Capitolo 18

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Saliamo le scale del Casolare, entrando poi nella stanza dove abbiamo dormito ieri.
Mi distendo sul sacco a pelo di ieri, appoggiato accanto alla finestra dove lo avevo lasciato.
Newt si lascia cadere sul letto.
- 'Notte Fagio - mi dice sbadigliando.
- 'Notte Newt - rispondo.
Poi sospiro piano, e cerco di addormentarmi.

In realtà, non chiudo occhio.
Passo quelle che potrebbero essere ore a fissare il soffitto.
Ormai è notte fonda, il mio orologio interno mi suggerisce che potrebbe essere mezzanotte.
Tutti i miei pensieri ruotano attorno al cartello.
"È solo un errore."
Forse non c'è una ragione per cui sono qui.
Sono solo un errore.
"Mandatela via."
Forse devo veramente andarmene.
"Non importa come lo farete."
Mi vogliono veramente bene questi Creatori.
"Cacciatela, e dimenticheremo la faccenda. Sennò ci saranno conseguenze."
Forse è meglio se me ne vado.
Non voglio che succeda niente a questi ragazzi, che ormai stanno diventando come una sorta di famiglia.
Ma c'è anche altro che occupa la mia mente.
Questa mattina, con i Costruttori, sono rimasta sconvolta dalla mia stessa reazione.
Mi sono sentita indifesa, e debole.
Odio sentirmi così.
È una sensazione che non sopporto, quella di aver bisogno di aiuto.
Mi rendo conto che il mio primo istinto sarebbe quello di scappare, buttarmi nel Labirinto a dispetto delle regole, fare tutto da sola.
Ma forse non devo.
Forse ho veramente bisogno di aiuto.
Sospiro, alzandomi a sedere.
Mi strofino la fronte con una mano.
Dovrei smetterla di pensare.
《Ci sono domande a cui non c'è risposta》
Forse è proprio vero.
- Che caspio ci fai sveglia, Fagio? - chiede una voce impastata dal sonno.
Guardo verso il letto.
Newt è disteso supino, con gli occhi chiusi.
- Scusa, non volevo svegliarti - dico piano.
Lui scrolla le spalle debolmente.
- Allora, che succede? - chiede, aprendo un solo occhio per lanciarmi un'occhiata.
- Non riesco a dormire. - rispondo - Ho... ho un casino del caspio in testa. -
Lui sospira.
- Vieni su - dice, la voce ancora semiaddormentata.
Sento il sangue affluirmi alle guance.
- Cosa? - chiedo.
Forse ho sentito male.
- Vieni sul letto - risponde con uno sbadiglio - Di sicuro è più morbido del pavimento -
Lo fisso per alcuni secondi.
- Ma sei sicuro? - dico incerta.
Lui annuisce piano.
Deglutisco, e mi alzo.
- Prendi il tuo sacco a pelo. Così lo metti accanto al mio, come una specie di coperta. - dice.
Lo afferro, e mi avvicino al letto.
Newt si sposta un po' verso il lato opposto, lasciandomi spazio sul materasso.
Mi siedo, e mi distendo impacciata accanto al ragazzo.
Faccio come mi ha detto, e appoggio il sacco a pelo sopra.
Sento di essere rossa in viso.
In fondo, lo conosco pur sempre da due giorni.
Potrebbe fare di tutto.
Potrebbe succedere qualunque cosa.
Come stamattina, con quel John.
Ma questo è Newt.
No, non mi farà niente.
Giusto?
Stiamo piuttosto stretti, dato che è un letto singolo.
- Aspetta - borbotta iniziando a cambiare posizione.
Si stende su un fianco, facendo scivolare un braccio sotto il mio collo.
L'altro me lo appoggia sulla vita.
Appoggia la testa sul cuscino poco sopra la mia.
Sento il suo corpo premuto contro il mio in quello spazio ristretto, il suo cuore battere forte contro la mia schiena, il suo respiro che mi passa tra i capelli.
Mi irrigidisco.
- Ti dà fastidio? - sussurra al mio orecchio.
Sento il suo fiato caldo sul collo, che mi provoca un brivido che mi percorre come una scossa elettrica per tutto il corpo.
Mi impongo di rimanere calma.
Scuoto leggermente la testa.
- No - mormoro.
- Bene così - sussurra, sento il velo sottile del sonno che cala sulla sua voce - Dimmelo, se vuoi che mi sposti -
- Ok - balbetto come una perfetta idiota.
Ed è già la seconda volta che mi succede in sua presenza.
Rimaniamo in silenzio per alcuni istanti, in cui credo si sia addormentato.
Sento distintivamente il suo odore: sa di sudore ed erba tagliata.
- Non pensarci - sussurra a un tratto.
Deglutisco piano.
- A cosa? - chiedo.
- Al cartello. Non pensarci, Giuli. - dice - Buonanotte - mormora, lasciandomi a malapena il tempo di metabolizzare il fatto che abbia utilizzato il mio vero nome.
Anzi, non solo il mio vero nome, ma anche un diminutivo.
- 'Notte - balbetto, sentendo già il suo respiro farsi più pesante, e con esso anche il mio.
Finalmente, crollo nel sonno.

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