Ore 11.00 – Hotel Demeter
Quando Irina riaprì gli occhi, l'unica cosa che capì era che si sentiva bene.
Forse non al massimo delle sue forze, ma si sentiva molto meglio di quanto si era sentita il giorno prima e i precedenti. Era come se il peso che l'avesse schiacciata si fosse improvvisamente dissolto, lasciando solo una leggera ombra nel suo animo. La sua testa era presente, il suo corpo non sembrava in crisi.
Sarebbe stato tutto diverso.
Irina sospirò, poi guardò la sveglia sul comodino, che segnava le undici passate del mattino.
Era andata a dormire tardi la sera prima, non perché la cena con Dimitri fosse durata molto, ma perché era rimasta in piedi a pensare a quello che si erano detti lei e il russo. Il loro addio era stato qualcosa di doloroso da digerire, eppure era tutto quello di cui aveva bisogno.
Avrebbe dovuto ringraziare di nuovo Dimitri: la loro chiaccherata era stata qualcosa di inaspettato ma di... bello. Si erano parlati con gentilezza, dicendosi solo la verità, senza paura di ferire o di lasciarsi ferire.
"Avrei dovuto... Avrei voluto vederti davvero otto anni fa, Dimitri".
Si stiracchiò, godendo del tepore appena accennato delle lenzuola, e non si preoccupò dell'ora: la sua ultima gara si sarebbe svolta nel tardo pomeriggio, e aveva tutto il tempo di raggiungere il circuito. Quando mise i piedi per terra, si accorse che sotto la sua porta era stato lasciato un biglietto ripiegato. Si alzò e lo prese, trovandoci sopra la grafia sottile e precisa del Mastino.
"Prenditi il tempo per rinascere ancora, Fenice. Ci troverai al circuito".
Sorrise.
Rinascere. Solo Dimitri aveva capito che alla fine rinasceva ogni volta.
Piegò il biglietto e lo nascose nel sacchettino doveva teneva l'anello di Xander e quello di William. Era stupido, forse era anche immorale, ma voleva conservarlo; quando sarebbe stata lontano, o quando si fosse ritrovata in carcere a passare le sue giornate ripensando agli errori commessi, voleva ricordare qualcuno che l'aveva capita, l'aveva rispettata, l'aveva aiutata.
O forse lo voleva solo perché, in fondo, se ne era innamorata.
Dopo essere rimasta a letto a osservare il soffitto, incredibilmente tranquilla e rilassata, decise di voler raggiungere il Nurburgring dopo pranzo, e tenersi il più lontana possibile dalla gente e dai suoi avversari. Per affrontare la sua ultima gara aveva bisogno di concentrazione, e non ne avrebbe mai trovata stando nei box mentre intorno a lei si muoveva il pubblico, i piloti, e molto probabilmente anche la Torec al completo. La sera prima era sparita dalla Cena di Gala, e di sicuro qualcuno si era fatto qualche domanda. Sarebbero venuti a cercarla, anche solo per vedere se non era scappata.
Raccolse tutte le sue cose e le infilò in valigia una volta, con lentezza, conscia che di lì a poche ore forse non le sarebbe rimasto davvero più nulla. In ogni caso, se mai le fosse servita e se mai fosse riuscita, sarebbe passata a riprendere le sue cose, dopo la gara.
Con un mezzo sorriso sulle labbra, ripiegò l'abito bianco e nero, quello che aveva indossato la sera prima, con delicatezza come se potesse rompersi solo a guardarlo.
Si rese improvvisamente conto che quello era l'unico suo vestito, l'unico che come Fenice aveva davvero scelto lei; gli altri, quelli che aveva indossato in passato per quelle feste, erano tutti regali di William. O magari scelti con Xander. Quello, invece, era proprio suo, perché lo aveva scelto lei. Bianco e nero. Due opposti ma complementari.
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Scacco alla Regina
ActionSeguito di "Russian Roulette". Los Angeles. Nella città dello Scorpione, tutti i piloti clandestini ricordano William Challagher, e ricordano Fenice. Tutti sanno che le strade non possono più essere la loro pista, da quando Irina Dwight è diventata...