Capitolo XLIII

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  When I'm standing in the fire

I will look him in the eyeAnd I will let the devil know thatI was brave enough to dieAnd there's no hell that he can show meThat's deeper than my prideCause I will never be forgottenForever I'll fight 


[ The National - I need my girl ] 


Ore 19.30 – Hotel Demeter

Dimitri fissò la bottiglia di vodka trasparente appoggiata in mezzo al tavolo, e i due bicchieri vuoti ai lati che scintillavano sotto la luce del lampadario della camera di Emilian. Era la vodka più forte che veniva prodotta in Russia, una marca che si teneva solo per le grandi occasioni; di solito, si usava per festeggiare l'ingresso di un ragazzo nel mondo degli uomini adulti, facendolo ubriacare con una mezza dozzina di bicchieri e qualche battuta nel mezzo.

La famiglia Goryalef la usava in un altro modo, e Dimitri ricordava benissimo quale fosse.

Arricciò il labbro, mentre spostava gli occhi dal tavolo a suo cugino Emilian, in piedi di fronte alla porta con le braccia incrociate. Era stato lui a chiamarlo lì, subito dopo aver accompagnato Fenice nella sua stanza, e non era usuale che Emilian convocasse la Lince... Aveva accettato di essere lì solo perché si trattava di un membro della sua famiglia, diversamente sarebbe rimasto nella sua camera, da solo, a sbollire una giornata che era stata difficile da gestire sotto tanti aspetti.

<< Ti ricordi ancora come si gioca? >> gli chiese Emilian, facendo un cenno con il volto sfregiato verso la bottiglia. Il liquido bianco, immobile, sembrava brillare di luce propria, rimandandogli alla testa ricordi di un passato lontano, quando tutto sembrava aver perso il suo senso. Quando mentre cercavano la famiglia Buinov in lungo e in largo per distruggerla, si sedevano a un tavolo e cercavano di mantenersi almeno umani a vicenda, di fronte a un bicchiere di alcool e qualche domanda troppo scomoda.

Dimitri tese il collo; non era la giornata giusta per rispolverare vecchi riti di famiglia, non in quel modo.

<< Ti ricordo che ho sempre vinto io >> rispose seccamente.

Emilian incassò la risposta con tranquillità, come se la fosse aspettata. Si avvicinò al tavolo e scostò la sedia.

<< Oggi è diverso >> disse, sedendosi.

<< Sono anni che non facciamo questa cosa >> ringhiò Dimitri, << La tiri fuori ora? >>.

Suo cugino lo guardò per nulla intimidito, la faccia sfregiata seria e scura.

<< Credo sia necessario >> ribatté, << O non hai più le palle per giocare? >>.

Dimitri arricciò di nuovo il labbro, arrabbiato. Si conoscevano da così tanti anni che Emilian sapeva come provocarlo; la sua frecciata voleva costringerlo a fare quello che voleva lui, ma se non fosse stato suo cugino si sarebbe voltato e se ne sarebbe andato.

Il Mastino però decise di accettare. Odiava quel gioco, in realtà; lo aveva sempre detestato, ma se Emilian voleva rispolverarlo forse c'era un motivo e poteva essere importante.

Prese posto di fronte a suo cugino e attese.

Era un gioco molto semplice, un gioco della verità: una domanda a testa, a cui potevi rispondere e dovevi farlo solo con la verità. Se non eri disposto a parlare, dovevi buttare giù tutto d'un fiato un bicchiere di vodka, e nessuno ti avrebbe costretto a rivelare niente. Il poter rispondere o meno era una arma a doppio taglio, però: se decidevi di glissare su tutte le domande e ti scolavi una dozzina di bicchieri, alla fine i tuoi segreti rischiavano di venire fuori lo stesso sotto tutti i fumi dell'alcool. Tradimenti, figli illegittimi, desideri nascosti e gelosie erano stati scoperti proprio con quel gioco. Bisognava essere furbi e oculati, per non farsi fregare.

Scacco alla ReginaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora