Io e te, il resto del mondo l'ho scordato.

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Alzai la testa dalle mie gambe, e mi resi conto solo allora, di quanto tempo avevo trascorso lì seduta, in quel cavolo di pavimento del bagno, a rimuginare sui miei ricordi.
Ero marchiata da quel senso di colpa, che mi sarei portata dietro per tutta la vita.
Ed essere crollata lì davanti ai suoi occhi, non era una cosa di cui andavo fiera

Non avrei voluto mai mostrargli quella parte di me, avevo cercato di alzare quella corazza proprio per evitare situazioni del genere, credevo di essere diventata forte e che niente mi avrebbe dato modo di cadere ancora in quel modo.
Ma ogni cosa sembrava essersi annullata, da quanto lo conoscevo.

Lui era l'unica persona capace di tirare fuori ogni mio dolore, ogni mia debolezza, ogni cosa che faceva parte di me stessa, con fin troppa facilità.

Un tonfo mi fece sussultare ma l'ignorai e mi trascinai fino allo specchio.
Di fronte a me, vidi una persona che non conoscevo, guance rosse, rigate da lacrime, occhi spenti e l'anima in mille pezzi, quei ricordi mi avevano risucchiata fino a quel punto.
Ero stufa di sentirmi in quel modo, stufa di portare sempre quel nodo al petto pronto ad esplodere al primo colpo.

Ma quella era la mia vita e non esisteva alcuna via d'uscita, anche se in quei mesi passati a roma, alcune volte ci avevo creduto.

Apri l'acqua fredda e mi sciacquai la faccia ripetute volte, come se in quel modo avrei potuto cancellare quei dannati ricordi che credevo di aver archiviato in una parte remota del mio cervello.

"Non puoi negarmi una cosa del genere, ho sedici anni PAPÀ"
"Ancora troppo pochi, per andare ad una festa del genere. Discorso chiuso!"
"No! Non puoi comportarti in questo modo, io ti odio!"
Il palmo della sua mano aderì bruscamente sul mio viso, al punto che sentii la pelle bruciare, mentre il mio cuore cadeva a pezzi.

Aprii i miei occhi, e rendendomi conto che fossero solo dei dannati ricordi, e infilai la testa sotto il getto d'acqua di quel lavabo.

"Hey, piccola?"
"Mamma, esci dalla mia stanza!"
"Smettila di fare la bambina capricciosa"
"Non sono una bambina!"

Incrociò le sue braccia al petto, e mi fissò con i suoi grandi occhi castani.
"Parlerò io con tuo padre, andrai a quella festa Aly, ma ad una condizione. Saremo noi a venirti a prendere"
Avvolsi le braccia intorno al collo di mia madre, e respirai a fondo il suo profumo.

Spostai la testa, non essendo riuscita ad evitare di farmi trasportare da quei pensieri, che sembravano così reali che per un attimo avevo creduto di sentire davvero il suo profumo, invadere quel bagno.

Ero stanca di essere schiava di quel dolore, si sentire il peso di quel senso di colpa.
E inaspettatamente, presa da una forte rabbia, contro quella vita che non mi aveva dato altro che la peggiore delle sofferenze, assestai un pugno contro quel fottuto vetro, che rispecchiava la mia immagine, ormai andata in mille pezzi.

"Cazzo!"
Strattonai i miei capelli all'indietro, e senti le nocche bruciare mentre, il sangue aveva iniziato a macchiare tutto il mio braccio.

Curare quelle ferite non sarebbe servito a niente, il dolore sarebbe rimasto, ero condannata a vita.

Ma non appena pensai a quanto quei occhi scuri, mi avrebbero aiutata, le sue braccia mi avrebbero protetta, e il suo profumo distratto, provai un totale senso di vuoto.

Mi ero innamorata di quel ragazzo, di ogni suo difetto, di ogni suo modo di fare, ma purtroppo non era altro che l'ennesimo errore della mia vita.

Tra di noi non poteva esserci niente, non eravamo le persone giuste per costruire qualcosa, lui mi avrebbe fatto solo del male, ed io ci avrei rimesso anche l'ultimo frammento di cuore

Se Mi Guardi Mi Arrendo -IN REVISIONE-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora