Capitolo X

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Ore 01.00 – Dalton Beach

<< Sono Fenice, e voi dovreste ricordarvi ancora di me. Sono la numero uno della Black List >>.

Le parole di Irina, pronunciate con forza e decisione, caddero in un silenzio sorpreso, teso e strano. Nessuno si mosse, nessuno fece un passo verso di lei, nessuno disse qualcosa. Per un momento, l'unico rumore che sentì fu lo scrosciare delle onde che si infrangevano sulla sabbia della spiaggia poco lontana, mescolato alla musica improvvisamente abbassata.

Non aveva paura, se ne rese immediatamente conto. Nonostante fosse da sola, e molto probabilmente vista come nemica, capiva di essere qualcuno che poteva dire ancora la sua, da quelle parti. Forse proprio in base a quello si sarebbe deciso il suo destino. Sapeva cosa doveva dire, ci aveva pensato a lungo.

<< So cosa state pensando >> continuò, osservando i volti dei ragazzi davanti a lei, sospettosi, diffidenti, << Fino all'altro giorno per voi ero solo la sbirra più pericolosa di tutta la città, quella da cui dovevate guardarvi. Alcuni dei vostri amici sono dietro le sbarre perché sono stata proprio io a catturarli... Ma sapete anche chi ero prima di tutto questo: ero Fenice, la numero tre della Black List. Ero il braccio destro dello Scorpione, quello che voi conoscete come il miglior pilota clandestino di tutti i tempi. Quello di cui voi sognate di emulare le gesta.

<< Conoscete tutti la sua storia, e sapete che è stato catturato anche per colpa mia. Non mi interessa cosa stiate pensando di me, non mi interessa che crediate io sia una traditrice. Forse lo sono, o forse sono solo una pentita. Quello che dovete sapere è che io sono qui in veste di Fenice, e lo faccio per un solo motivo: anche io sono stata tradita. Sono stata usata dalla polizia come agente per catturare voi, con la promessa di avere qualcosa in cambio. L'unica cosa che ho avuto sono state bugie. Sono sei mesi che ho smesso di essere il vostro incubo, lo sapete; chi di voi mi ha visto ultimamente per la strada? Ora l'unica cosa che voglio è essere l'incubo della polizia. Rivoglio la Black List, rivoglio tutto ciò che lo Scorpione ha creato>>.

Non poteva dire la verità; non poteva raccontare che tornava tra loro per indagare dall'interno, per trovare chi aveva ucciso l'agente dell'F.B.I. che aveva catturato lo Scorpione. Ma tutto il resto, forse, era vero. Era vero che voleva essere l'incubo della polizia, era vero che era stata tradita. E nel profondo del suo essere, forse voleva addirittura di nuovo la Black List.

Irina fissò in silenzio la gente che la guardava, e non abbassò mai gli occhi. Doveva reggere la parte, e ciò significava convincere prima di tutto se stessa, di essere la numero uno. Doveva essere esattamente la maschera che in passato aveva costruito per se stessa: Fenice, la donna dello Scorpione.

Ad un certo punto, un ragazzo sui trent'anni, magro e dinoccolato, con una rada barba scura, fece un passo avanti. A giudicare dalla cartellina nera che teneva in mano, doveva essere quello che gestiva le scommesse sulle gare.

<< E se questa storia fosse una trappola? >> domandò seccamente, mentre qualcuno mormorava il suo assenso.

Irina fece un sorrisetto, prima di rispondere.

<< Una trappola? >> rispose, << Secondo voi avrei sfruttato questa occasione per prendere pesci piccoli come voi? So meglio di te che questa è una gara aperta, che quelli che gestirai stasera sono solo pivelli... La verità è che qui non siete nessuno, i pezzi grossi di voi non gareggiano da queste parti. Sempre che di pezzi grossi ne esistano ancora... Ma ciò non toglie che tra di voi non ci sia qualcuno da prendere in considerazione per la mia Black List >>.

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