Quanto vorrei uscire di qui. Mi hanno prescritto due giorni di riposo a letto, ma potrei sempre sgusciare via e... No, Newt mi ammazzerebbe.
Mi rendo conto che con tutte le probabilità nei primi giorni non mi sarebbe fregato un caspio di quello che pensava Newt. Ma io gli voglio veramente bene, e non lo voglio far preoccupare per nulla al mondo.
...Forse gli voglio di più che semplicemente "bene".
In ogni caso, è già da un paio d'ore che non vedo anima viva. Fra poco passerà uno degli addetti alle Cucine a portarmi il pranzo, suppongo.
Non so se desiderare o meno che venga George. Vorrei tanto trovare qualcosa da dirgli per farlo star meglio, ma non sono brava a rincuorare la gente.
Soprattutto se sono io la causa di ogni suo male.
Mi dispiace così tanto per lui... In fondo, è così dolce e sensibile, qualità difficilmente trovabili in un ragazzo. In effetti, non ho idea del perché mi piaccia Newt, che fino ad ora non aveva mai dimostrato un grande repertorio di emozioni.
Forse è proprio per questo. Non ci capisco più niente.
La porta si apre. Mi volto verso di essa. Sull'uscio, c'è George.
Prendo un bel respiro, e mi siedo sul bordo del letto.
- Ciao - saluto, piuttosto incerta.
Lui mi sorride.
- Ehy, ciao - dice. Non dico nulla per qualche secondo. Lui non sembra demoralizzarsi, ed aggiunge - Come stai? Va meglio la ferita? -
Sbatto le palpebre alcune volte.
- Uhm... si. Cioè... credo - rispondo.
Odio che tutti mi chiedano come sto.
Perché, cacchio, sto bene. Chiude la porta, e mi lancia un panino.
- Al volo! - esclama.
Anche se completamente confusa, i miei riflessi lavorano da sé, e lo afferro in aria.
- Caspio - commenta lui ridacchiando.
Poi si siede sul letto anche lui, a parecchia distanza da me. Mi passa anche la bottiglietta d'acqua, e mi guarda con le sopracciglia aggrottate.
- Tutto bene? - chiede stranito.
Sgrano gli occhi.
- "Tutto bene?"? - replico - E lo chiedi a me? -
Lui ridacchia leggermente. Non è proprio una risata spontanea e gioiosa, ma è pur sempre una risata.
- Sei qui, a ridere e scherzare come se non fosse successo nulla - continuo.
- Perché, è successo qualcosa? - ribatte.
Aggrotto le sopracciglia. O è scemo, o sta facendo finta di essersene dimenticato. In quel caso è decisamente un bravo attore.
- George, ieri... - inizio.
Lui sorride lievemente.
- Sì, ho capito di cosa stai parlando, non sono così rincaspiato - mi interrompe.
Sospiro. Almeno non ho dovuto ricordarglielo io.
- Beh... allora volevo dirti che mi dispiace. Mi dispiace tantissimo George, non so cosa... - inizio.
- Non c'è problema - mi interrompe di nuovo - Sul serio, è tutto a posto -
Lo guardo stupita, ma lui scrolla le spalle.
- Me ne son fatto una ragione. - dice - Davvero, non sono arrabbiato. Ma figurati. -
Il suo tono allegro è lievemente forzato, del genere di quello che uno si impone perché spera di credere veramente a quello che sta dicendo.
Ma non ribatto.
- Non è mica colpa tua. - dice. Una piccola pausa. - E poi, lo sanno tutti che state insieme, tu e Newt. - aggiunge.
Mi volto di scatto verso di lui, con gli occhi sgranati.
- Cosa? - sbotto, sperando che il mio tono esprima incredulità per il fatto in sé, e non perché lo sappia tutta la Radura.
Le labbra di George si allargano in un sorrisetto malizioso.
- Eh dai, non dirmi che non è vero - replica.
- Newt? QUEL Newt? Ma sei impazzito? - dico io.
Il mio tono non convincerebbe nemmeno me.
Lui ridacchia.
- Non ci sono molti altri Newt in questo buco di posto. E no, non sono impazzito. - ribatte.
Sbuffo.
- Allora spero tu stia scherzando, perché... - inizio.
- Newt dorme qua ogni notte - aggiunge, interrompendomi.
Impallidisco.
Cerco di darmi un contegno.
Indico il suo sacco a pelo, che grazie al cielo è caduto dal letto.
- Sì, sul pavimento - replico.
Lui fa roteare gli occhi.
- Sì, certo, come vuoi - dice col tono chiaramente ironico.
Io rimango in silenzio, non avendo altro da inventarmi.
Poi George si alza. Mi sorride leggermente.
- Sappi che, in ogni caso, qualunque cosa ci sia tra te e Newt, non mi dà alcun fastidio. - dice - Se sei felice tu, lo sono anch'io - conclude.
Io abbasso lo sguardo.
Ho la netta impressione di essere una persona orribile. Chissà cosa me lo fa pensare.
- Stammi bene, George - borbotto.
- Ciao - mi saluta.
- Ciao - mormoro.
Quando esce, rimango di nuovo sola.
STAI LEGGENDO
L'Errore
FanfictionGiulia. Il suo nome, questo è tutto ciò che sa di sé, oltre al fatto di essere particolarmente testarda. Cosa succederà quando la prima ragazza arriverà alla Radura? Naturalmente, come se la situazione non fosse già abbastanza disastrosa, si introme...