Capitolo XLVII

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Ore 00.37 – Los Angeles, Terminal Island

Alexander Went.

Alexander Went era vivo.

Quello che era morto quasi un anno prima.

Quello che Irina aveva seppellito.

Quello che aveva pianto.

Quello che aveva voluto vendicare.

Quello per il quale tutto quell'enorme casino era iniziato.

Alexander Went.

Gli occhi di Irina rimasero incollati a quelle iridi azzurre che anche da lontano, anche nella notte, erano sempre così incredibilmente luminose e profonde, sempre così uguali a se stesse, sempre le sue.

Rimase a guardarlo, assordata dal grido improvviso dentro la sua anima, perché era vivo.

Era vivo e non doveva esserlo.

Qualcosa nel corpo di Irina però sembrò non funzionare, perché i suoi piedi rimasero incollati dov'erano. Forse andò in cortocircuito, forse lo shock fu così forte da farle perdere la capacità di formulare un pensiero coerente, forse il suo sistema nervoso implose e smise di funzionare definitivamente.

Ma non fu così.

Non fu così perché in realtà la sua testa pensava. Tutto il suo corpo funzionava.

La sua anima era diventata talmente forte da resistere a tutto, anche ai morti che tornavano.

E nemmeno per un attimo pensò di essere in un sogno.

Nemmeno per un attimo dubito della capacità dei suoi occhi di vedere la realtà.

Scoprì che la sua mente era lucida, e il suo cuore incredibilmente tranquillo.

Xander era vivo.

Xander non era mai morto.

Forse avrebbe dovuto gridare, avrebbe dovuto corrergli incontro, avrebbe dovuto scoppiare a piangere... Forse semplicemente avrebbe dovuto fare qualcosa, qualsiasi cosa, e non rimanere ferma immobile come ora, pietrificata.

Il suo corpo rimase fermo, ma la sua testa aveva già fatto tutto: aveva ragionato, aveva analizzato, aveva ripercorso ogni attimo, e aveva capito.

Fenice aveva capito tutto.

Xander non era mai morto ma lei aveva vissuto per mesi come se lo fosse.

Nel mezzo c'erano tante cose.

C'era lei che si era sentita morire a sua volta, c'erano le persone che aveva allontanato, c'erano le notti insonni e gli incubi che aveva affrontato da sola, c'era il dolore che l'aveva consumata, c'era il rimpianto, c'era la rabbia, c'era il senso di colpa. C'era Selena, c'era il Messico, c'era il Nurburgring, c'era la sua nuova Black List, c'era Diego, c'era Sean, c'era Spark, c'era Nene, c'era Senderson, c'era McDonall, c'era tutta la famiglia Goryalef. C'era Dimitri.

In mezzo c'era tutta una vita vissuta senza che Xander ne facesse parte.

In fondo, era sempre stato troppo in gamba per farsi uccidere da quattro proiettili; in fondo per settimane si era chiesta il perché di una morte così stupida; per mesi aveva pregato di svegliarsi e scoprire che in realtà aveva solo fatto un brutto sogno. Qualcosa in fondo al suo stomaco le aveva sempre detto che non poteva essere possibile.

Scacco alla ReginaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora