EPILOGO

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La notte di Los Angeles era buia e serena, mentre Irina attendeva in piedi davanti al garage della casa di Max. C'era un silenzio denso e quasi spettrale, in quella casa che conosceva a memoria, adesso incredibilmente vuota. Le luci erano tutte spente, l'erba incolta perché al meccanico non era mai piaciuto il giardinaggio e il vecchio sgabello sul quale lei si sedeva anni addietro sotto il porticato, un po' scolorito.

Nessuno ci aveva messo più piede, da quando era morto, a parte lei. Aveva chiuso tutto, buttato via la spazzatura e spolverato i mobili, prima di dare quattro giri di chiave alla porta e decidere che in quell'appartamento sarebbe rimasto così per sempre.

Nel piazzale davanti al garage c'erano solo tre auto parcheggiate: l'Audi R8 grigia, la LaFerrari nera e la Punto bianca, una di fianco all'altra, spente e mute. Dimitri era appoggiato alla R8, le braccia incrociate e l'espressione tranquilla.

Fenice e Mastino aspettavano, in silenzio, senza guardarsi, senza parlarsi, senza pensare a quello che era stato, senza pensare che erano gli ultimi membri della Black List rimasti.

I primi ad arrivare furono Brendan Hall e Spark; i fari dell'Audi TT bianca e della Chevrolet verde ramarro squarciarono il buio della via, avvicinandosi piano, silenziose. Si fermarono vicino al marciapiede, le rivolsero un cenno di saluto e si misero ad aspettare , in piedi vicino alle loro macchine.

Soffiava un vento leggero e fresco, mentre in una decina di minuti la strada di fronte alla casa di Max si riempiva di dozzine e dozzine di auto; auto di serie, auto modificate, auto di lusso, auto di ogni marchio, di ogni classe, di ogni segmento.

Erano stati puntuali come Fenice aveva chiesto.

La via, prima silenziosa, ora brontolava per via dei motori accesi, delle gomme che rotolavano sull'asfalto, nel rumore delle portiere che venivano aperte e dei fischi leggeri dei freni. Alcune delle macchine furono costrette a parcheggiare in seconda fila, pur di essere sufficientemente vicine alla casa di Max.

Irina rimase in piedi, il garage con la saracinesca aperta alle sue spalle, e la gente che lentamente di raggruppava davanti a lei, a una distanza che qualcuno avrebbe definito rispettosa. La guardavano, sussurravano, parlottavano, e aspettavano.

La numero uno della Black List li aveva chiamati, perché aveva qualcosa di importante da dire.

Uno dopo l'altro, tutti i piloti di Los Angeles si riunirono davanti al garage di Max, quello dove era cominciato tutto. Per un momento Irina sperò che, voltandosi, avrebbe visto il muso della Golf rossa spuntare da sotto la saracinesca, il rumore di chiavi inglesi che venivano gettate a terra e le imprecazioni del meccanico. Invece non c'era niente, era vuoto, era silenzioso.

Tornò a guardare la gente di fronte a lei, mentre sentiva lo stomaco farsi pesante.

Non le contò, ma sembrarono tante persone, tantissime. Decine e decine, volti più o meno sconosciuti, volti che aveva già visto in passato o che vedeva solo ora.

I nuovi nove membri della Black List erano in prima fila, le loro auto parcheggiate poco distanti da lì. Davanti a tutti c'era Brendan Hall, Giaguaro, i cui occhi non si staccarono da lei nemmeno per un attimo. Degli altri conosceva praticamente solo i nomi e i volti, ma sapeva che erano loro quelli che Giaguaro aveva selezionato per riformare la sua lista, che si erano scontrati l'uno con l'altro per definire il proprio posto. Erano loro che l'avevano aiutata a catturare Selena. Loro, insieme a tutti i ragazzi e le ragazze che stavano fermi alle loro spalle.

Scacco alla ReginaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora