che veniva abbassata alle sue spalle, con discrezione.

Nel garage c'erano quattro auto in manutenzione, e due ragazzi che ci lavoravano. Max lanciò loro un'occhiata, come a dire di non fare commenti, mentre i due la osservavano incuriositi. La Punto sembrava improvvisamente ingombrante e vistosa, lì dentro, nonostante fosse la macchina più piccola.

<< Hai persino rubato la tua stessa auto... >> commentò Max a voce bassa per non farsi sentire dagli altri, scuotendo il capo, << Ti sei licenziata dalla polizia... Che senso ha quello che stai facendo? >>.

<< Non c'è l'ha >> rispose Irina, << Ma devo trovare chi ha ucciso Xander, e non voglio coinvolgerti più di quanto non abbia fatto in passato... Anzi, non volevo coinvolgerti affatto, ma sei l'unica persona che può mettere le mani sulla Punto. Ho solo bisogno che tu lei dia un'occhiata >>.

Max la guardò, impassibile. Se si fosse rifiutato, Irina gli avrebbe dato tutte le ragioni del mondo, ma sperava non lo facesse. Avrebbe dovuto trovare un altro meccanico di fiducia, e al momento non aveva nessun nome a cui appoggiarsi, e in ogni caso non sarebbe stata la stessa cosa.

<< Cosa vuoi che faccia? >> domandò lui seccamente.

<< Ogni tanto sento dei rumori strani, che provengono dall'anteriore >> rispose Irina, guardandolo di sottecchi, << Non sembra essere il motore, però. Spinge bene >>.

Scacco alla ReginaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora